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MotoGP | Bagnaia: "Ho fatto il matto al primo giro, ma dovevo stare davanti"

Gli altri si esalteranno nelle Sprint, ma il re della domenica della MotoGP è sempre lui, Pecco Bagnaia. Il campione del mondo in carica era parso in difficoltà nella gara corta di ieri in Qatar, conclusa al quarto posto con delle fastidiose vibrazioni del posteriore innescate da un innalzamento delle pressioni delle gomme.

Come sempre, lui e la Ducati hanno dimostrato di essere i più bravi di tutti a reagire. Nel Warm-Up la squadra ha azzeccato una modifica sulla sua Desmosedici GP, ma anche Pecco ha adattato il suo stile di guida ai problemi riscontrati ieri.

Ma Soprattutto il piemontese ha capito che la chiave per fare l’impresa era portarsi davanti fin dalle primissime battute ed ha sfoderato un primo giro spettacolare, prendendo il comando dalla seconda fila nello spazio di appena quattro curve (32″ per la precisione) con una grande partenza e due sorpassi aggressivi su Brad Binder e Jorge Martin. Una volta in testa, ha tenuto un ritmo tra l’1’53” basso e l’1’52” basso che lo ha reso praticamente inattaccabile, lanciandolo verso il suo 19° successo nella classe regina e verso la leadership della classifica iridata dopo questo primo round.

“La strategia era la stessa di ieri, ma ieri alla partenza non ero riuscito ad avere un buono stacco della frizione. La differenza più grande è stata come ho gestito la performance, perché ieri provavo a fare tutto in percorrenza e si è creato questo chattering incredibile. Oggi invece ho provato a fare qualcosa di diverso, che ha funzionato molto meglio. Sicuramente la Sprint di ieri ci è servita anche per individuare quale fosse il problema e risolverlo questa mattina nel Warm-Up. Abbiamo fatto un ottimo lavoro anche questa volta”, ha detto Bagnaia ai microfoni di Sky Sport MotoGP dopo aver eguagliato i 19 successi di Barry Sheene nella classe regina.

Francesco Bagnaia, Ducati Team

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Quando poi gli è stato chiesto nello specifico cosa ha cercato di fare diversamente, ha spiegato: “Non ho mai strafatto con la gomma posteriore, perché ieri è stato un disastro. Era fondamentale frenare molto forte ed aspettare un attimo in più con il gas per cercare di non usare troppo il posteriore, quindi sono arrivato a fine gara perfetto. Ho iniziato un pelino più piano per poi iniziare a scendere con i tempi. Ogni volta che qualcuno si avvicinava un po’ di più, provavo subito a riallungare. E’ stato tutto perfetto, la mia squadra ha fatto ancora un lavoro incredibile”.

Il primo giro all’arrembaggio, però, era la chiave su cui aveva deciso di provare a costruire questo successo: “Il primo giro lo avevamo studiato con la squadra, pensando di provare a sfruttare le gomme molto di più di quello che sarebbe servito: era troppo importante mettersi davanti, perché ieri la pressione delle gomme era salita troppo. Però era fondamentale e appena ho visto il varco su Binder mi sono buttato dentro”.

“Poi Martin è stato un po’ troppo conservativo alla curva 3 e l’ho passato in staccata. Ma in ogni caso avrei fatto di tutto per finire il primo giro in testa e da lì iniziare a gestire un po’, perché era troppo importante. Ieri perdevo in frenata, perché quando sei in scia, soprattutto alle KTM, fai più fatica, quindi ho cercato di fare il matto da subito per essere primo”, ha aggiunto.

Tra la modifica di setting e il modo in cui ha adattato la sua guida invece sembra aver dato più o meno lo stesso peso ad entrambe le cose: “Sicuramente l’aver guidato in questo modo ha aiutato di più, però il setting mi veniva dietro, perché riuscivo ad usare meno la gomma posteriore. Diciamo che è venuto tutto di conseguenza”.

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