Qualche compromesso bisogna accettarlo (per esempio delle soste forzate), ma si arriva dappertutto, velocemente e in relax
Passereste due o tre giorni fuori casa senza i cavetti e le batterie per ricaricare il vostro smartphone? Intendiamoci: non in campeggio o isolati da tutto, dove avreste la certezza di non trovare una rete elettrica, ma semplicemente lontano da una presa senza sapere quando potrete raggiungerla. Con le dovute proporzioni questo è l’”esperimento” in cui abbiamo messo alla prova una Tesla Model S, la berlina elettrica di lusso che abbiamo guidato per quasi 1.000 chilometri da Milano ad Alpbach (Austria) con l’obiettivo di scoprire come fare quando si vuole affrontare un lungo viaggio al volante di un’auto ad elettroni. Per il test abbiamo scelto una Model S 100D, quella con le prestazioni superiori e le batterie più capaci: sono da 100 kWh, ma si possono avere anche quelle da 75 kWh.
Nei Supercharger tanta energia in poco tempo
Iniziamo con una premessa: chi guida una Tesla è avvantaggiato rispetto a chi possiede un’altra vettura a zero emissioni, perché il costruttore americano ha creato in Europa e nel mondo una rete di colonnine riservate (chiamate Supercharger) in cui la ricarica delle batterie avviene più velocemente dei “distributori” pubblici. La Tesla inoltre ha stretto accordi con agriturismi, ristoranti o alberghi (i cosiddetti Destination Charging), dove però la ricarica è più lenta. In Italia ci sono 26 Supercharger e decine di Destination Charging (l’elenco è qui). Questi punti di ricarica sono esclusivi per la Tesla, quindi non c’è il pericolo di trovarli occupati da persone che non hanno trovato parcheggio altrove. Le coordinate dei Supercharger e dei Destination Charging sono memorizzate nel sistema di navigazione, che calcola il percorso in funzione dell’autonomia residua e punta verso le colonnine se non la ritiene sufficiente per arrivare a destinazione.
Al rifornimento prendetevela comoda
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