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La Thailandia sarà la Detroit dell'Asia: BYD ha aperto la prima fabbrica

BYD ha aperto un'altra fabbrica, questa volta in Thailandia, capace di costruire 150.000 auto elettriche l'anno. Il Paese asiatico sta diventando la meta di enormi investimenti nel campo auto

Il conto alla rovescia è terminato: BYD ha aperto una fabbrica di auto in Thailandia, nella provincia di Rayong, ed è pronta ad incrementare la vendita dei suoi veicoli elettrici nella regione dell'Asia-Pacifico. Il sito, in grado di produrre 150mila unità all'anno, aiuterà il colosso cinese a mettere radici in una nazione altamente strategica. Bangkok si è infatti trasformata in una calamita per gli investimenti dei grandi costruttori del Dragone. Desiderosi, dal canto loro, di delocalizzare oltre la Muraglia le proprie fabbriche per due ragioni: raggiungere nuovi mercati e, soprattutto, bypassare le sanzioni occidentali che potrebbero presto essere imposte sugli EV Made in China.In ogni caso, la Thailandia rappresenta un attore strategico in primis per BYD, che nel 2023 si è classificato come il produttore di EV più venduto nel Paese con oltre 30mila auto piazzate, e che, in silenzio, sta continuando a rosicchiare spazio d'azione ai competitor giapponesi (Toyota su tutti: vendite su base annua in calo del 24% a febbraio). Nel frattempo, secondo quanto registrato dalla Federazione delle industrie thailandesi, la produzione di auto con motore a combustione nel Paese è scesa del 95% su base annua, a gennaio, mentre la produzione degli EV è schizzata alle stelle facendo segnare un + 9.214%!.

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Il traffico nella capitale della Thailandia Bangkok

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La Thailandia punta sulle auto

Così come BYD – e tanti altri marchi – intendono sfruttare la transizione della Thailandia verso i veicoli elettrici attraverso la produzione di modelli prodotti localmente, allo stesso tempo Bangkok sogna di diventare un hub internazionale della manifattura del comparto auto. Basti pensare, come ha ricordato il Wall Street Journal, che nei primi anni '60 furono le aziende giapponesi a consentire al Paese di assumere i connotati di una potenza manifatturiera automobilistica. Adesso i marchi cinesi si stanno muovendo per portarlo nell'era elettrica. E ci stanno riuscendo. Le aziende cinesi “hanno la tecnologia, il design e l'ambizione”, ha spiegato non a caso Narit Therdsteerasukdi, segretario generale del Board of Investment della Thailandia. Lo stesso Therdsteerasukdi che ha contribuito a redigere una nuova politica per incrementare la produzione in loco e l'adozione di EV. Ma perché costruire fabbriche qui fa gola? Le esportazioni di auto da Bangkok e dintorni verso molti mercati limitrofi del Sud-est asiatico (e non solo) non sono soggette a tariffe.

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L'industria delle auto Made in Thailandia cresce rapidamente

La “Detroit asiatica”

La Thailandia, spesso definita la Detroit asiatica, vanta una forza lavoro altamente qualificata e una vasta esperienza nel mercato automobilistico internazionale, di cui la maggior parte dei suoi vicini è priva. Attualmente è il 17esimo produttore di automobili al mondo, e il più grande nel sud-est asiatico. Per tre decenni, Bangkok ha imposto una tariffa di importazione dell'80% sulle auto e del 60% sulle motociclette, per mantenere la produzione all'interno del Paese. Da gennaio 2024, il governo ha iniziato ad offrire sussidi fino a migliaia di dollari a veicolo agli importatori e ai produttori di EV, ha tagliato le accise che gli importatori e i produttori devono pagare, e ridotto i dazi all'importazione fino al 40% per i veicoli completamente costruiti sul suolo nazionale nei prossimi due anni. La Thailandia ha inoltre fissato un obiettivo denominato “30@30”, con l’obiettivo di far sì che i veicoli a emissioni zero rappresentino almeno il 30% di tutte le unità prodotte a livello nazionale entro il 2030. Secondo un rapporto di gennaio di EY-Parthenon, le vendite di EV nel Sud-Est asiatico dovrebbero raggiungere un valore compreso tra gli 80 e i 100 miliardi di dollari entro il 2035, rispetto ai circa 2 miliardi di dollari del 2021. E qui la Thailandia intende occupare un posto in prima fila.

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