Secondo quanto riporta la Gazzetta dello Sport, Aston Martin e Honda sarebbero pronte a convolare a nozze nel 2026. In attesa di scoprire come andranno le cose, ripercorriamo la storia della casa nipponica in F1
Honda e Aston Martin sono pronte a convolare a nozze. Secondo quanto riporta la Gazzetta dello Sport, citando fonti vicine ad HRC, la casa nipponica dovrebbe annunciare nella giornata di domani il ritorno in Formula 1 dal 2026 – anno in cui debutterà la nuova generazione di motori senza MGU-H – fino al 2030. Che Honda stesse meditando di rientrare con un impegno decisamente più ampio della collaborazione tecnica in essere con la Red Bull lo si era capito nel momento in cui è stata diffusa la lista dei motoristi per il 2026, nella quale figurava proprio la casa giapponese. E se Honda vuole tornare alla ribalta, dal canto suo Aston Martin si assicurerebbe una power unit in esclusiva, senza dover sottostare ai vincoli progettuali dovuti alla fornitura dei motori da parte di Mercedes.
Ma prima di pensare al futuro, è bene dare uno sguardo al passato di Honda in Formula 1. Il periodo di maggior successo del marchio giapponese nel Circus risale all'epoca delle prime nozze con la McLaren, nel 1988. Dopo i fasti dell'era con i motori Porsche con badge TAG Heuer, la scuderia di Woking decise di unire le forze con la casa nipponica. Nacque da questo legame la McLaren MP4/4, una delle vetture più devastanti della storia della Formula 1. Con la coppia sconsigliata ai deboli di cuore formata da Ayrton Senna e Alain Prost, la MP4/4 vinse 15 GP su 16, una percentuale incredibile. Prost colse più punti, ma il discusso sistema di punteggio per cui risultavano validi solo i migliori 11 risultati della stagione premiò Senna, che vinse il suo primo titolo mondiale.
Il debutto di Honda in Formula 1, però, risale a due decenni prima. Quattro anni dopo la produzione della prima vettura di serie marchiata Honda, il marchio decise di fare il suo ingresso in F1. Correva l'anno 1964, e Honda decise di fare le cose in grande, progettando sia telaio che motore, cosa che all'epoca facevano solo Ferrari e BRM. Alla seconda stagione in F1, Richie Ginther in Messico colse al volante della sua RA272 la prima vittoria per un costruttore giapponese nella massima categoria del motorsport. Un'altra vittoria arrivò in Italia nel 1967 con John Surtees, che avrebbe colto il quarto posto nel mondiale a fine anno. La morte di Jo Schlesser nel GP di Francia del 1968 portò Honda a ritirarsi dalla F1.
Dopo una stagione d’esordio convincente, in cui arrivarono alcuni podi e la prima vittoria in carriera di Jenson Button in Ungheria, la Honda non riuscì a fare il salto di qualità. Anzi: il quarto posto nel mondiale costruttori nel 2006 sarebbe rimasto il miglior risultato di quell’avventura. Il picco del 2007 fu il quinto posto di Button in Cina. Nel 2008 Barrichello colse un podio a Silverstone, ma la Honda concluse il mondiale in nona posizione. Dopo aver sacrificato lo sviluppo della RA108 per dedicarsi al cambio regolamentare previsto per il 2008, la Honda decise improvvisamente di lasciare la F1. Ross Brawn rilevò la scuderia dando vita alla Brawn GP, sensazionale Cenerentola per una stagione prima di diventare Mercedes.