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Bertone, quando la materia diventa sogno

bertone, quando la materia diventa sogno

Da un semplice foglio e da una matita possono nascere delle idee, che poi diventano bozze via via sempre più articolate, fino a raggiungere lo stadio finale. Dal sogno alla materia, dalla materia al sogno. Chi però trasformava dei progetti audaci su carta in vere e proprie opere d’arte, da toccare con mano, questo erano le carrozzerie. Quella che porta in nome di Bertone, fondata da Giovanni Bertone nel 1917 a Torino, è stata una delle maggiori rappresentati dell’epoca d’oro delle carrozzerie italiane, quelle che hanno fatto scuola, invidiate e ammirate in ogni angolo del globo. Dallo stabilimento di Grugliasco, in più di un secolo di storia, sono uscite delle auto sensazionali, delle pietre miliari, mentre negli studi e negli uffici del centro stile hanno affinato le loro tecniche e concepito disegni memorabili, uomini del calibro di Marcello Gandini e Giorgetto Giugiaro. Non due nomi qualsiasi, ma menti geniali capaci di realizzare auto che ancora adesso fanno sospirare, quando ci si trova al loro cospetto. La Bertone si è legata soprattutto a marchi come Lamborghini, Fiat, Lancia, Maserati, Alfa Romeo e Citroen, senza però trascurare altre case automobilistiche e progetti indipendenti.

Lamborghini Countach

Quando si pensa a Bertone, probabilmente, la prima auto a cui volge la mente è la Lamborghini Countach, figlia della matita di Marcello Gandini, già padre della Miura. Estrema, larga, vistosa, eccentrica, che lascia senza fiato. Poi, il suo tratto distintivo: quelle portiere che si alzano verso il cielo, un vezzo che diventa un marchio di fabbrica di Lamborghini e di conseguenza icona mondiale. Una soluzione possibile grazie agli sportelli incernierati sul davanti, che si aprono ruotando verso l’alto. Siamo nei primi anni ‘70, le strade sono piene di auto tondeggianti e levigate, lei invece è cattiva e squadrata, con delle linee affilate. Sembra venire dal futuro, tanto che può essere scambiata per una navicella buona per delle avventure spaziali. Il suo nome è figlio del dialetto piemontese ed è un’espressione di stupore o di ammirazione, come “perbacco”. Lo stesso che si prova quando, ancora oggi, la si ammira da vicino.

Lancia Stratos

Come si stravolge il mondo del rally in un colpo solo, portando in scena una fuori serie a trazione posteriore, motore centrale a sei cilindri di origine Ferrari e un design che lascia senza fiato. La Lancia Stratos è bella come una diva del cinema, una dream car che invece di indossare un abito da sera da lungo mare di Saint Tropez, sporca i suoi vestiti con polvere e fango. Questa vettura è tanto veloce, quanto seducente. Anche stavolta la Bertone si supera, merito sempre di Marcello Gandini, che disegna una vera e propria freccia, come il motivo che si nota sul cofano posteriore. La Stratos riuscì a imporsi sulla scena mondiale per tre stagioni consecutive, in cui vinse il titolo iridato del WRC nel 1974, 1975 e 1976.

Bertone e l’Alfa Romeo Montreal

Cattiva come una muscle car americana, raffinata come una belva italiana. L’Alfa Romeo Montreal è un altro dei capolavori della carrozzeria Bertone, firmato da Marcello Gandini. Il suo tocco inconfondibile si vede anche stavolta per quei tratti distintivi, quali sono le sei feritoie orizzontali poste sui montanti posteriori. Questo progetto nasce perché nel 1967, anno in cui cade il centenario della Federazione Canadese. Tutte le nazioni del mondo partecipano all’Esposizione Universale di Montréal inviando le migliori realizzazioni nei vari campi della scienza e della tecnica. L’anno antecedente gli organizzatori della rassegna canadese avevano scelto l’Alfa Romeo per creare un modello di autovettura che potesse rappresentare la “massima aspirazione raggiungibile dall’uomo in fatto di automobili”, in modo da esporlo quale simbolo tecnologico dell’Expo. Per questo motivo il presidente del Biscione, Giuseppe Luraghi, affida il progetto a Bertone. Il design alla fine vince e convince, meno la meccanica Giulia forse non sufficiente per esaltare il possente motore V8 della Montreal.

Citroen BX

Mercello Gandini della Bertone è ancora una volta l’uomo dei sogni, questa per la Citroen che cerca di dare forma e personalità alla sostituta della vetusta GS. Il centro stile transalpino non convince i vertici della casa, i quali si affidano dunque all’atelier italiano. I disegni proposti non sono originali, la Bertone pensa di utilizzare per la nuova berlina francese un progetto nato nel 1979 per Volvo e poi scartato. Se stavolta non è il design a essere così innovativo, lo sono le soluzioni e i materiali pensati per la carrozzeria: pannelli in vetro resina dovunque, compresi l’ampio portellone posteriore, i montanti laterali posteriori e anche, su alcune versioni, il cofano anteriore. La volontà di costruire così la BX è necessaria per contenere la massa della vettura e offrire un baricentro più basso per una guida stabile e dinamica. L’auto viene presentata con una cassa di legno calata dall’alto sotto alla Torre Eiffel, nel settembre del 1982. Il successo è inevitabile.

L’ultimo timbro di Bertone

L’Alfa Romeo GT rappresenta probabilmente il canto del cigno della carrozzeria Bertone. La coupé del Biscione doveva essere prodotta nella fabbrica di Grugliasco, ma i vertici aziendali del Gruppo Fiat scelgono di spostare le catene di montaggio a Pomigliano d’Arco. Dunque, alla Bertone resta la paternità di un design che viene premiato come “L’Automobile più bella del Mondo” dalla Triennale di Milano nel 2004. Il merito è di una linea in cui il disegno del frontale, soprattutto nei fari segue lo schema collaudato della 147, mentre nella coda viene scelta una soluzione inedita per una coupé: un portellone che permette di avere un bagagliaio di dimensioni notevoli per un segmento come quello della GT. Dopo le annate dorate e una serie di automobili leggendarie, la Bertone chiude i battenti nel 2014 dopo una gestione fallimentare, iniziata dopo la morte di Nuccio Bertone nel 1997. La leggenda di questa carrozzeria, però, non morirà mai.

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