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1000 Miglia Green – Audi Q8 e-tron: la borghese del gruppo

1000 miglia green – audi q8 e-tron: la borghese del gruppo

1000 Miglia Green – Audi Q8 e-tron: la borghese del gruppo

Sull’Audi Q8 e-tron mi sono sentito trascurato. No, dico sul serio. Davanti a me c’era l’equipaggio 709, Magni-Confalonieri, con la sua Polestar bianco latte che era la grande novità del gruppo. Dietro ero inseguito da una Abarth azzurro nazionale con scorpioni gialli ovunque, tetto in tela e un subwoofer che fa “wroommmm, wroooooommmm!”. Non sto a dirvi gli stuoli di “pischelli” che chiedevano di sgasare al team Ferruta-Giannoni, da Lungotevere a Citylife. Chiudeva l’armata Quattroruote la numero 712, la Volkswagen ID.Buzz bianco-oro targata Pascali-Cozzi che ha vinto a mani basse il premio simpatia, a giudicare dall’applausometro nazional-popolare a lato strada. Adesso immaginate, in mezzo a questo circo di colori, suoni e suggestioni futuristico-nostalgiche, due tizi abbastanza ordinari – il sottoscritto e l’ingegner Leonardo Spacone, mio insostituibile navigatore per il secondo anno consecutivo – su una Suv. Grigia. Dell’Audi. Potremmo essere stati l’equipaggio meno tifato della storia.

Fa tutto bene. E il confort è al vertice. Esagerazioni a parte, le cose stanno proprio un po’ così. L’Audi fa sempre l’Audi, e generalmente ci riesce dannatamente bene: mette insieme i puntini con una precisione che non è da tutti, ma non sta lì a urlarlo ai quattro venti. proprio una filosofia di vita e d’impresa, a Ingolstadt, e si riflette in molti dei suoi prodotti. Ivi compresi quelli che hanno un motore elettrico, come la Q8 e-tron. Ho fatto fatica a trovarle un capello fuori posto: finiture e assemblaggi da manuale sul “come si fanno le macchine”, motorizzazione imbarazzante per i numeri (408 CV e 664 Nm) ma al contempo dolcissima nel carattere. E soprattutto – e qui è dove abbiamo consumato la nostra vendetta sui più appariscenti colleghi degli altri equipaggi – un confort da ammiraglia fatta e finita.

Morbidissima: non sentivamo i pressostati. Dove voglio arrivare? A dirvi che io e lo “Spacons” si scendeva dall’abitacolo freschi come le rose, compatibilmente con gli orari allucinanti (sveglia alle 4:25 a Roma, parliamone) e i ritmi adrenalinici, la vera sostanza stupefacente che ti divora e insieme ti tiene sul pezzo durante la 1000 Miglia. Merito del climatizzatore quadri-zona, con diffusore di essenze (sempre sia lodato, soprattutto dopo cinque giorni di gara), dei sedili comodissimi e di un silenzio quasi straniante. Avrà pure i suoi annetti (è di fatto un grosso facelift della e-tron originale del 2018), ma la Q8 resta una delle auto più isolate dai rumori esterni che io abbia mai guidato. Lo stesso dicasi delle sospensioni: noi usavamo l’auto sempre in Dynamic per sentire più distintamente il passaggio delle ruote sui pressostati, ma facevamo davvero fatica ad accorgercene.

Non ci resta che… provare la Q6. Detta così sembra un racconto all’insegna del #solocosebelle, come si scrive sull’Instagram. Ma ovviamente anche la Q8 ha messo in mostra qualche difetto, ci mancherebbe altro. Ho trovato frustrante, per esempio, la regolazione degli Adas: perché c’è tutto un pezzo di impostazioni a cui accedo da un tasto sul tunnel centrale e poi per disattivare il Lane keeping devo andare a cercarmelo sul satellite sinistro? Misteri. Senza contare che lo stesso sistema (pure un po’ brusco nel funzionamento) torna attivo di default dopo un po’. Abbastanza frustrante. Vabbè, piccolezze a parte, il vero neo si sono rivelati i consumi: ammetto di averci ho dato dentro di brutto, ma nel giorno migliore ho fatto 23,9 kWh/100 km e nel peggiore 29,9, risultando sempre e comunque il fanalino di coda del quartetto Quattroruote. Però con la batteria da 106 kWh ero, al contempo, sempre quello con più carica residua alla sosta per il refill. Morale della favola? Dopo la Q4 dell’anno scorso e la Q8 di quest’anno, già mi vedrei (benissimo) sulla futura Q6 e-tron per l’edizione 2024. Almeno voi, fate il tifo per me.

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