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Prova BMW M 1000 RR Team Pistard, racing per vocazione

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BMW M 1000 RR National Trophy

Quando ti invitano a provare le moto da corsa, soprattutto se sono moto che hanno vinto, il pruritino alle mani prende sempre il sopravvento. Non è così scontato mettersi in sella a moto che dopotutto hanno sempre i loro segreti. Ma per la BMW M 1000 RR del team pistard di segreti non ce ne sono, la moto è “semplicemente” una M 1000 RR preparata attingendo al catalogo di BMW Motorrad Motosport, gestita sapientemente dal team Pistard, supervisionata dal guru delle BMW a 4 cilindri Rossano Innocenti e guidata alla grande da Gabriele Giannini talento emergente del panorama racing italiano. Gli ingredienti giusti ci sono tutti, come vedete, ma perché la ciambella riesca con il buco serve che siano amalgamati alla perfezione.prova bmw m 1000 rr team pistard, racing per vocazione

Un po’ di storia

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2009. Il primo in Italia a correre con una S 1000 RR…

Prima di tutto una premessa. Nel 2009 io corsi – per primo in Italia- con la S 1000 RR, la moto era stata presentata pochi mesi prima a portimao e mi venne in mente di proporre a BMW Italia la folle idea di testare i suoi controlli elettronici (fantasmagorici per i tempi) correndo i campionati dei gommisti (Bridgestone, Dunlop, Michelin, Metzeler), per capire se davvero l’elettronica funzionava sempre bene.

Fu allora che conobbi Rossano, impegnato a gestire la moto al debutto nel mondiale stock con Ayrton Badovini. La moto andava fortissimo, ma era nuova e per correre non c’era nulla. E per nulla intendo proprio nulla, visto che se toglievi i fari per montare la carenatura racing la centralina leggeva che mancavano le lampadine andava in errore. Per farla breve, BMW aveva senza dubbio realizzato la migliore supersportiva, voleva ovviamente correre in superbike, ma non aveva pensato per tempo al successo che questa moto avrebbe potuto avere presso il grande pubblico dei cosiddetti  “campionati minori” che poi sono quelli dove vendi le moto i ricambi, le preparazioni.

Fuori dal box la fila

Ricordo che per fare la mappatura c’era la fila fuori dal box ufficiale. Insomma, BMW fu colta in contropiede dal successo “racing” della sua moto. Ma corse presto ai ripari, anzi lo fece meglio di molti altri, creando la divisione Motorsport Racing Support, il tempio del racing secondo BMW, un luogo digitale (qui il link al sito) dove connettersi direttamente con il team di esperti di pista e acquistare dal pezzo speciale al motore intero (con specifiche crescenti fino al Superbike), ma soprattutto un luogo dove trovare sempre risposta ai problemi di chi corre, a cui basta spedire una mail per avere risposta. In più BMW Italia ha creato una struttura che gira nei paddock ad assistere chi corre direttamente sul campo di gara. Il capitano? Ovviamente Rossano Innocenti. Un’idea assolutamente azzeccata (che non capisco come mai altri non hanno seguito) perché avere un punto di riferimento direttamente nel paddock vale oro.

Meccanica di serie, elettronica TOP

Ma siccome ho divagato fin troppo vado al sodo. BMW ci ha portato a Vallelunga per farci toccare con mano le potenzialità della moto che ha vinto il National Trophy. Una prova che ha un valore speciale per la Casa di Monaco se consideriamo che il National è ormai rimasto uno dei pochi campionati con regolamento “open” (ovvero puoi correre con tutto, senza limiti di preparazione della moto), e vincerlo con una moto molto vicina a una stock dà una certa soddisfazione. Non proprio stock, in realtà, perché se è vero che la preparazione del motore è quasi zero, la forcella è quella di serie a cui è stata semplicemente cambiata la cartuccia, e il mono è un classico Öhlins è l’elettronica a fare la differenza. Attingendo al catalogo del suddetto Motorsport Racing l’elettronica montata sulla M 1000 RR di Giannini è estremamente sofisticata. Bisogna saperci mettere le mani, certo, (e per questo al Team era sempre presente un elettronico) ma se usata a dovere permette di cucirti addosso la moto come un abito di sartoria. Perché, si sa, in moto non siamo tutti uguali: c’è chi accelera in un modo, chi in un altro; chi solleva prima la moto, chi scorre in curva. E poi il peso, come sei messo in sella. Tantissimi elementi fanno sì che una buona moto, una volta cucita addosso al pilota diventi una moto eccellente.prova bmw m 1000 rr team pistard, racing per vocazione

Scende la pioggia…

Per questo motivo questi test si devono fermare alle pure impressioni di guida. Quando si entra nel mondo Racing, si esce dal “va bene tutto”, la moto di Giannini è costruita su di lui, non può essere perfetta per me. Ma detto questo la M 1000 RR del team Pistard mi è piaciuta un sacco. Partiamo anche dal fatto che quando siamo arrivati a Vallelunga pioveva, anzi no diluviava. Dopo mesi e mesi di siccità proprio quando devi provare una moto racing il meteo decide che è giunto il momento di aprire le cateratte. Le moto ferme nel box, e le espressioni dei presenti al test che vagano per il paddock sono uguali a quelle di un bambino che riceve il suo gioco preferito a Natale. Ma è senza pile.prova bmw m 1000 rr team pistard, racing per vocazione

Quando arriviamo a Vallelunga piove, anzi no diluviava. Le moto ferme nel box, e le espressioni dei presenti al test che vagano per il paddock sono uguali a quelle di un bambino che riceve il suo gioco preferito a Natale. Ma è senza pile

Prima con la stradale

Programma stravolto in attesa che smetta e soprattutto che la pista asciughi un po’, perché diciamocelo, provare una moto così con le Rain è come mangiare la pasta senza sale manca il sapore. Invece non si sa per quale miracolo la pioggia smette la pista asciuga (ma non del tutto rivoli e chiazze ci hanno accompagnato per tutta la giornata) e riusciamo ad entrare in pista pur con sessioni ridotte. Risultato: un turno con la M 1000 RR di serie per scaldarsi un po’ e poi un turno con la moto di Giannini, entrambe equipaggiate con le Pirelli Diablo Superbike SC1, le gomme del mondiale.prova bmw m 1000 rr team pistard, racing per vocazione

BMW M 1000 RR 2022

Che dire? Del motore BMW riconosciamo tutti la squisita trattabilità, la perfetta gestione elettronica, la capacità di farti prendere molto presto il gas in mano. La M 1000 RR conferma queste capacità (del resto l’avevo già provata proprio qui a Vallelunga nel Luglio del 2021), ma la condisce con una cattiveria di motore notevole. La moto che ci danno la proviamo, come dicono gli inglesi, “as is”, ovvero con l’assetto standard. Vista la giornata non c’è molto tempo per giocare con gli assetti, morbida e facile, ma con una tendenza a impennare piuttosto evidente. Però bastano un paio di giri e ci vai forte, segno che la proverbiale facilità della BMW non è venuta meno.prova bmw m 1000 rr team pistard, racing per vocazione

In sella alla Moto di Giannini

Poi arriva il momento della moto da gara che non è un altro mondo, ma anche sì. Nel senso che è facile riconoscere ogni cromosoma della moto da cui deriva, ma è altrettanto facile comprendere quanto il lavoro su assetto ed elettronica riesca a cambiare di molto il temperamento della moto. Ovviamente è più rigida, altrettanto ovviamente è più alta, tutta più alta, il che si traduce in una velocità di esecuzione di parecchio aumentata. I manubri sono aperti come giustamente devono essere su una moto da corsa le pedane per me ottime (strano perché Giannini è più alto di me) e l’impatto sotto agli occhi e quello super professionale del display racing e di una pulsantiera che sembra di essere su una MotoGP.

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BMW M 1000 RR National Trophy Dashboard Racing

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BMW M 1000 RR National Trophy Pulsantiera racing

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BMW M 1000 RR National Trophy Ali aerodinamiche

Tanto gestibile

La differenza comunque la fa l’elettronica, come dicevo l’ultimo step offerto da BMW offre la possibilità di andare a lavorare veramente di cesello, puoi regolarti la moto curva per curva, il che significa che la coperta qui non è mai corta come sulla moto di serie. Se hai bisogno di tagliare potenza al tornantino perché la moto impenna troppo e allo stesso tempo ti serve la spinta fuori dalla Roma, beh qui puoi fare tutto. Il risultato è una moto che, pur dandomi l’impressione di essere stata molto imbrigliata, fa un sacco di strada, non impenna praticamente mai e ti rende facile sfruttarne il mostruoso potenziale. Niente a che vedere con il mostro SBK che guidai a Vallelunga nel 2012 correndo il CIV. Quella moto faceva paura da quanto andava ma era tremendamente impegnativa. Con la moto di Giannini, invece, vai sul gas con prepotenza certo che non ci saranno sbacchettamenti, impennamenti. Lei fa quello che vuoi tu. Impossibile andare oltre nei giudizi di una moto che alla fine è “fatta per un altro” ma certo quando provi questi oggetti ti prende prepotente la curiosità di capire “come sarebbe”. Sì come sarebbe se io potessi prenderla lavorarci su e farla mia? Non lo sapremo mai, ma intanto questa, nonostante tutto, è stata come al solito una bella esperienza.

 

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