Prove

Jaecoo 7: prezzi, interni, dimensioni, motori, uscita, opinioni

Ve lo dico subito: questo non è un primo contatto come quelli a cui siete abituati. Per vari motivi. Il primo è che la Jaecoo 7 che arriverà da noi potrebbe essere leggermente diversa nel setup rispetto a quella su cui sono salito io. Il secondo è che l’ho potuta guidare – nel parcheggio del FantaWild, un parco divertimenti a Wuhu, quasi 400 km a ovest di Shanghai – per poco, su un percorso delimitato da coni. Sensazioni di guida a parte, ho potuto toccare con mano la nuova Suv che il gruppo Chery porterà in Italia, con prezzi attorno ai 40 mila euro, a dicembre insieme alla Omoda 5, raccogliendo impressioni e dettagli in attesa di poterle guidare entrambe con un po’ più di calma su una strada vera e propria.

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Il colosso cinese Chery crede molto nei nuovi marchi, tanto che per il 2030 punta ad arrivare a vendere 1,4 milioni di Omoda e Jaecoo a livello globale.

Ambizioni (molto) elevate. Prima di iniziare, però, devo raccontare i retroscena di questo progetto, così che possiate capire cosa arriverà nelle nostre città nei prossimi mesi. Chery è un gruppo parastatale cinese ed è uno dei più grandi produttori di mezzi di trasporto al mondo (fanno anche scooter, camion, bus e tanti altri mezzi): forse lo avete sentito nominare perché sulla base dei loro modelli nascono alcune delle vetture del marchio Dr. Ora però, oltre a continuare la fornitura per Di Risio, il colosso cinese ha deciso di entrare in Europa con due marchi nati per l’occasione: Omoda e Jaecoo. Che faranno – ovviamente – delle Suv di taglia media (ma più avanti arriveranno anche modelli più grandi e più piccoli). Gli obiettivi annunciati dal gruppo sono estremamente ambiziosi: già quest’anno il colosso vuole consegnare 200 mila Omoda e Jaecoo (sono già in vendita in Cina con marchio Chery), per poi raddoppiare questa cifra nel 2024. Il target di vendite globali nel 2030 è di 1,4 milioni di unità, conquistando più del 2% del market share a livello mondiale (Cina esclusa). Numeri davvero ambiziosi.

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Jaecoo 7 (2023)

Jaecoo 7, i numeri. Più lunga di 10 centimetri esatti rispetto alla Omoda 5, la Jaecoo 7 ha una lunghezza di 4.500 mm, una larghezza di 1.865 mm, un’altezza di 1.680 mm e un passo di 2.650 mm. L’aumento di taglia ha fatto salire il peso a 1.634 kg (a secco), ma anche lo spazio a bordo, compreso quello per i bagagli: il volume dichiarato per il bagagliaio è di 424 litri. Dentro il cofano c’è un quattro cilindri 1.6 turbobenzina (che dovrebbe essere lo stesso, con taratura diversa, della Omoda 5 nonostante la scheda tecnica dichiari 2 cm3 in meno – 1.598 – per la Jaecoo) da 186 CV (136,5 kW dichiarati) e 275 Nm di coppia massima con cambio automatico doppia frizione a sette rapporti con trazione anteriore (l’integrale arriverà il prossimo anno, ma solo sulla plug-in hybrid, che avrà batterie da 19 kWh per 100 km d’autonomia elettrica dichiarata). La velocità massima è di 210 km/h, mentre il consumo medio omologato nel ciclo cinese è di 7,1 l/100 km: curiosamente, il costruttore dichiara un’omologazione Euro 5 per questa vettura, ma i modelli che arriveranno in Italia saranno sicuramente degli Euro 6D. Le sospensioni sono indipendenti su entrambi gli assi, con MacPherson davanti e multilink dietro, mentre i cerchi di lega da 19” montano pneumatici 235/50. La dotazione di serie comprende anche climatizzatore bizona, regolazione elettrica dei sedili (riscaldabili sia davanti sia dietro), tetto panoramico, apertura elettrica del bagagliaio, guida assistita di livello 2 (con mantenimento della traiettoria), telecamere a 360° e infotainment da 14,8” compatibile con Android Auto e Apple CarPlay.

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Gli interni della Jaecoo 7: a dominare la plancia c’è un grande schermo verticale dell’infotainment (da 14,8″) che può essere collegato a smartphone Android e Apple.

Jaecoo 7, com’è. Inizio col dire che mi è piaciuta molto di più della Omoda 5. Sarà per il design (in stile un po’ britannico) o per la maggiore cura nei dettagli, ma questo modello – da fermo – mi ha convinto. La qualità delle plastiche utilizzate mi è sembrata migliore, davanti ci sono doppi vetri pensati per rendere più silenzioso l’abitacolo e l’impatto visivo degli interni è nettamente più moderno: schermo verticale da 14,8” per l’infotainment (con una buona risoluzione e un’elevata fluidità grazie al processore Qualcomm 8155, ma con qualche dettaglio migliorabile, come per esempio la fastidiosa voce che ripete il nome della modalità di guida quando la si seleziona), quadro strumenti digitale e una plancetta separata (a sfioramento) per il climatizzatore creano un ambiente minimalista ma curato. I sedili sono confortevoli e hanno delle regolazioni elettriche, mentre il volante (che anche in questo caso può scorrere in altezza e profondità) si deve regolare a mano. Nella mia posizione di guida (sono alto 185 cm circa), però, non sono riuscito a trovare una combinazione che mi consentisse di vedere tutto il quadro strumenti, che veniva coperto nella parte alta dalla corona. Su questo modello si ha ancora più agio per testa e gambe rispetto alla Omoda 5, soprattutto dietro, ma anche in questo caso il bagagliaio non è enorme: è profondo ma l’altezza tra il piano e il tendalino non è elevata (c’è però da dire che sotto c’è una ruota di scorta vera e propria). Sulla Jaecoo 7 si viaggia ancora più in alto rispetto alla “cugina”, con gambe non molto distese, e tutto questo si ripercuote anche sulla guida: l’assetto è estremamente morbido e in curva l’auto rolla parecchio, riducendo la sensazione di stabilità percepita dal guidatore. Lo sterzo, poi, è un po’ vago: non eccessivamente leggero, è molto demoltiplicato e risponde con lentezza agli input del guidatore. A sua discolpa devo però dire che l’esemplare che ho guidato non è ancora definitivo e i modelli che arriveranno in Europa potrebbero avere un setup diverso. Quello che mi ha convinto è invece il motore, almeno dal punto di vista delle prestazioni (sui consumi ne riparleremo): con 186 CV, il 2.0 turbobenzina spinge forte, tanto forte che richiederebbe un assetto più sportivo e dei freni con maggiore mordente. Insomma, la sostanza c’è, ma (per dirla come quelli bravi) richiede ancora un po’ di fine tuning.

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