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Come fa Nissan a produrre in Inghilterra ed essere competitiva?

Altre Case "scappano" in Paesi emergenti, invece Nissan resta a Sunderland per le Qashqai e Juke europee. E produce a costi competitivi

come fa nissan a produrre in inghilterra ed essere competitiva?

Durante la visita alla fabbrica Nissan di Sunderland per l’avvio della produzione della nuova Qashqai è arrivata la conferma che la Casa nipponica investirà con decisione sull’impianto inglese per consentire di mantenere gli stessi livelli occupazionali odierni e traghettare il brand verso un futuro a zero emissioni.

In un momento storico in cui molti costruttori si ingegnano per cercare le conduzioni produttive economicamente più vantaggiose e tendono a spostare gli impianti in Paesi emergenti, dal basso costo della manodopera, Nissan sembra andare controcorrente, rafforzando la propria presenza in Europa puntando, come fa da decenni del resto, ancora sul Regno Unito.

Ma come fa, Nissan, a produrre vetture come Qashqai o Juke in UK e a venderle a prezzi in linea con la concorrenza, se non più vantaggiosi, quando altri costruttori che hanno le linee in Polonia o in Repubblica Ceca o in Ungheria si trovano a volte costretti a immettere sul mercato modelli con listini più cari? Lo abbiamo chiesto ad Alan Johnson, Senior Vice President per la produzione e la gestione della catena di approvvigionamenti di Nissan UK.

La prima regola: fornitori locali

Secondo i dati Ilostat, la manodopera nel Regno Unito costa il doppio rispetto alla Polonia e il triplo rispetto a Romania e Ungheria. Non solo: “Il costo dell’energia può essere di due volte superiore qui che nell’Europa continentale” ci dice Johnson, che poi aggiunge: “È difficile contenere i costi di produzione, soprattutto su auto di alti volumi, in cui il prezzo gioca un ruolo fondamentale. Lavoriamo ogni giorno affinché tutti i fattori che influiscono sui costi di produzione ci consentano di raggiungere la massima efficienza”.

La produzione della Nissan Qashqai nello stabilimento inglese di Sunderland

“Prima di tutto – spiega Johnson – cerchiamo di ottimizzare la catena di approvvigionamento. La maggior parte dei nostri fornitori si trova qui intorno e questo aiuta sotto tanti punti di vista”. Un esempio? Poco distante da Sunderland si trova una gigafactory gestita dalla cinese AESC: produce 1,8 GWh di batterie l’anno e ha Nissan come unico cliente. “Non vogliamo utilizzare batterie che arrivano da troppo lontano – racconta Johnson –. Per questo altre due gigafactory sono in arrivo: l’obiettivo è abbattere i costi legati ai trasporti”.

C’è poi la questione energia: “Abbiamo fatto grossi investimenti sul fronte delle rinnovabili e ora utilizziamo le migliori tecnologie per ridurre i costi anche in questo frangente”.

La politica ha un ruolo fondamentale

A dare una mano a Nissan sono intervenute, nel tempo, le autorità locali. Il supporto del governo britannico e dell’amministrazione locale non è trascurabile. 

L’anno scorso, il premier Rishi Sunak aveva definito gli investimenti di Nissan a Sunderland come “un grande voto di fiducia nel Paese”. La dichiarazione si è tramutata in fatti: l’investimento da oltre un miliardo di euro effettuato da Nissan nella produzione delle nuove Qashqai e Juke elettriche è infatti stato supportato dal Fondo governativo per la trasformazione dell’automotive (ATF).

Nello stabilimento di Sunderland si montano anche i pacchi batteria delle Qashqai e Juke e-Power

Si tratta di un programma da 850 milioni di sterline pensato dal Governo britannico per sostenere l’industrializzazione su larga scala nel Paese. Dall’ATF, con la partecipazione dell’amministrazione cittadina di Sunderland, era già arrivato, nel 2022, un contributo di cento milioni di sterline per l’ampliamento della gigafactory di AESC.

“Col governo c’è un buon rapporto e con loro abbiamo relazioni di lunga data – conclude Johnson -. Hanno l’interesse ha mantenere vivo e produttivo il tessuto sociale di questa area e per questo supportano Nissan. Però questo è solo uno dei fattori che ci permette di tenere bassi i costi. Lo sforzo fondamentale avviene dentro lo stabilimento, dove c’è una tensione continua verso l’innovazione e la gestione migliore delle risorse e dei processi”.

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