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Le hypercar ci fanno apprezzare meno le buone auto "di tutti i giorni"?

Le hypercar ci fanno apprezzare meno le buone auto “di tutti i giorni”?

Durante un solo giorno dello scorso agosto, in occasione di un evento in California chiamato “The Quail, a Motorsports Gathering”, sono state svelate circa una dozzina di nuove hypercar. Nel frattempo, nel corso di questo decennio, quante nuove utilitarie e berline compatte sono state lanciate? Probabilmente si contano sulle dita delle mani. Questa specie di piramide invertita non promette.

Belle ma inutili

Ovviamente anche io sono sensibile al fascino delle hypercar. Ma sempre più un mezzo del genere è poco più che un costrutto astratto. Un oggetto da collezione che ti dà tanto piacere nel mondo reale quanto un’opera d’arte NFT. Tante di queste esistono solo perché c’è una crescente disuguaglianza e che sempre più ricchi hanno bisogno di uno sfogo per i loro soffocanti milioni. Acquistare molte berline di lusso sembra un po’ sciocco. Mentre comprare tante hypercar significa “curare una collezione”. Le hypercar sono collezionabili proprio perché non verranno guidate. Sono quasi inutili. In giro aumentano il traffico e la sorveglianza da parte delle Forze dell’Ordine. I limiti di velocità si fanno sempre più stringenti. Guidare un’auto che va a quattro volte il limite massimo di velocità è frustrante. Dammi 350 CV e so come divertirmi. Datemene 1.350 e sono turbato.

Un po’ come il porno…

Ovviamente qui a Top Gear, insieme a tutte quelle altre riviste, siti Web, YouTuber, Instagrammer e TikToker, siamo attratti dalle hypercar. Ci piace vincere facile: quelle sono macchine da clic. Ma è naturale che quel contenuto diventi disfunzionale. Per la maggior parte di noi la vera gioia di guidare è avere una buona strada e una normale berlina. I media che vivono sulle hypercar stanno essenzialmente spacciando una visione del mondo fantastica e distorta che sminuisce i piaceri a nostra disposizione nel mondo reale. Che, in un altro ambito della vita, è un po’ quello che fa la pornografia.

Una distrazione

La rivista Top Gear ha appena superato i trent’anni. Se abbiamo i postumi di una festa, probabilmente assomiglia al mal di testa confuso dopo aver esagerato con troppe hypercar. Nel corso della vita di Top Gear abbiamo sempre fatto spazio anche al piacere delle auto realizzabili. I grandi viaggi in piccole supermini. Le hot hatch. Le coupé. Mi sono divertito moltissimo in quelle macchine e senza dubbio anche tu. Tutti si preoccupavano molto che una Focus fosse più divertente di una Golf. E non solo le GTI, le R, le ST e le RS. Anche le versioni più comuni contavano, se non altro perché era ciò che potevi assicurare. Le mettevamo sulla copertina e scrivevamo lunghi servizi corredati da foto sontuose. Ora l’enorme numero di mezzi da sogno da 1.000 CV e milioni di euro sta distraendo te e noi.

Ritorno alle origini

Temo che questo stia erodendo il nostro amore per le auto con cui viviamo, quelle che forniscono la felicità cumulativa. O forse guidi un’auto d’epoca? Sono un altro modo per impegnarsi con passione e quasi impongono uno spirito fai-da-te. Eppure anche loro vengono infettate dal virus dell’iperprezzo privo di fantasia. Adoro le vecchie Land Rover e le berline sportive degli anni Ottanta tanto quanto chiunque altro, ma non mostramene un’altra con 500.000 euro di “reinvenzione” con un trapianto di V8, pannelli in carbonio e pelle trapuntata…  Non possiamo semplicemente divertirci a mantenere la passione reale?

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