La Tesla Y
Ora si cambia musica e l’inedita star, oltretutto, ha dominato la contesa commerciale niente affatto sul filo di lana. Il secondo modello più gettonato, infatti, è stata la Peugeot 208 con meno di 20mila esemplari, mentre il nuovo fenomeno ha sfiorato le 30mila unità (29.367, +227%), circa il 50% di volumi in più. Lo sport utility sotto i riflettori, inoltre, è anche un veicolo a stelle e strisce che, storicamente, non hanno mai avuto ambizioni troppo elevate su questa sponda dell’Atlantico. L’orgoglio di Elon Musk è un’agile signora lunga 475 cm, dal peso di quasi due tonnellate che costa, nella sua interpretazione più economica, 50mila euro. Supera i 70mila nella versione “Performance” che vola a 250 km/h, accelera come un fulmine (da 0 a 100 in soli 3,7 secondi) e sfoggia un’autonomia di oltre 500 chilometri (usandola in città si può fare anche meglio).
Inoltre, da quest’anno, è prodotta nel cuore della Germania, nella gigafactory di Berlino che può sfornare mezzo milione di esemplari l’anno. Dopo la compatta del Leone, seguono in classifica altri modelli abbastanza “popolari”: Dacia Sandero, Skoda Octavia, Toyota Yaris, Volkswagen T-Roc e Golf, Renault Clio, Nissan Qashqai e Fiat 500. Nella Top ten assoluta non c’è traccia di altri modelli premium. Nella graduatoria riservata alle 100% a batterie i distacchi sono ancora più abissali: il primo modello non Tesla (seconda è la “Model 3” della casa californiana) è a poco più di 6mila unità (VW ID.4). Segue la Fiat 500 a 5mila esemplari e un gruppetto di emergenti a 4mila. La considerazione più immediata da fare è che il mercato del lusso, specialmente in Nord Europa, risente molto meno del folle caro-energia che sta attanagliando tutto il Continente.
Ultima, ma niente affatto trascurabile, è la spinta data dal visionario al comando di Tesla alla fine dei trimestri per soddisfare Wall Street. Tornando alle elettriche, settembre è stato un mese ottimo. Le oltre 160mila immatricolazioni di vetture silenziose rappresentano una crescita del 15% e una percentuale simile ormai rappresenta la quota di queste vetture sul mercato europeo. La Germania, con una crescita del 29%, ha una “share” del 27% del supermarket continentale. Seguono Regno Unito (24% del mercato, +16% delle vendite) e Francia (rispettivamente 14% e +32%). Quanto pesino i grandi paesi è evidenziato dal fatto che queste tre nazioni da sole rappresentano il 60% delle vendite BEV (vetture solo ad elettroni).
Una volta, non molto tempo fa, fra i colossi europei dal punto di vista automotive c’era anche l’Italia. Il Belpaese è uno dei pochi che fa il passo del gambero nelle immatricolazioni ad “emissioni zero”: a ottobre ha perso quasi la metà dei volumi rispetto allo stesso periodo del 2021, con una quota sul mercato totale veramente insignificante (3,1%). Siamo molto lontani dal ritmo di crescita imposto da Bruxelles per arrivare nel 2035 al pensionamento definitivo di tutti i propulsori benzina e diesel. D’accordo, siamo in ritardo nelle infrastrutture di ricarica (le colonnine) ed il prezzo più elevato delle auto a batterie ci ha certamente penalizzato. Ma è necessario fare in fretta per non perdere il treno veloce della transizione energetica e della mobilità sostenibile.