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Bugatti EB112, un sogno che si è quasi avverato

Bugatti festeggia gli 85 anni di Giorgetto Giugiaro ricordando la EB112

bugatti eb112, un sogno che si è quasi avverato

Come dimostrato negli anni recenti dalla Citroën C5 X e dalla Ford Evos, alcune case hanno rimpiazzato le classiche berline alto di gamma con vetture più vicine al concetto di crossover. Un’idea già approcciata in precedenza, ad esempio da Volkswagen, che nel 1999 ha presentato la concept D, anteprima della Phaeton, come due volumi anche se per la versione definitiva ha scelto una soluzione classica.

Qualche anno prima, anche Bugatti aveva immaginato di fondere il passato, fatto anche di elegantissime vetture di rappresentanza oltre che di auto da corsa, con il futuro: è accaduto nel 1993 con lo zampino di Italdesign ed oggi la casa italiana ricorda quel momento.

Parliamo della Bugatti EB112, che oggi viene celebrata per festeggiare gli 85 anni di Giorgetto Giugiaro.

Momento critico

Facciamo un passo indietro. La storia di Bugatti è stata alquanto turbolenta prima della definitiva acquisizione da parte del Gruppo Volkswagen nel 1998. Prima di allora, per l’esattezza dal 1987, il marchio è diventato in parte italiano, rappresentato dalla Bugatti Automobili SpA fondata dall’imprenditore Romano Artioli che aveva acquisito i diritti e dato vita alla celeberrima EB110.

Proprio in questo periodo, visto l’iniziale successo della supercar, l’azienda ha considerato l’idea di costruire un altro modello un po’ meno estremo e avviato lo sviluppo di una berlina veloce, presentata come prototipo nel marzo del ’93 al Salone di Ginevra con la sigla EB112 con avvio della produzione annunciato per il 1995.

La sigla ribadiva l’omaggio al fondatore della Casa Ettore Bugatti, di cui la EB110 nel ’91 aveva celebrato appunto i 110 anni dalla nascita, ma le due auto erano profondamente differenti: progettata come fastback a 4 porte, la EB112 era lunga ben 5.070 mm, larga 1.960 mm e alta di 1.406 mm, con una forma ispirata alle carrozzerie aerodinamiche degli Anni ’30.

Capolavoro italiano

Lo studio si deve alla Italdesign di Giorgetto Giugiaro (nella foto qui sopra), che per Bugatti avrebbe poi realizzato un altro prototipo, la Coupé EB218, e che ha ricevuto grandi apprezzamenti per quest’auto, definita dalla rivista Automobile “l’auto più bella del mondo” in quello stesso ’93.

Rispetto alla prima versione, verniciata in blu, quella definitiva ha avuto aggiornamenti aerodinamici come l’eliminazione dello splitter anteriore e dello spoiler posto appena sotto il doppio finestrino posteriore.

Il motore, derivato dal V12 della EB110 ma meno spinto, aveva una cilindrata di 6 litri, 456 CV (335 kW) di potenza e 649 Nm di coppia ed era montato anteriormente sebbene in posizione arretrata per bilanciare i pesi, abbinato ad un sistema di trazione integrale permanente e permetteva alla grande berlina di scattare da 0 a 100 km/h in 4,3 secondi e raggiungere la velocità di 300 km/h.

Stroncata sul nascere

Purtroppo, nel ’95, quando la produzione era appena iniziata con i primi quattro esemplari pre-serie in costruzione, Bugatti ha dichiarato bancarotta. Le auto sono state acquistate da Gildo Pallanca Pastor, proprietario tra l’altro della Venturi, prima dell’arrivo di Volkswagen, che li ha utilizzati per realizzare due vetture complete (un esemplare dipinto di nero e uno grigio antracite). Ad oggi, con il prototipo bordeaux, sono dunque soltanto tre le EB112 esistenti.

La voglia di una grande berlina veloce è però rimasta all’interno di Bugatti, che nel 2009 ha presentato una concept battezzata 16C Galibier non lontana dalla EB112 per impostazione, ma basata sui gruppi meccanici della Veyron, incluso il motore W16 da 8 litri.

Oggi Giugiaro ricorda la EB112 con queste parole:

“Vantava una serie di elementi stilistici nostalgici che rimandavano ai famosi modelli del leggendario marchio francese della fine degli anni Trenta, ma presentati in un’auto dalla meccanica innovativa. Per molti aspetti era un’auto da sogno e anticipava quelli che oggi conosciamo come modelli fastback ad alte prestazioni. Ha combinato in modo impeccabile il design con caratteristiche tecnologiche e ingegneristiche che erano decisamente in anticipo sui tempi”.

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