Auto, mercato 2022 ai minimi storici. Rischi occupazionali senza interventi
Unrae stima, per il 2022, un mercato intorno a 1,3 milioni di unità, ai minimi storici, che riporta a numeri degli anni ’70. Nel 2023, salvo imprevisti, si attende una ripresina a 1,4 milioni di immatricolazioni (+1,7%). Dalla caduta delle vendite, tra il 2020 e il 2022 – prima a causa della pandemia, quindi per la crisi dei semiconduttori e le conseguenze della guerra in Ucraina, tra rialzi dei costi energetici e inflazione galoppante – anche lo Stato italiano ci ha rimesso: il mancato gettito Iva sfiora gli 8 miliardi.
Michele Crisci, presidente di Unrae, ha inviato una lettera-appello al premier Giorgia Meloni nella quale chiede interventi che tutelino la filiera produttiva e incentivi che permettano ai redditi più bassi di potere cambiare la vecchia auto. Crisci tocca anche il tema della componentistica italiana, il cui 60% del fatturato deriva dalla domanda estera: i costruttori tedeschi soprattutto. «L’Italia – scrive – necessita di intraprendere il più velocemente possibile un percorso di riconversione industriale per andare incontro a quelle che sono le nuove tecnologie e le sfide che i grandi costruttori ci chiedono». Il pericolo è che questi gruppi si rivolgano ad altri, con pesanti ricadute sul lavoro.
L’Italia, inoltre, è il fanalino di coda nelle vendite di auto elettriche (3,7% di quota) e resta sempre da sciogliere il nodo della capillarizzazione delle colonnine di ricarica. Bene, invece, la domanda di ibride senza la spina (34%), le preferite dai consumatori.