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La patente del Motosega

la patente del motosega

(note) – GettyImages-1701035489.jpg – 3408315 – esterne-2637538c-6c4a-4699-8f75-fffd9c9e411f – image/jpeg – inviato da “c.renda” BUENOS AIRES, ARGENTINA – SEPTEMBER 25: Presidential candidate Javier Milei of La Libertad Avanza lifts a chainsaw next to Buenos Aires province governor candidate Carolina Piparo of La Libertad Avanza during a rally on September 25, 2023 in San Martin, Buenos Aires, Argentina. (Photo by Tomas Cuesta/Getty Images)

Argentina si conferma terra di asado, di fútbol e di hacker. Ha creato grande scalpore la notizia del maxi furto del database di tutte le patenti di guida nazionali, accompagnato dalla richiesta di riscatto e da un chiaro messaggio politico, operato da un singolo pirata informatico.

Si tratta di 5,7 milioni di patenti di guida, anche di politici e personaggi dello sport e dello spettacolo: un file di 1,25 terabyte che contiene i dati personali – nome, indirizzo, gruppo sanguigno e firma – di ognuno degli “automobilisti”. Il governo di Buenos Aires conferma la sottrazione dei dati e, d’altro canto non avrebbe potuto fare diversamente, visto che sono state contestualmente diffuse le patenti del presidente Javier Milei, del ministro della Sicurezza Pubblica Patricia Bullrich e del ministro della Difesa Luis Petri.

Il messaggio politico è proprio nei tre profili scelti, perché il pirata informatico incolpa le massime autorità, di “non essere interessati ad avere un piano di sicurezza informatica, come negli altri paesi del mondo”. L’hacker chiede 3.000 dollari per i 5,7 milioni di documenti rubati. Insomma, non una grande cifra, tutto sommato, per un personaggio che rischia grosso anche perché è più che sospettato di aver sottratto 116mila foto dal Registro nazionale delle persone (Renaper) a inizio aprile.

Al Clarín, l’esperto Mauro Eldritch, direttore della Birmingham Cyber Arms, spiega che “il fatto è particolarmente grave perché espone informazioni difficilmente ottenibili con altri mezzi, come il gruppo sanguigno, le disabilità del conducente, il tipo di patente e le categorie di veicoli omologati”. Mentre l’hacker ribadisce la sua convinzione: “Spetta all’Argentina cambiare rotta e prendere sul serio la sicurezza informatica”, il governo assicura che sono state adottate tutte le misure necessarie per bloccare futuri cyberattacchi.

L’Argentina è terra di hacker e spesso ne rimane vittima. Risale a diversi anni fa un’approfondita analisi del New York Times sul fenomeno dell’hacking in Argentina. Tra le testimonianze, particolarmente interessante è quella di Norma Morandini, senatrice della Provincia di Cordoba: “Quelli di noi che sono diventati maggiorenni sotto una giunta militare, a cui è stato detto quali libri leggere, quali film guardare, quale Dio adorare, hanno dovuto imparare ad aggirare le leggi. Per noi l’hacking è diventato uno stile di vita”. Ingannare il sistema, come forma di sopravvivenza.

Solo per ricordare alcuni casi recenti, perché la lista è lunga: a ottobre 2021 venne violata la rete informatica del governo e sottratti i dati delle carte d’identità; nel marzo 2022 il gruppo di ransomwar Vice Society pubblicò 30mila files con dati del Senato; nel settembre 2022 il gruppo Play prese di mira la Legislatura di Buenos Aires. Stavolta, però, a quanto pare, è bastato un singolo pirata a prendersi un cospicuo bottino di dati sensibili.

A finire nel mirino, come tante cose in queste settimane in Argentina, è il “Piano motosega” di Javier Milei, che prevede una serie di drastici tagli alla spesa pubblica, nel tentativo di riformare un’economia piegata da un’inflazione spaventosa che deprezza la valuta e alimenta una povertà galoppante. Per Milei è colpa di uno stato che spreca e perde denaro pubblico in mille rivoli, da cui sugge la casta politica. L’hacker lancia il suo messaggio: la sicurezza digitale richiede leadership e investimenti; tagliare soldi pubblici è un’arte, non è sempre la cosa giusta da fare. Specie quando si parla della sicurezza dei cittadini.

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