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Il sovranismo dell'auto elettrica? Così la Francia ribatte agli Usa

Il ministro Bruno Le Maire invita l'Europa a ripagare con la stessa moneta la mossa protezionistica di Biden sugli incentivi al Made in Usa

il sovranismo dell'auto elettrica? così la francia ribatte agli usa

Chi la fa l’aspetti. Non lo dice così, ma andando al nocciolo della questione sembra ciò che pensa Bruno Le Maire, ministro dell’Economia e delle Finanze in Francia, quando parla dell’Inflation Reduction Act (IRA), la nuova legge americana che rivede gli incentivi per le auto elettriche vincolandoli al “made in Usa”.

Rivolgendosi ai giornalisti durante un briefing sul bilancio francese 2023, il responsabile del tesoro parigino invita l’Unione europea a valutare una risposta alla mossa di Washington, accusata di penalizzare le Case straniere e di violare le regole dell’Organizzazione mondiale del Commercio (WTO).

Difendere l’industria

A un mese e mezzo di distanza dall’approvazione del Congresso Usa, Le Maire sostiene che in Europa sia giunto il momento di “riservare i bonus per i veicoli elettrici alle auto prodotte sul territorio europeo o a quelle che rispetteranno rigorosamente tutti i futuri standard ambientali”.

“Dobbiamo giocare con le stesse regole se vogliamo difendere le nostre industrie, i nostri posti di lavoro e la nostra tecnologia. Bisogna considerare questa idea”, aggiunge il ministro.

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Le Maire non vuole vanificare parte degli sforzi fatti da Parigi per incentivare l’auto elettrica. O meglio, pensa di poterli adattare a un contesto diverso dal passato e pesantemente influenzato dall’ultima mossa a Stelle e Strisce.

Chi passa alle zero emissioni Oltralpe, gode oggi di uno sconto di 6.000 euro, che l’anno prossimo scenderà a 5.000 €. I bonus “rimangono fondamentali”, ricorda il ministro, che ora spera di essere ascoltato dai colleghi europei. Un’operazione del genere sembra comunque molto complicata, al limite della boutade, perché l’Europa non è uno Stato federale come gli Usa.

E soprattutto, andrebbe anticipata da un importate lavoro di sostegno per l’aggiornamento della filiera. Più facili, in questa fase, appaiono quindi le vie diplomatiche con Washington che escludono un approccio “occhio per occhio”.

Protezionismo all’orizzonte?

Bruxelles si è già fatta sentire grazie all’opera di Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Ue e commissario per il Commercio, che ha visto la controparte americana, Katherine Tai, nel tentativo di trovare un compromesso. Il prossimo appuntamento è fissato alla fine del mese in Indonesia, dove si svolgeranno i lavori preparatori al G20.

Anche Giappone, Cina e Corea del Sud denunciano gli States, con Seoul che tenta la strada della moral suasion. Lato produttivo, invece, è stata Acea (l’associazione che riunisce i costruttori d’auto europei) a lanciare l’allarme sui riflessi per il Vecchio Continente della decisione americana.

Mettere le proprie industrie in grado di competere ai massimi livelli è un dovere per qualsiasi Governo. Ma in un settore globalizzato come quello dell’auto, non si può non osservare che un mero ritorno alle dinamiche protezionistiche potrebbe essere un territorio piuttosto scivoloso.

Fonte: Bloomberg

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