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MotoGP | Perché l'unione tra Pramac e Yamaha è la soluzione migliore per tutti

La Ducati ha infine optato per trattenere Marquez piuttosto che promuovere Martin, che indosserà la tuta del marchio di Noale a partire dal 2025. Queste mosse avranno un’influenza decisiva sui piani futuri del Prima Pramac Racing, che sta seriamente pensando di smettere di correre con le moto della Casa di Borgo Panigale, con cui forma un tandem dal 2005, per assecondare i desideri della Yamaha.

Il costruttore dei tre diapason rimpiange da due anni il mancato rinnovo dell’accordo con la RNF Racing, che gli ha fatto perdere due delle quattro M1 che aveva in pista. Questa decisione, nell’attuale contesto del campionato, dove la Ducati è riuscita a fare la differenza grazie alla quantità di dati che raccoglie e analizza dalle sue otto Desmosedici GP, ha avuto un impatto enorme sui risultati della scuderia di Iwata, che sta attraversando uno dei momenti peggiori della sua storia moderna: è penultima nella classifica costruttori, davanti solo alla Honda, e il suo unico team è penultimo.

A differenza della HRC, la Yamaha si sta muovendo in nuove direzioni. Ha assunto Max Bartolini per la gestione tecnica e Marco Nicotra per l’aerodinamica, entrambi provenienti dalla Ducati. Nonostante il nuovo approccio e le nuove dinamiche di lavoro introdotte, entrambi sarebbero lieti di raddoppiare il numero di prototipi da cui analizzare i dati.

Lin Jarvis, il massimo dirigente della divisione sportiva dell’azienda giapponese, lascerà il suo posto alla fine di questa stagione. Il britannico si è posto due obiettivi prima di farsi da parte. Il primo, raggiunto prima dell’inizio del Campionato del Mondo, era il rinnovo di Fabio Quartararo. Il secondo era quello di riportare la formazione satellite.

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Paolo Campinoti e Gigi Dall’Igna, Ducati Team

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

“Sarebbe la cosa migliore per il campionato e anche per la Yamaha”, ha riconosciuto Jarvis, parlando con Motorsport.com ad Austin, “direi che avremo una risposta intorno al Mugello”, ha detto. A Motorsport.com risulta che proprio in Texas, e senza che Jarvis avesse un peso diretto sulla questione, i rapporti tra Pramac e Ducati hanno iniziato a diventare seriamente tesi.

Campinoti, proprietario del team toscano, ha in mano la possibilità di estendere per altri due anni (fino al 2026) l’accordo che manterrebbe il suo status di unica squadra con il supporto della Casa bolognese, con il seguente risultato: due Desmosedici GP di ultima generazione, identiche a quelle guidate da Marquez e Pecco Bagnaia.

Tuttavia, Ducati, nella sua ansia di contenere le spese per la MotoGP, che sono nuovamente salite alle stelle, ritiene che ci siano opzioni più interessanti. La più seducente metterebbe VR46 al posto di Pramac. È proprio questo che infastidisce Campinoti, che ritiene di non meritare un simile trattamento da parte della Ducati dopo tanti anni di vogate e remate, quando i risultati non arrivavano come ora.

“Il rischio di perdere Pramac è reale”, ha confermato a Sky il direttore generale di Ducati Corse, Gigi Dall’Igna, alla fine della scorsa settimana. Durante il Gran Premio d’Italia, il team manager di Pramac, Gino Borsoi, aveva dato per scontato che la sua squadra avrebbe mantenuto le due GP25, ma il direttore sportivo di Ducati Mauro Grassilli ha chiarito poche ore dopo che Pramac non aveva ancora ufficializzato la clausola.

“Stiamo lavorando duramente dall’inizio della stagione con l’intenzione di continuare per altri due anni, ma non abbiamo ancora la conferma scritta. La vogliamo al più presto”, ha commentato Grassilli. A Motorsport.com risulta che il rinnovo del contratto tra le due parti sia automatico e che Pramac debba informare Ducati solo se vuole romperlo, entro la fine di luglio. E vista la rabbia di Campinoti, non sarebbe sorprendente se aspettasse fino all’ultimo minuto per rivelare i suoi piani alla Ducati.

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Fabio Quartararo, Lin Jarvis, Yamaha Factory Racing

Foto di: Yamaha

A questo punto, dopo che Martin ha legato il suo futuro a quello dell’Aprilia e senza trascurare la stanchezza di Campinoti, non stupirebbe nessuno che la possibilità di accettare la proposta della Yamaha abbia assunto un peso molto maggiore rispetto a quella di rimanere in Ducati.

Soprattutto perché trattenere la GP25 comporterebbe l’obbligo di un investimento significativo, senza poter lottare per podi, vittorie e titoli: l’addio del #89 significherebbe dover cercare un sostituto per affiancare Fermin Aldeguer, che debutterà in MotoGP il prossimo anno. Con uno scenario del genere, non sorprende che ci sia chi ritiene che l’investimento presenti un certo rischio. Al contrario, la necessità costringe la Yamaha ad offrire condizioni molto più vantaggiose sotto tutti gli aspetti, anche se il momento di dire “sì” è adesso.

Da parte sua, VR46 ha cambiato strategia. Fino a un paio di mesi fa, Uccio Salucci dichiarava di voler assumere un ruolo più importante all’interno dell’orbita Ducati. Ora la discrezione è diventata la regola, poiché sia Salucci che Pablo Nieto, il team manager della squadra di Tavullia, sanno che il tempo e la tensione esistente sono dalla loro parte.

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