Da Italia Germania 4-3, la superclassica dello sport è sempre stata la sfida tra queste due nazioni e il 1983 è l’anno in cui a contendersi il primato furono i motori di Audi (strafavorita assoluta) e Lancia (allo sbaraglio). Non è spoiler dire che ha vinto il meno quotato italiano grazie alla sua… italica creatività. Laddove insomma i motori nulla potevano – Audi aveva già sperimentato le quattro ruote motrici mentre Lancia si affidò alla trazione posteriore per l’ultimo anno nella storia dell’automobilismo – subentrava quel fantastico modo di interpretare i regolamenti con la fantasia di chi scova un segreto nelle pieghe delle norme. Quello che non è vietato è concesso.
Per carità, non è obbligatoria la rassomiglianza fisica. Non siamo a Hollywood, bellezza. Tuttavia ai diversamente giovani in platea, che quegli anni li ricordano benissimo come pure i relativi protagonisti, è richiesto uno sforzo di attenzione per assimilare volti di ieri a nomi – che non c’entrano – di oggi. Per il resto, due ore di sano sport, belle macchine, competizione dura ma rispettosa, educati sberleffi e l’Italia che vince si vedono sempre volentieri.