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Citroën Ami, la microcar si crede una Formula 1 e si ribalta al tornantino di Montecarlo. Il video

Il Campionato Mondiale di Formula 1 è appena iniziato, ma, sulle strade di Montecarlo c’è chi si è fatto prendere dall’entusiasmo e, seppure alla guida di una Citroën Ami, il piccolo quadriciclo leggero elettrico dalla velocità massima di 45 km all’ora, ha deciso di affrontare la curva più famosa del tracciato monegasco a tutto gas.

Su due ruote

Il video, che sta spopolando in rete, mostra la piccola biposto francese mentre affronta il tornantino in discesa, curva nota in passato come Loews o tornante della vecchia stazione, poi curva del Grand Hotel e, da una decina d’anni «Fairmont hairpin» presumibilmente a tutta velocità. È vero che si tratta della curva più lenta di tutto il Mondiale di Formula 1 e che la Ami non brilla per le sue prestazioni, ma, complice la leggerezza e l’assetto molto rigido, l’auto si è alzata sulle ruote esterne per poi coricarsi su un lato e strisciare sull’asfalto fino a quando non si è fermata contro il marciapiede.

Troppa aderenza

La piccola francese (è lunga solo 2,41 metri e larga 1,39) ha una particolare forma a scatoletta, con le ruote alle estremità, una caratteristica che la rende molto maneggevole, ma, complice l’altezza, superiore alla carreggiata, se sottoposta a una curva repentina, in questo caso addirittura di 180 gradi, può succedere che i limiti di aderenza delle gomme siano superiori a quanto può sopportare il telaio. Per farla breve, l’auto si ribalta. Che è esattamente quello che è successo, anche se c’è il dubbio che il protagonista del video abbia intenzionalmente voluto scoprire quale fosse il limite di tenuta in curva, chiedendo di essere ripreso.

Incidente senza conseguenze

Nel video infatti si vede la Citroën, guidata da un sedicenne, mentre affronta la curva prima in salita e poi in discesa, raggiungendo quindi una velocità maggiore, sufficiente a provocare l’incidente, fortunatamente senza nessuna conseguenze, a parte qualche lieve ferita e qualche livido. Passato lo spavento, si può dire che il «crash test» abbia dimostrato una certa solidità dell’abitacolo, considerato che l’urto è successo alla velocità massima.

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