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Bentley: dopo un secolo a Crewe si producono ancora le regine di Le Mans

Grazie al Continuation Programme, Bentley continua a produrre la Speed Six e la Blower, due delle vetture più iconiche delle primissime edizioni della 24 ore di Le Mans – di CARLO PLATELLA

Preservare la storia è particolarmente importante per gli appassionati di automobile, qualcosa che in generale contraddistingue l’essere umano in quanto tale. Bentley tuttavia ritiene che le testimonianze del passato non debbano essere semplicemente conservate, bensì debbano continuare a vivere nel presente. Da questa convinzione nasce il Continuation Programme, iniziativa che va oltre il semplice restauro. A Crewe infatti si continuano a produrre alcuni dei modelli più preziosi e antichi della storia Bentley, rispettandone le caratteristiche, i materiali e le tecniche produttive originali. Fiore all’occhiello del programma sono due vetture risalenti alla prima decade della 24 ore di Le Mans, rimaste nell’immaginario collettivo: la Blower e la Speed Six.

La Speed Six

A fine 1928 Bentley si è aggiudicata tre delle sette edizioni sin lì disputate della 24 ore di Le Mans. L’ultimo successo del marchio inglese in particolare poggia sul 4 cilindri in linea da 4.5 litri, concepito da Walter Owen Bentley in persona. Il motore vanta soluzioni avveniristiche per l’epoca, tra cui pistoni in alluminio, alberi a camme in testa, doppia accensione e quattro valvole per cilindro. Tuttavia, nel 1928 Bentley è consapevole di doversi spingere ancora oltre per mantenere la propria superiorità su una concorrenza in rapido recupero. La risposta è la Speed Six, equipaggiata con il nuovo 6 cilindri in linea da 6.5 litri capace di erogare 200 cavalli in configurazione gara. Il debutto a Le Mans non tradisce le aspettative, con Woolf Barnato ed Henry Birkin che si aggiudicano la 24 ore del 1929.

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La Blower

Proprio Birkin, baronetto ed ex pilota di aerei da combattimento, è dell’idea che aumentare la cilindrata non sia l’unica strada per sprigionare più cavalli. L’inglese è convinto infatti che il vecchio 4.5 litri possa essere spremuto di più se accoppiato a un compressore, proposta però che non raccoglie i favori di W. O. Bentley.  L’ideatore del 4 cilindri infatti ritiene che la sovralimentazione risulterebbe “una perversione per il progetto del motore e ne corromperebbe le prestazioni”. Henry Birkin a quel punto non trova altra soluzione che rivolgersi a Woolf Barnato, CEO dell’azienda, il quale gli concede l’autorizzazione a procedere.

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Birkin commissiona la realizzazione di oltre 50 esemplari da 4.5 litri, necessari a soddisfare i requisiti di omologazione per Le Mans. Successivamente questi vi installa un compressore volumetrico sviluppato dall’ ingegner Amherst Villiers, portandone la potenza da 130 a 240 cavalli. Fondamentale alla riuscita del programma è il finanziamento di Doroty Windham Paget, che da imprenditrice di corse ippiche inizia a sviluppare anche un interesse per i motori.

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Alla 24 ore di Le Mans del 1930 il team ufficiale Bentley schiera le Speed Six ufficiali, affiancate dalle 4.5 litri sovralimentate di Birkin, ribattezzate Blowers. Al volante della sua creatura proprio Birkin dà vita a un esaltante duello con la Mercedes di Rudolf Caracciola, allungando sul gruppo di inseguitori, comprese le Speed Six con le insegne Bentley. La sovralimentazione però sottopone il vecchio 4.5 litri a delle sollecitazioni eccessive, “mangiandone” soprattutto le candele. La Blower è costretta al ritiro, ma la sua dipartita non risulta vana. Anche la Mercedes di Caracciola, probabilmente spremuta per rispondere allo strappo iniziale di Birkin, non arriva in fondo alla gara. Ancora una volta Bentley raccoglie così la vittoria con la meno veloce ma più affidabile Speed Six. L’edizione del 1930 sfoggia la firma di Woolf Barnato e Glen Kidston, che portano a quota quattro i successi consecutivi di Bentley nella maratona francese.

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Il Continuation Programme

Un secolo dopo, la Blower e la Speed Six continuano a vivere grazie alla divisione Mulliner. L’azienda, nata nel 1559 per la realizzazione di selle portapacchi per i cavalli, sopravvive nei secoli specializzandosi nella costruzione di carrozze prima e successivamente nella preparazione di automobili. L’incontro con Bentley dà vita a una lunga collaborazione, fino alla definitiva acquisizione nel 1959. Tra le attività portate avanti da Mulliner nel terzo millennio spicca il Continuation Programme, grazie al quale a Crewe la Blower e la Speed Six rinascono in dodici esemplari ciascuna, del tutto fedeli alle specifiche originali.

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Per la Blower Bentley si è potuta avvalere di fotografie e disegni tecnici dell’epoca, ma soprattutto della vettura #2 protagonista a Le Mans, tutt’oggi di proprietà dell’azienda. Questa infatti è stata momentaneamente smontata, permettendone una scansione digitale al laser del telaio e di ogni singolo componente. I dati raccolti hanno permesso la realizzazione di un accurato modello CAD, punto di partenza per avviare la produzione.

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Ogni componente è una replica fedele dell’originale, grazie anche al contributo di aziende specializzate come la Vintage Car Radiator Company di Bicester. Per la realizzazione del motore invece, Bentley si è affidata al supporto degli specialisti di NDR Ltd. Tuttavia, è nelle officine Mulliner di Crewe che avviene la magia, luogo delle ultime lavorazioni sul telaio e dell’assemblaggio finale. La vista che si apre camminando per il sito è surreale: un capannone bianco, luminoso e ultramoderno, al cui centro spiccano due Bentley tecnicamente del nostro secolo, ma le cui apparenze ne ricordano la provenienza da un’altra epoca.

La fabbrica-bottega di Bentley: dove l’auto è ancora artigianale

Per la Speed Six nulla viene fatto di diverso rispetto alla Blower. Anche in questo caso la ripresa della produzione poggia su un accurato lavoro di ricerca, durante il quale sono stati recuperati non solo quanti più disegni originali, ma anche le note dei meccanici e le specifiche di assetto del tempo. Sono poche invece le modifiche fatte per favorire la guida ai facoltosi acquirenti. Si segnalano l’aggiunta di ventole elettriche per il raffreddamento del motore e una pompa automatica di benzina, liberando così il guidatore dal compito del pompaggio manuale tramite la leva posta in abitacolo. Continuare a produrre un secolo dopo la Speed Six e la Blower potrebbe far storcere il naso ad alcuni puristi. Tuttavia, è grazie al Continuation Programme se le Bentley più iconiche continuano a vivere in manifestazioni quali Goodwood, Le Mans e Mille Miglia, uscendo fuori dalle oscure sale dei musei.

FP | Carlo Platella
@RacEng2 RIPRODUZIONE RISERVATA

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