A dieci anni dalla scomparsa, la figura dell'Ex presidente del centro stile e dell'Unione Industriale è stata celebrata a Torino
Sono già trascorsi dieci anni dalla scomparsa di Sergio Pininfarina, avvenuto il 3 luglio 2012, eppure la sua figura è più che mai attuale, come hanno dimostrato i molti tributi che ieri sera, in una conferenza stampa organizzata a Torino, all’Unione Industriali di cui è stato presidente dal 1978 al 1984, ne ha celebrato l’impegno e l’eredità.
A rendere così completa e importante la sua opera è stata la capacità di guardare avanti, spingendo la stessa azienda di famiglia a puntare oltre l’eccellenza automobilistica, e affrontare le sfide con un atteggiamento autorevole ma mite che gli ha permesso di muovere passi importanti anche sulla scena politica, come ricordato da alcuni degli ospiti intervenuti a rendergli omaggio.
L’auto, il design e l’identità
Nel suo intervento, che ha aperto la breve tavola rotonda moderata dal giornalista Marcello Sorgi, ha però tenuto a sottolineare l’importanza della figura paterna anche in ambito familiare, definendolo “un ottimo figlio, un ottimo padre e un ottimo nonno”.
Di lui cita la fase: “Bisogna che anche senza vedere il marchio del Cavallino, chi guarda queste auto le riconosca immediatamente come delle Ferrari”.
Dello stesso tenore Antonio Ghini, ex direttore comunicazione di Ferrari che attraverso alcun aneddoti, come quello sull’eliminazione dell’alettone inizialmente previsto sulla Ferrari Enzo, ha sottolineato l’atteggiamento comprensivo e consapevole del Pininfarina imprenditore.
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Sergio Pininfarina con la Maserati GranTurismo
Sergio Pininfarina con i figli Lorenza, Paolo e Andrea e la Alfa Romeo Dardo
I meriti oltre l’azienda
Gli altri interventi, da quello di Giorgio Marsiaj, presidente e AD di Sabelt, a quelli di altre personalità del giornalismo, della comunicazione e della politica come Beppe Facchetti e Gianni Letta, ne hanno ricordato l’impegno fermo ma sempre corretto e disponibile in Confidustia, il rapporto rispettoso e cauto nei confronti della stessa politica che lo ha visto impegnato nel ruolo di parlamentare europeo e di senatore a vita della Repubblica Italiana.
Ma anche, a coronamento e collante di tutti questi aspetti, quello quasi spontaneo e gratificante di eccellente rappresentante, se ambasciatore dovesse suonare troppo impegnativo, dell’italianità e della torinesità nel mondo, che gli ha procurato nel tempo dimostrazioni di stima e rispetto da persone semplici come di manager e governanti.