Tecnologia e manualità, questione di stile
Un abito su tutti, simbolo del lavoro infinito e geniale dell’atelier di Ermanno Scervino: un tubino con le spalle scoperte, il bustier che si scioglie su una silhouette a sirena, di raso matellassè rosa cipria, un ricordo di vecchi corredi con coperte della nonna tenero e ormai dimenticato. “I doposci e gli shearling sono un omaggio al successo che stiamo riscuotendo nelle località montane più famose dove abbiamo le boutique, come St.Moritz, Cortina o Megève dove vendiamo benissimo”, racconta Toni Scervino amministratore unico della maison.
Allo show di Ferrari ci sono John Elkann con la moglie Lavinia accanto ad Emma, star del brand del Cavallino a Sanremo. Rocco Iannone, direttore creativo bravo e competente, saluta Piero Ferrari prima di una sfilata convincente e azzeccata. “Questo è il mio sesto appuntamento coi defilè – dice Rocco – e sono orgoglioso di mostrare manualità e tecnologia come nella storia. Sono partito dal corpo di uomini e donne e dall’energia che racconta, con una ricerca sartoriale precisa partendo dal blazer che è la quintessenza di Ferrari”. Linee forti che diventano però anche eteree come per gli abiti da sera, come quello indossato da Mariacarla Boscono. Rosso fiammante per i primi tre modelli solo su ordinazione, poi un crescento di scuri fino al nero ma lucido, quasi lunare, Denim trattato con una resinatura speciale, velluti contaminati da fili d’oro, new face in passerella come la bella Penelope.
Un compito certo non facile per l’importanza del brand e il suo heritage, interpretato con rispetto e attenzione al patrimonio culturale. Magnifica la pelle, lavorata come seta, per uomini e donne che scelgono Ferragamo per distinguersi: cappotti e abiti dalle linee morbide, sottolineate da cinture impunturate e sciolte, un inizio military in verde d’ordinanza e poi i neri, i rossi Ferragamo, un incantevole abito da sera giallo per il finale. Cuissard e borse al top, ai piedi scarpe malandrine di piume di struzzo svolazzanti, rosa nude per sottovesti di catenelle, paillettes giganti a scaglie, cappotti severi coi baveri alzati nel vento.
Le uniformi dei college inglesi hanno ispirato Elisabetta Franchi, imprenditrice-stilista che da Bologna ha conquistato il mondo; sul boccascena della passerella ha ricostruito l’immagine di una biblioteca piena di libri. Una moda giovane e spensierata la sua, per una donna che trasgredisce con grazia, vestendo cardigan di maglia inglese sugli abiti da sera di paillettes, camicie di cotone e minikilt scozzesi sotto i cappotti grigio fumo di Londra, cravatte, stemmi ricamati, sneakers dal sapore vintage. L’uniforme è anche il pullover che diventa abito, giacche maschie, byker di denim grigio spalmato e usurato sopra leggings maculati, in un defilè gioioso aperto e chiuso dalla modella Stella Lucia.