Dopo una sorprendente escalation di tensione, l'Ue ha messo d'accordo serbi e kosovari su una questione diventata molto scivolosa
“We have a deal”. È un Josep Borrell pieno di entusiasmo quello che annuncia l’accordo tra Serbia e Kosovo, raggiunto nella notte dopo una lunga attesa. È infatti grazie alla mediazione dell’Unione europea e del suo Alto rappresentante per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza che i due Paesi mettono la parola “fine” alla “guerra delle targhe”. Di che parliamo?
Un po’ di storia
È il biennio 1998-1999 quando si consuma la guerra del Kosovo, provincia della Serbia che ambisce all’indipendenza da Belgrado. Il conflitto si conclude con l’intervento della Nato, che ristabilisce temporaneamente la pace, ma si riaccende nel 2008, con la proclamazione dell’autonomia da parte di Pristina. Una dichiarazione che la Serbia rifiuta di riconoscere, esacerbando così gli animi.
Dopo la secessione, però, in Kosovo continuano a circolare vetture ormai straniere, con targhe che Belgrado rinnova di volta in volta. Un lungo salto temporale e arriviamo agli ultimi giorni. Il 1° novembre entra in vigore l’obbligo in Kosovo di reimmatricolare le auto con targa serba, per passare a quella con la scritta RKS. C’è tempo fino al 21 aprile, dopodiché scatterà il divieto di circolazione. Nel frattempo, si rischiano multe da 150 euro.
Tempo di normalizzarsi
“La Serbia smetterà di emettere targhe con le denominazioni delle città del Kosovo e il Kosovo cesserà ulteriori azioni relative alla reimmatricolazione dei veicoli. Inviterò le parti a discutere i prossimi passi. Ringrazio tutti per il duro lavoro fatto”.
Cosa succede ora? Ci si rimbocca le maniche per una “normalizzazione” delle relazioni, favorita sempre dall’Europa. Intanto, un primo, importantissimo tassello è al suo posto nel mosaico internazionale. Pace fatta, almeno sul fronte delle targhe.