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Made in China – Sono le auto termiche a guidare il boom delle esportazioni, non le elettriche

made in china – sono le auto termiche a guidare il boom delle esportazioni, non le elettriche

Made in China – Sono le auto termiche a guidare il boom delle esportazioni, non le elettriche

L’industria automobilistica cinese sta continuando a registrare elevati tassi di crescita per le sue esportazioni all’estero. Tuttavia, secondo i dati della China Association of Automobile Manufacturers (CAAM) elaborati dall’Associazione europea degli operatori della logistica automobilistica (ECG), sui mercati internazionali arrivano soprattutto auto a combustione interna, mentre il peso delle elettriche è ancora limitato per quanto in forte crescita.

I numeri. In particolare, a marzo, l’export cinese ha interessato 502 mila veicoli, portando il consuntivo del primo trimestre a 1,324 milioni, il 33% in più rispetto al pari periodo del 2023. Si tratta di una crescita a doppia cifra, che per la ECG sarà confermato anche nei prossimi mesi: secondo le stime di esperti e altre organizzazioni, il 2024 si dovrebbe chiudere con almeno 6 milioni di veicoli esportati in tutto il mondo. L’aspetto più importante, però, riguarda la tipologia di alimentazione: i veicoli endotermici rappresentano il 75,1% delle esportazioni mensili e il 76,8% di quelle trimestrali (1,015 milioni). L’export di elettriche e ibride plug-in ha raggiunto le 307 mila unità nei tre mesi (23,2%), ma ha visto a un balzo a marzo, passando dalle 81 mila di febbraio a 124 mila.

Le aziende. La ECG fornisce anche uno spaccato delle maggiori aziende esportatrici. A marzo, la pattuglia cinese è guidata da Saic (96 mila unità), seguita, nell’ordine, da Chery (84 mila), Changan (48 mila), Geely (45 mila unità), BYD (39 mila), Great Wall (36 mila) e Tesla (27 mila). I dati del primo trimestre mostrano, invece, un cambiamento al vertice, con Chery (253 mila) che precede Saic (206 mila), Changan (145 mila), Geely (111 mila), BYD (99 mila), Great Wall (93 mila) e Tesla (88 mila).

Le aree geografiche. Quanto alle aree geografiche, l’associazione è ancora in attesa dei dati di marzo e quindi si limita a fornire un quadro del primo bimestre. La principale destinazione è la Russia con 112 mila unità, seguita dal Messico con 66 mila, dal Belgio (la principale porta d’accesso dell’Europa) con 42 mila e dal Regno Unito con 38 mila. L’export verso i porti belgi ha subito un calo del 10,6% e quello verso gli scali britannici del 26,9%, ma per l’associazione il declino “potrebbe essere in parte spiegato da un aumento delle esportazioni verso altri Paesi europei come Spagna e Italia”.

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