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Ciclisti, ecco i sistemi di sicurezza che i camion dovranno montare

La tragedia di Milano, dove in pieno centro storico una ciclista è stata travolta e uccisa da una betoniera il cui autista non si è accorto della sua presenza, ha riportato drammaticamente alla ribalta il problema della convivenza tra i veicoli pesanti e i mezzi sempre più utilizzati nelle città per forme di mobilità alternativa. L’incidente ha avuto purtroppo un precedente analogo sempre a Milano, dove l’1 febbraio un camion aveva investito con esiti altrettanto fatali un’altra donna che procedeva al suo fianco in bicicletta. Sotto accusa finisce così una caratteristica dei veicoli industriali, purtroppo strutturale: il posto guida alto e lontano dalle superfici vetrate del lato destra della cabina, che impedisce al conducente di godere di una visuale su un’ampia area, nella quale, nei contesti urbani, si muovono, a pochi centimetri di distanza, anche ciclisti, guidatori di monopattini elettrici, pedoni. E, con queste dimensioni, la zona d’ombra per il guidatore è enorme. A seguito della tragedia, il sindaco di Milano Beppe Sala ha avanzato l’ipotesi di limitare l’accesso all’area urbana ai soli mezzi pesanti di dispositivi che garantiscano piena visibilità nell’angolo cieco: vediamo di che cosa si tratta.

Elettronica in aiuto. Come per le auto, l’evoluzione tecnologica mette oggi a disposizione soluzioni che permettono di ovviare, in tutto o in parte, a questo grave problema. Le telecamere possono trasmettere le immagini di quanto accade intorno al veicolo su monitor dedicati o sul sistema d’infotainment del veicolo: questo dotazioni possono essere coadiuvate da sensori che rivelano la presenza di ostacoli, veicoli o persone, nell’angolo buio della visuale, e che attivano allarmi sonori. Sistemi che non sempre sono infallibili (l’Adac, l’automobile club tedesco, ha condotto nel 2021 dei test, rivelandone malfunzionamenti e falsi allarmi), ma che sono certamente di aiuto e possono essere adottati come retrofit sui mezzi già circolanti.

Le norme UE. Consapevole di questi pericoli (nella sola Germania, ogni anno le collisioni tra mezzi pesanti e ciclisti causano 70 vittime e 665 feriti gravi), l’Unione Europa ha adottato un regolamento che impone l’adozione di tali sistemi di sicurezza per i camion con massa superiore a 3,5 tonnellate e per gli autobus con più di nove posti: l’obbligo è, però, in vigore dal 2022 solo per i veicoli di nuova omologazione, mentre sarà adottato per le nuove immatricolazioni a partire dal 2024. I dispositivi previsti riguardano il controllo dell’angolo buio sul lato destro, il monitoraggio dell’area frontale del veicolo alla sua partenza, la segnalazione della presenza di persone e oggetti dietro il mezzo quando è in movimento, il riconoscimento dei limiti di velocità e l’avviso in caso di loro superamento, la rilevazione con allarme di sintomi di distrazione e affaticamento del conducente e l’avviso di pressione troppo basa dei pneumatici. I dispositivi di avviso della presenza di ciclisti o pedoni nell’angolo buio utilizzano radar a corto raggio; individuato un pericolo, avvisano l’autista con allarmi luminosi e sonori.

L’esempio inglese. Nella capitale britannica il problema è già stato affrontato nel 2021, subordinando l’accesso all’area metropolitana per i camion con peso superiore alle 12 tonnellate a uno standard minimo di visuale diretta dal posto guida, ottenibile con diverse soluzioni, non solo elettroniche: per esempio, la finestratura vetrata della parte inferiore della portiera sul lato del passeggero. Ciò ha anche favorito da parte degli autotrasportatori l’adozione sui veicoli di dispositivi, come telecamere e sensori, proposti dai costruttori come optional e non sempre montati per questione di costi.

Il parco italiano. Un nostro ulteriore problema deriva, proprio come per le auto, dall’anzianità dei veicoli circolanti. Gli oltre 700 mila camion con peso superiore alle 3,5 tonnellate immatricolati in Italia hanno un’età media di 14 anni, contro i 12 raggiunti dalle auto. E soltanto il 21,6% di questi mezzi è dotato della frenata automatica d’emergenza, l’Adas ritenuto più efficace dalle compagnie assicuratrici, e dell’avviso di uscita dalla corsia di marcia, entrambe dotazioni obbligatorie per i camion in tutta Europa già dal 2015. Il problema è che il tasso di sostituzione dei mezzi più vecchi è talmente lento da non permettere di ipotizzare miglioramenti significativi sul piano della sicurezza nell’arco di molti anni a venire: servirebbe un piano decennale d’incentivi al rinnovo del parco circolante, che consentirebbe di ottenere nello stesso periodo un dimezzamento del numero dei sinistri.

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