Lo scorso 1° dicembre Tesla ha avviato ufficialmente le prime consegne del suo primo camion 100% elettrico. Si chiama semplicemente Semi (dal termine inglese semi-truck con cui vengono comunemente definiti gli autoarticolati) ed è il risultato di una lunga gestazione che ha avuto inizio ufficialmente nel 2017, quando Tesla svelò, in uno dei suoi celebri eventi, il primo prototipo di camion a zero emissioni locali.
Cinque anni dopo, con in mezzo una pandemia che solo in parte ha giustificato gli ormai fisiologici ritardi della società guidata da Elon Musk, Tesla Semi è pronto a calcare le strade degli Stati Uniti al servizio di quelle aziende che per prime hanno puntato sull’ennesima scommessa firmata Tesla. Un heavy truck dal design non convenzionale e dalle prestazioni migliori rispetto a qualsiasi altro prodotto offerto dalla concorrenza tanto nel 2017 quanto ai giorni nostri.
La rivoluzione dei trasporti su gomma
Al tempo della presentazione, lo stesso Elon Musk non aveva esitato nel definire Semi un veicolo destinato a “rivoluzionare il settore dei trasporti su gomma”. Dopotutto, bastava guardarlo per capire che non si trattava del solito camion americano, e nemmeno del solito camion europeo. La sua forma a proiettile, disegnata per fendere l’aria e risparmiare preziosa energia per spostare un po’ più in là la sosta per la ricarica, e gli interni essenziali e hi-tech non ricordavano nessun altro veicolo sul mercato se non le altrettanto uniche vetture passeggeri di Tesla (nello specifico, la berlina Model 3 presentata un anno prima). Allo stesso modo, unica era anche la scheda tecnica: quattro motori elettrici avevano l’arduo onere di spingere la massa della motrice e del relativo rimorchio a pieno carico (per un totale di 80.000 libbre, circa 36 tonnellate) da 0 a 60 miglia orarie (96 km/h) in 20 secondi. Il tutto con la promessa di un’autonomia, sempre a pieno carico, pari a 500 miglia (circa 800 km). Semplicemente, il camion elettrico con più potenza e più autonomia in quel momento. Quello che non si poteva immaginare è che nessun altro concorrente sarebbe mai riuscito ad eguagliare questi numeri nemmeno cinque anni dopo, nonostante i nuovi modelli di camion elettrici che nel frattempo sono arrivati, seppure timidamente, sul mercato.
Tesla semi
Quelle promesse mantenute
Dall’impresa è possibile dedurre due dati: il consumo medio durante il tragitto è stato inferiore ai 2 kWh di energia per ogni miglio percorso (1,24 kWh/km). Questo significa ottenere negli Stati Uniti un risparmio che può arrivare a 70.000 dollari l’anno se si utilizza un Tesla Semi al posto di un camion diesel equivalente, che costa sì meno ma presenta costi di gestione notevolmente superiori, nonché prestazioni molto più modeste.
Tra le altre specifiche che ritroviamo sul Tesla Semi definitivo figura anche la ricarica ultra-rapida a 1 megawatt (sì, 1.000 kW), potenza che permetterà al camion elettrico di Tesla di ripristinare il 70% dell’autonomia (quindi circa 560 km) in soli 30 minuti ai Supercharger aggiornati alla versione V4 (attualmente, giusto per dare l’idea dell’elevata potenza in gioco, le Tesla più performanti supportano la ricarica a 250 kW).
Singolare è anche l’allestimento della cabina interna di Semi, sufficientemente spaziosa da permettere al conducente di entrarci comodamente in piedi: due display touch da 15 pollici includono la strumentazione, la vista delle varie telecamere e un menu dedicato alle funzioni pratiche, come ad esempio l’abbinamento automatizzato e semplificato con il rimorchio. Presente, infine, anche una console centrale dotata di una base per la ricarica wireless degli smartphone e di diversi vani portaoggetti.
Solo una promessa, rispetto alla presentazione di cinque anni fa, non è stata mantenuta: i motori elettrici non sono più quattro, come previsto inizialmente, ma “solamente” tre, ricalcando di fatto il powertrain delle versioni più potenti delle vetture passeggeri Tesla Model S e Model X.
Perché un camion elettrico?
Durante l’evento, Tesla non ha mancato di sottolineare quanto l’elettrico per il trasporto su gomma possa rappresentare una delle soluzioni più efficaci per ridurre le emissioni climalteranti, nonché quelle inquinanti: basti pensare che i mezzi pesanti, pur componendo soltanto l’1% del totale dei veicoli circolanti negli USA, contribuiscano negativamente al 20% delle emissioni complessive e al 36% delle emissioni di particolato. Numeri sufficienti, per Musk, a giustificare uno dei progetti più ambiziosi dalla fondazione di Tesla. I presupposti per la rivoluzione ci sono tutti.