Transizione elettrica – Automotive, i sindacati europei in allarme: “Il 35% dei lavoratori è a rischio”
Una transizione equa. “L’industria automobilistica sta attraversando una trasformazione senza precedenti. La perdita di posti di lavoro su larga scala, l’aumento della pressione sui lavoratori rimasti e i danni sociali saranno inevitabili se l’elettrificazione e l’automazione del settore continueranno a essere lasciate alle sole forze del mercato”, ha messo in chiaro Triangle, rivolgendo, quindi, delle proposte alla politica: “Servono investimenti per trasformare gli impianti esistenti e sviluppare le catene di fornitura necessarie per produrre i veicoli di cui abbiamo bisogno in Europa e nel mondo per affrontare l’urgenza climatica. Per garantire una transizione equa e mantenere i lavoratori a bordo in questa rivoluzione industriale, dobbiamo avere strategie negoziate che anticipino meglio i cambiamenti in corso”.
D’accordo Fiom, Fim e Uilm. I sindacati italiani condividono la linea e le richieste di IndustriAll: nel nostro Paese, sottolineano i metalmeccanici di Fiom, Fim-Cisl e Uilm, la transizione elettrica coinvolgerà 250 mila lavoratori, di cui 120 mila saranno particolarmente a rischio. Una percentuale, quindi, anche più alta di quella prevista per il resto del Vecchio continente. Le stesse proporzioni, con il 50% della forza lavoro a rischio, dovrebbero riguardare l’indotto.