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Chery boccia Termini: "Infrastrutture nulle"

Chery boccia Termini: “Infrastrutture nulle”

Per l’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese, nel Palermitano, sembra proprio sia sfumata un’importante opportunità di rilancio. Secondo indiscrezioni, infatti, sulla fabbrica che nel 2011 ha cessato di produrre definitivamente, con il conseguente trasferimento della Lancia Ypsilon in Polonia, si sarebbe concentrata l’attenzione del colosso cinese Chery. Si tratta dello stesso gruppo che, da mesi, insieme a Dongfeng, altro big dell’auto del Dragone, ha avviato colloqui con Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, sempre più fermo nella volontà di convincere un altro costruttore di veicoli a puntare sull’Italia.

Si sa poco del faro acceso da Chery su Termini Imerese, fabbrica che tra il 1970 e il 2011 ha visto nascere alcuni dei modelli di maggior successo dell’allora gruppo Fiat. Rumors sostengono che a raffreddare le intenzioni di Chery di inserire l’impianto siciliano tra i possibili candidati a ospitare le future produzioni in Europa, siano state le forti carenze logistiche e infrastrutturali. E se il porto, che è stato ampliato e reso più funzionale, avrebbe potuto soddisfare le necessità di Chery, insieme alle caratteristiche dell’ex impianto Fiat e alla sua capacità produttiva, a essere bocciato è stato il «retroporto» di fatto inesistente. Da quando Fiat ha chiuso la fabbrica, a prendere corpo sono stati impicci vari, ma anche ostacoli ai vari tentativi di insediamento (il caso della DR di Massimo Di Risio) per non «disturbare» – si dice – proprio chi dal 1970 aveva prodotto in quell’area. In pratica, come sta accadendo ora, anche negli anni passati un secondo produttore nel Paese avrebbe dato fastidio a Torino.

A dare una svolta per ammodernare l’area ci sta provando il gruppo Pelligra (progettazione edilizia, urbanistica e settore immobiliare) il cui obiettivo è di sviluppare un polo industriale improntato sul green in grado di rilanciare territorio, occupazione e calamitare investimenti. In gioco c’è il destino di circa 550 lavoratori i cui ammortizzatori sociali, dopo 12 anni, stanno però per venire meno. Ma a rendere ancora più complessa la situazione del polo industriale di Termini Imerese sono, tuttora, vicissitudini legali e ricorsi al Tar. Infrastrutture stradali più moderne (il futuro Ponte sullo Stretto darebbe un importante contributo), una logistica all’altezza, maggiore flessibilità e attenzione da parte delle istituzioni avrebbero favorito una rinascita concreta dell’ex sito Fiat. Chery, intanto, continua la sua ricognizione. In Spagna si è insediata con un impianto che rifinisce e adatta auto in arrivo dalla Cina. Ma quello che ora necessita è un sito vero, soprattutto in vista dei dazi.

Intanto, nuovo stop oggi nella fabbrica Stellantis di Melfi. La causa: mancanza di componenti. È sempre più difficile, avverte la Fim, raggiungere i livelli produttivi del 2023.

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