Chery boccia Termini: “Infrastrutture nulle”
Si sa poco del faro acceso da Chery su Termini Imerese, fabbrica che tra il 1970 e il 2011 ha visto nascere alcuni dei modelli di maggior successo dell’allora gruppo Fiat. Rumors sostengono che a raffreddare le intenzioni di Chery di inserire l’impianto siciliano tra i possibili candidati a ospitare le future produzioni in Europa, siano state le forti carenze logistiche e infrastrutturali. E se il porto, che è stato ampliato e reso più funzionale, avrebbe potuto soddisfare le necessità di Chery, insieme alle caratteristiche dell’ex impianto Fiat e alla sua capacità produttiva, a essere bocciato è stato il «retroporto» di fatto inesistente. Da quando Fiat ha chiuso la fabbrica, a prendere corpo sono stati impicci vari, ma anche ostacoli ai vari tentativi di insediamento (il caso della DR di Massimo Di Risio) per non «disturbare» – si dice – proprio chi dal 1970 aveva prodotto in quell’area. In pratica, come sta accadendo ora, anche negli anni passati un secondo produttore nel Paese avrebbe dato fastidio a Torino.
A dare una svolta per ammodernare l’area ci sta provando il gruppo Pelligra (progettazione edilizia, urbanistica e settore immobiliare) il cui obiettivo è di sviluppare un polo industriale improntato sul green in grado di rilanciare territorio, occupazione e calamitare investimenti. In gioco c’è il destino di circa 550 lavoratori i cui ammortizzatori sociali, dopo 12 anni, stanno però per venire meno. Ma a rendere ancora più complessa la situazione del polo industriale di Termini Imerese sono, tuttora, vicissitudini legali e ricorsi al Tar. Infrastrutture stradali più moderne (il futuro Ponte sullo Stretto darebbe un importante contributo), una logistica all’altezza, maggiore flessibilità e attenzione da parte delle istituzioni avrebbero favorito una rinascita concreta dell’ex sito Fiat. Chery, intanto, continua la sua ricognizione. In Spagna si è insediata con un impianto che rifinisce e adatta auto in arrivo dalla Cina. Ma quello che ora necessita è un sito vero, soprattutto in vista dei dazi.
Intanto, nuovo stop oggi nella fabbrica Stellantis di Melfi. La causa: mancanza di componenti. È sempre più difficile, avverte la Fim, raggiungere i livelli produttivi del 2023.