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Tesla Model X Plaid – Caro Elon, ma tondo non ti piaceva proprio?

tesla model x plaid – caro elon, ma tondo non ti piaceva proprio?

Tesla Model X Plaid – Caro Elon, ma tondo non ti piaceva proprio?

Caro Elon,

premetto che ti stimo moltissimo: pochi imprenditori, negli ultimi decenni, hanno avuto attributi così corposi da inseguire i sogni più reconditi, pure i più strambi, e riuscire a trasformarli (non tutti) in realtà. Certo, a volte hai viaggiato un po’ sopra le righe: vendere lanciafiamme lascia il tempo che trova e bombardare Marte per creare un’atmosfera più spessa non era la più brillante delle idee; pure con Twitter, di recente, non l’hai toccata proprio pianissimo. Tuttavia, provo profonda ammirazione nei tuoi confronti. Ho letto con interesse la tua biografia, perché sono affascinato dai visionari, e condividiamo la passione per un film, suppongo: Balle Spaziali, la splendida parodia di Guerre Stellari firmata Mel Brooks del 1987 dai cui hai preso spunto per la velocità smodata e la zona Plaid delle tue Tesla più prestanti.

Yoke, non Joke… Ecco, proprio qualche giorno fa è capitata qui in redazione una Model X Plaid, la giga-cavallata Suv trimotore che parte a razzo come un dragster. Pensa, però, che ancor più della sua straordinaria accelerazione – su cui poi ho da dirti un’altra cosa – mi ha maledettamente incuriosito il suo volante. Sin da quando l’hai annunciato sulla Model S Plaid, un anno fa, mi son detto: guarda un po’, Elon ne ha combinata un’altra delle sue. Dalla tua hai però un sacco di adepti entusiasti di questo attrezzo, almeno negli Usa dove curvate poco, perciò mi son detto che magari è a me che manca la visione. Sta di fatto che mi è bastato vederlo in foto per far scaturire in me una tremenda curiosità verso il cosiddetto volante yoke (letteralmente, giogo), da non confondere con joke (scherzo; qui è tutto vero). Sì, perché una cloche va bene su un aereo, che non deve fare delle inversioni a U; oppure su una monoposto di Formula Uno, dov’è fatto così perché c’è la necessità di sistemare un’infinità di comandi e le braccia dei piloti, al massimo, s’incrociano soltanto al tornantino del Loews a Montecarlo. Ancora, potrebbe avere un senso sulla Toyota bZ4X, che ha tecnologia steer by wire, cioè senza collegamento fisico tra ruote e volante: per tutte le manovre, usi soltanto 150 gradi di angolo, ergo non togli mai le mani dal comando. Il tuo, invece, è uno sterzo normale con un volante anormale, ed ecco perché la mia bramosia di provarlo è così elevata.

Aspetta a venirmi addosso, devo trovare il pulsante Perciò mi sono precipitato a Vairano, in una fredda mattina di dicembre, per vedere l’effetto che fa. Prendo le misure con il yoke da fermo. Intanto noto che hai levato pure i devioluci e la levetta del tergi dal piantone, mannaggia a te. E i comandi, touch con feedback aptico, li hai piazzati sulle razze: indicatori di direzione, uno sopra l’altro, devi ricordati la posizione per usarli coerenza; flash degli abbaglianti, questo potrebbe anche andare; poi però trovo addirittura il clacson, fatto a tasto. Passino gli altri, ma la strombazzata, caro Elon, dev’essere attivata con una decisa manata al centro del volante. Perché in una situazione di panico, perdonami, credo di non avere la freddezza necessaria per individuare il tastino e premerlo col ditino; nel frattempo, ho già fatto la frittata.

Mani che si muovono a caso. Passo alla pratica. E già muoversi, non essendoci una leva o un pulsante per il cambio, mi crea disagio. Bisogna infatti scorrere col dito sulla parte sinistra dell’enorme touchscreen centrale. Parto deciso con uno swipe verso il basso, perché nella mia testa inserire il drive è sempre stato tirare indietro una leva, invece così facendo infilo la retro; fortuna che non avevo attivato ancora la modalità drag race Allora dito che scorre in su, e finalmente parto. Finché le mani non devono staccarsi dal volante, tutto bene; anzi, l’assenza della porzione superiore della corona rende meglio visibile la strumentazione. Ma quando serve andare oltre, iniziano le complicazioni. Mi metto a simulare qualche manovra di parcheggio e ad evitare alcuni ostacoli stretti. Da qui, inizio a fare movimenti innaturali, talvolta scappa la presa perché mi aspetto di agganciare la parte superiore della corona; ancora, nelle rotazioni e contro rotazioni veloci un paio di volte mi è scivolata la mano dallo sterzo e, coi palmi, ho attivato involontariamente prima gli indicatori di direzione, poi i tergicristalli e il clacson. Avrei voluto provare anche a gestire un sovrasterzo, sebbene l’elettronica sempre attiva non me l’abbia consentito, e ho simulato situazioni d’emergenza, ma l’angolo di sterzo necessario per le correzioni è sempre piuttosto contenuto dunque non c’è pericolo d’incrociare le braccia; resta il fatto che, spesso, non trovi il grip necessario sul comando e il rischio di perdere la presa è concreto. Insomma, se per oltre un secolo è sempre stato tondo e ha funzionato benissimo, credi fosse proprio necessario segarne un pezzo?

Sì, le misure contano. Se vai dritto, comunque, nessun problema. E allora mi sistemo sul nastro di partenza del rettifilo di Vairano per provare un’accelerazione a velocità smodata, alla luce dei milleventi cavalli espressi dai tre motori. Un altro spunto d’interesse, questo, dopo aver letto il dato che dichiari sullo 0-100: 2,6 secondi, ma col trucchetto. Di fianco al numero, infatti, ho notato un asterisco che riporta a una breve nota in fondo alla pagina web: sottratto il rollout. Per chi non lo sapesse, il rollout è un termine che nasce nella cultura delle drag race americane: poiché nessuna auto parte come fosse lanciata da una fionda, senza alcun pattinamento, nelle misurazioni effettive d’accelerazione viene sottratto appunto il primissimo spunto da fermo; per convenzione, il cronometro scatta dopo che l’auto si è mossa di un piede, ossia trenta centimetri. Noi di Quattroruote, da sempre, teniamo invece conto anche del rollout, perché riteniamo che la motricità sia una dote da considerare in questa specialità; pertanto, abbiamo infilato i nostri strumenti sulla Model X per scoprire quanto incidono questi fatidici trenta centimetri. Ebbene, le misure contano: con il nostro metodo tradizionale di rilevazione, abbiamo segnato 2,80 secondi; sottratto il rollout, invece, 256, addirittura un pizzico meglio di quanto hai promesso. Ciò detto, sfido chiunque a percepire quei due decimi abbondanti di differenza, perché effettivamente uno sparo con la Plaid è un’esperienza mistica. E l’effetto grafico sulla strumentazione che simula la scena del film quando Space Ball 1 viaggia a velocità smodata mi ha fatto ridere tantissimo, ripensando a Lord Casco che finisce in zona plaid Almeno per noi europei però, che ignoriamo cosa sia il rollout, potresti levare quell’asterisco, tanto la tua macchina viaggia già come un’astronave stellare…

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