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Perchè la crisi dell'auto elettrica non è reale

Il clamore mediatico delle ultime settimana non va preso sul serio. L'analisi del direttore dell'edizione americana di InsideEVs

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Se eravate convinti che il 2023 avrebbe segnato l’ascesa definitiva delle auto elettriche lungo una curva di crescita perfetta, in salita e verso destra, le ultime notizie vi hanno sicuramente spiazzato.

Nelle scorse settimane, General Motors ha avuto un terzo trimestre disastroso, in cui ha abbandonato l’obiettivo di costruire 400.000 veicoli elettrici entro la metà del 2024, ha annunciato un ritardo nella costruzione di altri modelli elettrici e ha persino messo in pausa un nuovo impianto di batterie. Allo stesso modo, il terzo trimestre di Ford ha visto una perdita ancora maggiore sui veicoli elettrici rispetto al secondo trimestre, forse fino a 36.000 dollari per veicolo, dopo che la casa aveva già modificato la sua strategia per concentrarsi più sugli ibridi che sui veicoli elettrici completi, a causa dei costi elevati e del rallentamento delle vendite. Entrambe le case automobilistiche hanno investito per far uscire i nuovi modelli di veicoli elettrici a prezzi accessibili, tenendo sotto controllo i costi e i problemi di qualità.

Nel frattempo, persino Elon Musk ha messo in guardia dai problemi di produzione che lo attendono e non sembra essersi impegnato sui piani per una fabbrica messicana a causa degli alti tassi di interesse. Questo non è ciò che gli investitori vogliono sentire, soprattutto in America, dove i profitti trimestrali sono considerati sacrosanti al di sopra di quasi tutto il resto.

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Dunque la rivoluzione elettrica è finita ancor prima di iniziare? Questo è il sottofondo che si ritrova in molte notizie delle ultime ore, con tanto di citazioni “te l’avevo detto” da parte di attuali ed ex dirigenti del settore automobilistico che preferirebbero fare le stesse cose di sempre piuttosto che trasformare le loro aziende. Da cui il quesito, legittimo: non è che abbiamo tutti preso un abbaglio?

Dal nostro punto di vista la risposta è che si sta sbagliando l’approccio. Non stiamo assistendo alla morte prematura della transizione verso i veicoli elettrici, ma a una semplice iniezione di realtà, forse necessaria. Stiamo scoprendo che trasformare un’industria che ha trascorso un secolo a produrre motori a combustione interna e che dispone di una gigantesca rete di fornitori a sostegno di tale obiettivo in un’azienda specializzata in software e batterie è difficile. Molto difficile.

Ma questa trasformazione è ancora inevitabile e necessaria. L’attuale rellentamento è la prova che la diffusione di veicoli elettrici non sarà una curva di crescita permanente, ma una curva con molti alti e bassi, fatta di vincitori e vinti. In gioco c’è la sopravvivenza della case automobilistiche non la tecnologia dei veicoli elettrici in quanto tali.

Le tendenze generali sono ancora positive

Wall Street, ovviamente, non è entusiasta di questa notizia. E gran parte della stampa finanziaria alimenta lo smarrimento. Ma è fondamentale ricordare che quegli stessi investitori e analisti erano soliti deridere le case automobilistiche di Detroit perché non erano pronte per il “futuro” come Tesla, anche quando Tesla stava bruciando denaro per scalare i suoi piani EV. Ecco come funziona. Qualsiasi tecnologia drasticamente nuova richiede un’enorme quantità di capitale e, probabilmente, una riduzione dei profitti nel frattempo. Ricordate quanto tempo ha impiegato Tesla per raggiungere una redditività costante?

Per riprendere una citazione di John Steinbeck spesso travisata, chiamo questa mentalità “Capitalismo miliardario temporaneamente imbarazzato”: se qualcosa non è il prossimo Google o Amazon destinato a rendere tutti i soggetti coinvolti favolosamente ricchi da un giorno all’altro, non vale la pena tentare. E in questo momento, i miliardari in temporaneo imbarazzo che una volta facevano pressione sulle case automobilistiche tradizionali affinché fossero più simili a Tesla, sembrano pensare che i veicoli elettrici siano una perdita di tempo dopo due trimestri difficili.

È difficile conciliare questo improvviso pessimismo sull’auto elettrica con il fatto che quest’anno è già un anno record per le vendite di veicoli elettrici negli Stati Uniti che, secondo Cox Automotive, sono state più di 873.000 fino a settembre con il primo milione di unità previsto per novembre.

Oppure il fatto che anche alcuni marchi e modelli un tempo a bassa vendita stanno registrando una crescita costante in tutto il mondo.

O che i veicoli elettrici dominano già in paesi come la Norvegia e, sempre più spesso, la Cina. O il fatto che solo negli Stati Uniti si sta registrando un notevole interesse per i veicoli elettrici usati. Persino Ford, con tutti i suoi problemi, ha registrato vendite record di veicoli elettrici nel terzo trimestre. I nuovi modelli di veicoli elettrici sono in continuo sviluppo, i nuovi impianti di produzione di batterie sono destinati a portare circa 80.000 nuovi posti di lavoro solo in questo Paese e anche la ricarica dei veicoli elettrici è in costante crescita, soprattutto grazie all’abbondanza di sussidi governativi negli Stati Uniti.

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Qualche trimestrale negativa non significa che le auto elettriche si estingueranno come non significa, ovviamente, che i consumatori abbandoneranno la benzina in poco tempo – la crescita esplosiva delle vendite di veicoli ibridi ne è la prova.

Dopo tutto, gli americani (come gli europei) se entrano in un concessionario tutto trovano fuorché l’imbarazzo di scegliere fra numerosi modelli di auto elettriche a buon mercato. GM, Ford, Mercedes-Benz, Volkswagen e innumerevoli altri stanno trovando incredibilmente difficile produrre queste auto in modo affidabile, redditizio e su larga scala.

La decisione di Honda di abbandonare la joint venture con GM, ad esempio, potrebbe avere più a che fare con i continui problemi di sviluppo delle piattaforme Ultium di GM che con il fatto di non vedere affatto la strada per un futuro elettrico. (E nel caso di Tesla, molte delle ferite previste per il Cybertruck sono autoinflitte; nessuno ha costretto Musk a decidere di costruire un camion in acciaio inossidabile).

Trovate una soluzione, o lo farà qualcun altro

L’industria automobilistica ha sempre inseguito l’efficienza come principio, anche quando deve essere trascinata con la forza nel rispetto delle normative. E in Europa, negli Stati Uniti e in altre parti del mondo si trova ad affrontare norme severe che assicurano un futuro a emissioni zero. (E se in parte questo significa che si vendono più auto ibride nel frattempo, è un bene netto anche per il pianeta; Ford, a suo merito, sta andando in questa direzione, il che è più di quanto si possa dire di GM).

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È essenziale rendersi conto che queste tendenze non si stanno verificando in modo uniforme. Un titolo altrettanto importante questa settimana, a fronte di tutte le sventure di GM e Ford, è la notizia di Hyundai che ha registrato un profitto record nel terzo trimestre e che sta portando avanti i suoi piani EV. Anche questa è una casa automobilistica “tradizionale”, ma che ha investito per tempo in questa tecnologia, ha creato alcuni dei migliori veicoli elettrici attualmente sul mercato e continua a vendere costantemente nonostante la mancanza di crediti d’imposta negli Stati Uniti.

Mentre le case automobilistiche americane lottano con il controllo della qualità, solo uno dei marchi del Gruppo Hyundai, Kia, sta pianificando otto centri di produzione di veicoli elettrici a livello globale e una vasta famiglia di nuovi modelli elettrici. Tra questi, anche quelli con un prezzo pari o inferiore a 30.000 dollari. Mentre GM e Ford iniziano a sudare, Hyundai sta chiaramente dicendo: “Fatevi sotto”. Queste auto sono eccellenti, generalmente convenienti (e lo sono sempre di più) e vengono costruite in massa, in pratica tutte le cose con cui GM e Ford hanno difficoltà.

Ed è proprio questo il problema: equiparare alcuni cattivi trimestri di Ford e GM alla morte dei veicoli elettrici. Non sta scritto da nessuna parte che le case automobilistiche che non riescono a interpretare correttamente questa transizione tecnologica siano destinate a rimanere qui per sempre. Semmai, la storia recente ha dimostrato il contrario. L’America sta forse peggio senza Oldsmobile o Pontiac? O perché da anni non sentiamo quasi più parlare di Lincoln?

Questo momento non è un banco di prova per i veicoli elettrici come concetto; è un banco di prova per capire se case automobilistiche come GM e Ford sono in grado di affrontare il momento, o se sono destinate a diventare la prossima International Harvester: produttori molto più piccoli di camion a gas e SUV per clienti commerciali. (E probabilmente anche la Cadillac Escalade, in qualche modo).

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BYD è una risposta a qualsiasi scetticismo sui veicoli elettrici. Come lo è XPeng. E il conglomerato Geely, che già vende veicoli elettrici qui con i suoi marchi Volvo e Polestar e altri ancora. Le case automobilistiche cinesi hanno in mente di dominare il mondo e non lo fanno con le auto a benzina. In questo momento hanno difficoltà a entrare in America a causa dei dazi doganali, ma non sono lontani dal costruire fabbriche in Messico per risolvere questo piccolo inconveniente. Quando ci riusciranno, potranno ripetere quello che hanno già fatto Volkswagen, Toyota e Hyundai: arrivare con prezzi più bassi, aumentare i volumi e crescere da lì.

Non pensate che le case automobilistiche giapponesi siano assolutamente spaventate da questa recente dimostrazione di forza elettrica cinese e coreana? Non credete che sia questo il motivo per cui Toyota, la più grande casa automobilistica del mondo, ha esposto un’enorme quantità di veicoli elettrici al Japan Mobility Show della scorsa settimana? O perché anche Nissan sta correndo verso la produzione di batterie allo stato solido?

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Sono stato personalmente in Giappone la scorsa settimana per seguire l’evento e ho ascoltato decine di persone che, solo alla Toyota, hanno parlato di come prendere del tempo per fare le cose per bene, senza però abbandonare l’idea di un futuro elettrico. La più grande azienda automobilistica del mondo per volume, un tempo accusata di essere in ritardo su questa tecnologia e di aver addirittura esercitato pressioni contro di essa, sta ora lavorando a pieno ritmo su nuove chimiche per le batterie, su batterie allo stato solido e su partnership con LG, Panasonic e Idemitsu. Toyota ha molto da mostrare, non da raccontare, sul fronte dei veicoli elettrici, ma potrebbe presto rivelarsi un gigante addormentato nel mondo dei veicoli elettrici.

Non è possibile rinunciare a una transizione elettrica. Il pianeta non può aspettare in eterno per decarbonizzare i trasporti, anche se certamente le esigenze del pianeta e le richieste del capitalismo non sono mai veramente in sintonia. Ma è un momento in cui per queste case automobilistiche è in gioco la sopravvivenza. Dovranno resistere a lungo e sostenere delle perdite se vogliono essere dalla parte giusta della storia.

E se non lo faranno loro, lo farà qualcun altro.

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