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Audi Q8 e-tron, al volante del Suv elettrico che «parla» con le colonnine

Roncade (Tv) – Arrivi alla colonnina, ricarichi e te ne vai. Niente app, niente tessere per pagare: la stazione riconosce automaticamente la tua auto e ti addebita l’energia. Fine. Si chiama Plug and charge ed è una delle nuove tecnologie, tante, che si trovano sull’Audi Q8 e-tron per rendere più semplice la vita dell’automobilista a zero emissioni che, in definitiva, è la vera sfida dei prossimi anni per chi si occupa di mobilità. Anche per questo, la nostra prova della nuova ammiraglia elettrica tedesca parte da H-Farm, una sorta di nursery italiana dei geni della tecnologia con cui Audi da cinque anni ha una partnership per promuovere la formazione delle nuove generazioni all’etica e all’innovazione.

Audi Q8 e-tron e Q8 e-tron Sportback. Le foto

Nell’avveniristico campus di Roncade — naturalmente a basso impatto ambientale e dove convivono startupper e studenti di tutte le età — le Q8 e-tron, con le due varianti di carrozzeria, Suv (da 79.900 euro) e Sportback (da 82.200 euro) . Tutte hanno trazione integrale «quattro» elettrica.

L’auto è l’evoluzione della prima full electric del marchio, battezzata nel 2018 semplicemente e-tron. Il nome, evocativo del mondo degli elettroni, oggi acquista la sigla Q8 che, come sempre per Audi, indica il Suv di maggiori dimensioni. Che, in effetti, sono importanti — la lunghezza è di 4,9 metri, la larghezza di 1,9, l’altezza di 1,6 — e si traducono all’interno in un abitacolo confortevole e ampio, soprattutto nella versione Suv che guidiamo. La Suv-coupé, per sua natura, ha un tetto spiovente che toglie un po’ di spazio sopra la testa dei passeggeri che viaggiano dietro e nel bagagliaio che, comunque, rimane decisamente capiente. Rispetto alla capostipite, l’evoluzione riguarda l’aerodinamicità (il Cx scende da 0,26 a 0,24), la densità e la capienza delle batterie (ora fino a 114 kWh), l’autonomia (che, nella Sportback 55, arriva a 600 chilometri) e la velocità di ricarica: nelle stazioni ad alta potenza si possono recuperare 123 chilometri di percorrenza in 10 minuti o arrivare all’80% della batteria in mezz’ora. A livello stilistico è stato modernizzato il logo dei quattro anelli, che identifica le vetture di Ingolstadt da 90 anni, e che diventa più pulito e conciso. E adatto all’era digitale: grazie alla grafica bidimensionale avrà esattamente lo stesso aspetto su un’auto, su uno smartphone o su un giornale.

È tempo di allacciare le cinture di sicurezza — le cui fibbie sono realizzate con plastica riciclata — e mettere in moto: fin dalle prime manovre per uscire dal campus ci stupiamo dell’agilità rapportata alla stazza. Ci dirigiamo silenziosamente attraverso la campagna, direzione Farra di Soligo, prima tappa del nostro piccolo tour. Lo sterzo progressivo è diretto, la risposta dell’auto all’acceleratore è istantanea e decisa: la tiriamo un po’ ma, per rispettare i limiti, non ci avvicineremo mai alla sua velocità massima, autolimitata a 200 chilometri all’ora. Scatto da 0 a 100 km/h in 5,6 secondi.

Proseguiamo verso ovest: le colline e le cantine della Valdobbiadene, le rovine del castello di Marostica, le ville palladiane, Verona. Terre di gusto, cultura, arte, natura. Sembra quasi un omaggio poterle attraversare senza far rumore e senza sporcare. Anche se, va ricordato, le emissioni allo scarico non solo le uniche che un’auto produce. È il ciclo di vita che andrebbe considerato quando si ragiona sull’impatto di un qualunque prodotto, dalla fabbrica in poi. Nel caso specifico, quest’auto nasce a Bruxelles in uno stabilimento certificato «carbon neutral», cioè dove i gas serra prodotti sono bilanciati dalla rimozione di CO2 o da azioni di compensazione. Dalla stessa struttura, nel 2024, usciranno anche i prossimi modelli, Q6 e-tron e A6 e-tron. Entro il 2026, l’azienda avrà in gamma ben 20 modelli full electric e, da quel momento in poi, dirà addio per sempre a benzina e diesel.

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