La Germania ferma Tesla, l’Italia studia il sorpasso
In Italia c’è già che ha drizzato le antenne. Potrebbe infatti essere l’occasione per convincere Musk a puntare sul nostro Paese. Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, ha aperto ufficialmente le porte a un secondo costruttore allo scopo di far salire la produzione di veicoli e creare nuova occupazione.
La bocciatura, che ha prevalso nel referendum tedesco , riguarda la tutela del territorio di Grüenheide. I lavori di estensione dello stabilimento che produce auto elettriche, batterie e componenti, infatti, richiede l’abbattimento di 100 ettari di foresta per far spazio a una stazione ferroviaria, magazzini vari e altre strutture, compreso un asilo nido.
Già nel 2020 gli ambientalisti avevano messo in guardia autorità e opinione pubblica sui rischi derivanti dall’insediamento della Gigafactory americana. È l’ennesima contraddizione che arriva dal fronte green che da una parte spinge sull’elettrificazione della mobilità e dall’altra ritiene pericolosi gli insediamenti che producono queste auto insieme a tutto l’occorrente per farle funzionare. Dalla fabbrica tedesca di Tesla esce la Model Y e nei piani di Musk ci sarebbe l’avvio della linea per la Model 2, modello considerato chiave per il mercato europeo.
In attesa di sviluppi e di possibili avances italiane, visti anche i buoni rapporti tra Musk e il premier Giorgia Meloni, il fondatore della Casa automobilistica è in procinto di aprire una sito nel Messico. Per Samuel Garcìa, governatore dello Stato di Nuevo Leòn, i lavori inizieranno al più tardi a marzo per un investimento intorno a 5 miliardi di dollari.
Più riflessivo è invece Musk, il quale ha detto di «voler avere un’idea di come sia l’economia globale prima di lavorare a pieno ritmo sul nuovo stabilimento messicano».