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Citroen Traction Avant, la pioniera "tutta avanti"

Il poeta americano Robert Lee Frost disse: “In tre parole posso riassumere tutto quello che ho imparato sulla vita: si va avanti”. Le automobili rientrano nella categoria dei fattori variabili dell’esistenza, quelli rivestono un’importanza relativa e dipendente dal valore che il singolo soggetto trasmette alla cosa anche se, indiscutibilmente, le quattro ruote si legano a molti aspetti delle giornate di ognuno. Ci accompagnano a lavoro, a svolgere mansioni di vario tipo, ci permettono di raggiungere mete per divertirci o svagarci. Sulle auto si pensa, si riflette, si studiano le tattiche per affrontare al meglio la quotidianità. Parafrasando Lee Frost, se c’è un’auto che ha guardato avanti per migliorare la vita degli esseri umani, quella è senza dubbio la Citroen Traction Avant.

Animata dall’innovazione

L’ottobre del 1929 è ormai alle spalle, la grande crisi innescata dal crollo della borsa di Wall Street ha già esaurito le sue pulsioni di catastrofismo, quando André Citroen, il grande fondatore dell’omonima azienda automobilistica, decide che fosse il momento di scrollare l’immobilismo del panorama motoristico offrendo qualcosa di audace e differente. Se tutti indossano un abito grigio, loro devono virare su un completo blu; se gli altri decantano le poesie, loro avranno l’irriveranza e la dinamica di un concerto jazz. Il patron del Double Chevron è un innovatore nato, da sempre affascinato dalla tecnologia e dal progresso. Le sue auto devono distinguersi dalle altre per soluzioni tecniche che puntino al futuro. La Citroen deve essere la lepre da inseguire, mai il cacciatore. Fatte le dovute premesse, bisogna andare a sostituire tre modelli di successo in un colpo solo (8CV, 10CV e 15CV), offrendo ai clienti qualcosa di mai visto fino a quel momento in una vettura di serie. La parte dell’estro e della fantasia stilistica viene consegnata a Flaminio Bertoni, mente costantemente ispirata e delicata mano sulla quale forgiare i sogni, mentre le soluzioni tecniche vengono affidate al progettista André Lefèbvre. Il risultato finale porta alla nascita della 7CV, che per tutti sarà semplicemente la Citroen Traction Avant. È il 1934, il mondo dell’auto è ancora tutto da scoprire, ma i francesi di Quai de Javel stavolta si rivelano più pionieristici degli altri.

Citroen Traction Avant

Figlia di uno spirito avanguardista

A onor del vero, in Citroen non si sono inventati niente di nuovo, ma hanno avuto il coraggio e l’intuizione di adottare sulla propria macchina delle ideazioni geniali che altri avevano soltanto sperimentato su esemplari da corsa o, più semplicemente, da esibizione. Certo, il lavoro di Bertoni era ammirevole per il suo senso avveniristico, anche perché fino a quel momento nessuno aveva osato delle linee così snelle, filanti e basse; troppo spesso le automobili dell’epoca subivano ancora il retaggio delle vecchie carrozze. Tuttavia, quello che l’equipe di Lefèbvre fu in grado di fare riuscì a sbalordire la platea mondiale, ed è ciò che si nascondeva al di sotto delle eleganti vesti. Sulla Traction Avant venivano messe insieme: trazione anteriore, telaio monoscocca e carrozzeria in acciaio. Un trittico di scelte usuale per un’auto moderna, ma immaginare di osservarlo su macchina nel pieno degli anni Trenta fa capire la portata di innovazioni che si faceva carico questo modello. Erano del tutto nuovi anche i supporti del motore, in gomma, così come lo era il pacchetto delle sospensioni, che all’avantreno contava su uno schema a ruote indipendenti. In sintesi, lo studio effettuato da tecnici transalpini permetteva alla nuova Citroen di destreggiarsi amabilmente in curva, grazie a una rigidità torsionale eccellente e, al tempo stesso, di viaggiare in massimo comfort alla caccia di lunghe mete. Tutti i signori dotati di cilindro e monocolo erano avvisati.

La Citroen Traction Avant si rivela fragile

Giocare con la sperimentazione può essere pericoloso come fare all-in al Casinò di Montecarlo, che è un po’ quello che fece André Citroen con la Traction Avant. Lo sviluppo rapido e costoso prosciugò le casse dell’azienda transalpina, che si ritrovò all’improvviso a gambe all’aria. L’innovativa creatura del Double Chevron si rivelò tanto moderna quanto fragile, infatti avrebbe necessitato di una gestazione più lunga, di una fase di messa a punto più laboriosa, di modo che non fosse offerta in pasto al mercato, sempre spietato, sotto forma di automobile complessa e difettosa. I primi esemplari furono tempestatati da numerosi difetti di fabbricazione e da altrettanti malfunzionamenti: fu inevitabile adottare da parte della casa madre un massiccio richiamo con conseguenti (e sanguinose) modifiche. Il risultato finale fu una stroncatura da parte del giudice più impietoso, gli automobilisti, con successiva cessione dell’azienda. Nel 1935, il fondatore André Citroen, ormai sul lastrico, cedette i diritti della sua creazione a Michelin.

Un lungo viaggio

I nuovi proprietari si riunirono intorno a un tavolo e si interrogarono se insistere sulla Traction Avant, che più di una voce l’aveva bollata ormai come auto da evitare. Alla fine del conciliabolo fu presa la decisione di persevare su quanto pensato da André Citroen, anche se andavano limitati i difetti e migliorate le criticità. Alla vettura del Double Chevron fu assegnata una squadra di tecnici che fece adeguatamente il proprio dovere, tanto che il proseguo della carriera fu luminoso e la Traction Avant riuscì ad arrivare indenne fino al 1957, superando anche l’invasione e l’occupazione dei tedeschi in Francia. Su di lei cadde il sipario dopo quasi 760.000 unità vendute e un titolo di “francesità” paragonabile a quello del formaggio Camembert. La sua sostituta fu la Citroen DS, la dea, un’altra automobile che ha inciso non poco sulla vita delle persone.

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