Dopo un viaggio lungo oltre un anno, il bando alle auto benzina e diesel è in porto: come siamo arrivati a questa storica decisione
Benvenuta era dell’auto elettrica. Ormai non ci sono più dubbi: il 2035 sarà l’anno in cui l’Europa saluterà definitivamente i nuovi motori a combustione, per aprire le porte alla vendita di sole vetture nuove a batteria o comunque a zero emissioni.
Certo, non c’è ancora l’ufficialità, perché Europarlamento e Consiglio Ue dovranno formalizzare l’accordo, che verrà poi pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione. Ma si tratta di semplice burocrazia, che non potrà sciogliere il patto fra le Istituzioni, salvo impensabili colpi di scena. Vediamo come siamo arrivati a questa storica giornata.
Ecco come nascono le regole Ue
Come funziona la procedura? La Commissione Ue presenta una proposta di regolamento o direttiva, che sbarca prima all’Europarlamento e dopo al Consiglio Ue. In entrambi i passaggi, il testo può essere approvato, modificato o respinto. Perché entri in vigore, deve superare l’esame di tutti e due gli organi, chiamati a raggiungere un accordo sulla versione finale.
Da Bruxelles con furore
Il lungo viaggio del bando ai motori termici comincia così il 14 luglio 2021, quando la Commissione Ue presenta “Fit for 55”, un pacchetto di riforme climatiche pensato per ridurre le emissioni del 55% (rispetto al 1990) entro il 2030. Un disegno che si inserisce a sua volta nel Green Deal, il maxi-piano dell’Europa per raggiungere la totale decarbonizzazione nel 2050.
Gli obiettivi di riduzione della CO2 per auto e furgoni
Battaglia di retroguardia
Un progetto ambizioso, che qualcuno accoglie con freddezza. Compresa l’Italia. Il nostro Paese fa infatti il passo del gambero, perché a dicembre 2021 si allinea al target Ue, ma nei mesi successivi chiarisce di aver fatto una mossa che considerava obbligata. Dopo un po’ di tempo, lo Stivale diventa persino capofila degli Stati che remano contro l’auto elettrica.
Ma la battaglia di retroguardia si combatte su tutti i fronti, a cominciare da Strasburgo. È qui che, a fine aprile 2022, l’eurodeputato Massimiliano Salini (eletto con Forza Italia nel Partito popolare europeo, Ppe), presenta alcuni emendamenti in commissione Trasporti, dove i parlamentari Ue esprimono un parere non vincolante (la competenza spetta infatti alla commissione Ambiente).
Primo “sì”
Arriviamo all’8 giugno 2022, quando il Parlamento Ue si riunisce in plenaria per decidere il destino dell’auto termica. Finita la discussione, il voto regala il primo successo al divieto dal 2035, anche se con una novità: il salva-Motor Valley incassa la vittoria.
Secondo scoglio
L’altro passaggio chiave è quello del 28 giugno, al Consiglio Ambiente dell’Unione europea. Una giornata lunghissima, con la trattativa fra i ministri che va avanti per ore e si conclude solo a notte fonda. Ma alla fine, ecco l’altro “sì”, quello che dice basta, una volta per tutte, ai veicoli termici. Anche qui, c’è però una postilla, che apre lo spiraglio alla sopravvivenza dei motori a combustione, alimentandoli con carburanti alternativi.
Sarà infatti compito della Commissione Ue valutare gli eventuali progressi di sostenibilità di questa soluzione. Se e-fuels e biocarburanti raggiungeranno le zero emissioni entro il 2026, l’esecutivo potrà valutare possibili deroghe o revisioni.
“We have a deal”
L’ultimo (o meglio, il penultimo) appuntamento va in scena il 27 ottobre. Dopo aver detto ognuno la propria, Europarlamento e Consiglio Ue si stringono la mano e mettono nero su bianco il compromesso. “Abbiamo un accordo”, annuncia entusiasta Jan Huitema, relatore del testo a Strasburgo. Il faccia a faccia conclusivo non regala sorprese, perché i discorsi si concentrano su “altri aspetti”, come specifica Huitema.
Il futuro dell’auto, in Europa, sarà a zero emissioni. Ora i costruttori devono rimboccarsi le maniche per portare a casa gli imponenti piani di elettrificazione già messi in cantiere. Agli Stati, invece, la missione di prendere per mano l’industria e gli automobilisti attraverso una transizione epocale.