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Normativa Euro 7, i limiti e le restrizioni: tutto quello che c'è da sapere

normativa euro 7, i limiti e le restrizioni: tutto quello che c'è da sapere

Dopo mesi di attesa e rinvii, la Commissione europea ha finalmente divulgato le sue proposte per definire i limiti sulle emissioni della prossima normativa Euro 7. A differenza di quanto fatto in passato, infatti, questa nuova tornata andrà ad impattare su tutti i veicoli a motore, elettriche incluse, inglobando sull’analisi degli elementi inquinanti (oltre a ossidi di azoto, particolato e NOx) anche le particelle generate da freni e pneumatici.

E la CO2? Semplice, non è stata considerata dal momento che il già approvato piano Fit For 55 prevede una riduzione totale delle emissioni di anidride carbonica per il 2035, per auto e furgoni. L’entrata in vigore dell’Euro 7 è prevista per il 2025 (auto e furgoni) mentre il 2027 è la data per i mezzi pesanti, esclusi marchi e modelli di nicchia, che seguono un iter alternativo.

Auto, furgoni, autobus e veicoli commerciali pesanti

Si estende il campo di applicazione della normativa, sempre in ottica 2035, determinando di fatto un azzeramento di massa delle emissioni imputate all’ambito dei trasporti su strada. Facendo un raffronto con la precedente limitazione, ora sarà ridotta l’emissione di NOx del 35% per auto e furgoni mentre i mezzi pensati potranno raggiungere valori inferiori anche del 56%. L’impianto frenante, nuovo aspetto tenuto in considerazione dalla Normativa Euro 7, vedrà una riduzione del 27% degli agenti inquinanti mentre il particolato si ridurrà del 13% e 39% per auto e mezzi pesanti. L’obiettivo di Bruxelles è quello di trattare allo stesso modo qualsiasi mezzo di trasporto stradale, senza distinzioni tra tecnologie e alimentazioni. Un aspetto che, a nostro avviso, rischia di recare più complicazioni allo sviluppo di nuove tecnologie – o al loro impiego pratico su strada. Tra le novità “osservate” dalla normativa Euro 7 rientrano, come accennato, anche le particelle più fini, come quelle scaturite dall’impianto frenante e dalla durata delle batterie, inglobando perciò anche i veicoli elettrici. Sotto la lente d’ingrandimento anche i veicoli usati Euro 6, che dovranno rispettare i requisiti fino a 200 mila km o 10 anni di utilizzo, cifre raddoppiate rispetto alla norma attualmente in vigore.

Listini in (ulteriore) rialzo

Come se non bastassero i frequenti rincari sui listini del nuovo, c’è da aspettarsi una futura impennata dei prezzi, che la Commissione europea pronostica tra i 90 e 150 euro per modello, nonostante – crediamo – che l’aumento effettivo sarà ben superiore. “I benefici di un minor inquinamento supererebbero di gran lunga i costi per produttori, fornitori e clienti finali”, conclude l’UE. La Commissione prevede anche una costante e graduale riduzione dei costi della tecnologia dei veicoli elettrici, a fronte di una maggior adozione e commercializzazione. Nuovo anche lo standard con cui verranno effettuati i test sulle emissioni, RDE (Real Driving Emission), mandando probabilmente in pensione l’attuale standard WLTP e il già superato NEDC.

I feedback dal mondo automotive

Come sembra lecito aspettarsi, non si sono fatte attendere le polemiche dagli enti legati al mondo auto. L’ACEA (Associazione dei Costruttori di Auto Europei) si è mostrata preoccupata, stimando un guadagno ambientale non proporzionato all’ingente aumento di costi e impedimenti progettuali dei futuri veicoli, come spiega anche il presidente Oliver Zipse. Parlando invece di tempistiche, se il pacchetto legislativo non sarà pronto prima del 2024, risulterebbe piuttosto surreale pensare di adeguare i futuri modelli e versioni in tempo per luglio 2025.

Modelli incerti e a rischio

Molte voci si sono quindi sollevate a seguito delle prime notizie scaturite dalla Commissione Europea. Con un sempre più limitato campo d’azione dei veicoli nei segmenti piccoli (B e C), la normativa Euro 7 rischia di dare il colpo di grazie a molte vetture compatte. Oltre ai produttori Premium, che hanno messo in discussione il futuro di Audi A3, BMW Serie 1 e Mercedes Classe A, si aggiunge anche Volkswagen con la storica Polo, come spiegato anche da Thomas Schäfer, CEO di Volkswagen, che ha stimato l’aumento del listino da 3.000 a 5.000 euro a parità di motore e allestimento (piuttosto lontano dalle ipotesi fatte dalla Commissione europea, ndr.)

Sarà incerto anche tutto il mondo delle citycar, vetture estremamente pratiche per il cliente europeo ma dai bassi margini di profitto per i costruttori. La bassa tecnologia di questi veicoli consentiva, fino a qualche anno addietro, di tenere bassi i costi finali, ma già negli ultimi tre anni abbiamo assistito ad un significativo aumento dei costi delle vetture più piccole, ormai prossime al segmento B a livello di cifre, senza considerare quei modelli già costretti a dire addio al mercato.

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