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Dalla Trabant alle Silver Arrows, ecco il museo dove è nata l’Audi

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Roma, 2 mag. (askanews) – Dalle Trabant, auto simbolo della Ddr, alle auto da corsa aerodinamiche Silver Arrows (Frecce d’Argento), passando per le prime auto di lusso tedesche di inizio ‘900 e mezzi militari. Sono tra i pregiatissimi veicoli ospitati all’August Horch Museum, ovvero lo “storico luogo di nascita” dell’Audi, visitato da una delegazione del GTM (Germany Travel Market) 2024 a fine aprile.

Il museo, che porta il nome di un ingegnere automobilistico visionario, si trova infatti nell’ex fabbrica dove August Horch fondò l’Audi Automobilwerke nel 1910, nei pressi di Zwickau, in Sassonia, Germania orientale.

Nel 1928 “Audi” fu acquistata da un’altra azienda sassone, la DKW, ma nel 1929 la Grande Depressione colpì l’industria automobilistica della regione obbligando nel 1932 DKW con Audi, Horch e la Divisione Wanderer a fondersi in una unica nuova azienda chiamata “Auto Union”, simboleggiata dal logo odierno di Audi formato da 4 anelli incatenati.

Dopo la Seconda guerra mondiale l’azienda fu nazionalizzata e sciolta. Una nuova Auto Union fu fondata a Duesseldorf, Germania Ovest e poi trasferita a Ingolstadt, dove tuttora risiede.

Inaugurato nel 2004, l’August Horch Museum è gestito da un ente senza scopo di lucro, una partnership tra Audi e la città di Zwickau. Duecento i pezzi in esposizione, 110 in mostra permanente, altri 50 in prestito.

Rimanendo nel settore, nella vicina Chemnitz, città scelta come Capitale europea della Cultura 2025, con Gorizia e Nova Gorica, c’è l’Industrie Museum, che l’anno prossimo ha in programma una serie di importanti eventi per far conoscere la storia industriale della “Manchester della Sassonia”, tra macchine a vapore e Trabant, tra cui un raro modello con la tenda sul tettuccio, tempo di montaggio 3 minuti, recita la didascalia.

Tutto nasce da un imprenditore pioniere: “Richard Hartman è arrivato dall’Alsazia a Chemnitz all’inizio del 1800, è stato un imprenditore di successo, ha iniziato con macchine tessili, ma anche prodotto motori a vapore”, ha spiegato una guida del museo.

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