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Volkswagen – Sei piccoli azionisti fanno causa per le attività di lobbying e gli obiettivi climatici

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Volkswagen – Sei piccoli azionisti fanno causa per le attività di lobbying e gli obiettivi climatici

La Volkswagen deve affrontare una nuova causa legale. Questa volta, però, la questione non riguarda il dieselgate e non coinvolge organizzazioni ambientaliste. Infatti, è stata promossa da sei investitori istituzionali, i fondi pensione AP7, AP2, AP3, AP4 (Svezia) e AkademikerPension (Danimarca) e il Church of England Pensions Board, che hanno citato in giudizio il costruttore tedesco davanti al tribunale di Braunschweig, mettendo nel mirino la sua adesione alle varie associazioni datoriali e di rappresentanza del settore automobilistico. A loro avviso, l’appartenenza a organismi come l’Acea contrasta con le dichiarazioni rese in pubblico dai vertici aziendali sull’importanza della transizione verso la mobilità elettrica.

Le accuse. La denuncia è partita in seguito al rifiuto da parte della Volkswagen di fornire informazioni considerate “cruciali” sulla sua attività di lobbying, rigettando la proposta di inserire tra gli argomenti dell’ultima assemblea degli azionisti la discussione di una apposita modifica all’articolo sull’associazionismo dello statuto sociale: infatti, gli investitori hanno presentato un emendamento volto a garantire che la futura reportistica sulla sostenibilità includa una valutazione dell’impatto delle attività di lobbying e la loro coerenza con gli obiettivi climatici. In sostanza i sei investitori istituzionali ritengono che i propositi di riduzione dell’impronta carbonica e le attività associative siano in tale contraddizione da esporre società e azionisti a danni operativi e reputazionali. Inoltre, sono convinti che la Volkswagen debba dire con chiarezza se i suoi obiettivi di taglio delle emissioni siano o meno coerenti con le attività delle stesse associazioni.

Risvolti giuridici. La corte di Braunschweig è stata quindi interpellata per verificare se il diritto societario tedesco consenta alle aziende di rifiutarsi di integrare gli ordini del giorno delle assemblee su richiesta degli azionisti e, in caso, determinare se Volkswagen possa continuare a escludere l’integrazione anche per l’assise dell’anno prossimo. Si tratta di un argomento di particolare rilevanza giuridica perché riguarda le tematiche che possono essere oggetto o meno di discussione assembleare nel quadro delle normative che in Germania definiscono i contorni del modello di governance dualistico, incentrato sulla presenza di un consiglio di sorveglianza e di uno di gestione. A tal proposito, Wolfsburg ha respinto la proposta di integrazione ritenendo che la questione esulasse dalla competenza dell’assemblea generale. I sei investitori, titolari nel complesso dello 0,1% del capitale della Volkswagen, fanno parte dell’Institutional Investor Group on Climate Change (IIGCC) e della Climate Action 100+ Initiative. Due di loro non sono nuovi a mettere sotto accusa le grandi Case automobilistiche: l’anno scorso AkademikerPension e Church of England Pensions Board, insieme ad altri investitori istituzionali scandinavi, hanno pubblicamente criticato il numero uno della Toyota Akio Toyoda per i suoi dubbi sulla mobilità elettrica.

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