Da Bob Wallace a Bizzarrini passando per Dallara, Scaglione e i dimenticati Stanzani e Gandini
Il film su Lamborghini uscito da pochi giorni su Amazon Prime Video ha fatto e sta facendo discutere. Il perché è presto detto: la storia viene romanzata più del dovuto, omettendo passaggi fondamentali nella storia della Casa di Sant’Agata Bolognese, dimenticando alcuni nomi che ne hanno plasmato la storia. Due su tutti: Marcello Gandini e Paolo Stanzani.
È anche vero che nei titoli di coda i due vengono citati e ringraziati, sottolineando come il loro non apparire sia dovuto a “esigenze di natura cinematografica”. Altri personaggi compaiono nel film, a volte però giusto abbozzati, senza dare loro l’importanza dovuta. Certo, il tempo a disposizione è quello che è, ma ciò che hanno dato a Lamborghini è di importanza fondamentale.
Ecco perché qui di seguito vogliamo proporre una sorta di “bigino” per raccontare, brevemente, chi erano gli uomini che hanno partecipato alla nascita del mito del Toro.
Giotto Bizzarrini
Giotto Bizzarrini
Giampaolo Dallara
Davvero bisogna spiegare chi sia Giampaolo Dallara? Probabilmente no, ma un ripasso non fa mai male. Specialmente se si parla di una delle menti più importanti dietro l’automobilismo mondiale. Arrivato nel 1963 (anno di fondazione) in Lamborghini da Maserati (all’epoca aveva 27 anni, giovane sì ma ben meno rispetto a chi lo interpreta nel film) è protagonista di una carriera lampo che lo vede a capo – con Paolo Stanzani come vice – della squadra di ingegneri dalla quale nasce la Lamborghini Miura, dopo aver partecipato alla creazione della 350 GT e prima della nascita della Espada.
Marcello Gandini
Secondo il film su Lamborghini il design della Miura viene tracciato dal buon Ferruccio su un tovagliolo di carta (quanto amano i tovagliolini di carta i registi americani). Esigenze di “pellicola”. Sappiamo bene come tutto ciò sia più falso del falso. Le immortali linee della Miura infatti portano la firma di Marcello Gandini, passato in Bertone nel 1965 al posto di Giorgetto Giugiaro. Un avvicendamento da pelle d’oca che vide il designer torinese dare vita a una delle auto più belle della storia, presentata al Salone di Ginevra del 1966. Con Bertone Gandini si trova poi a lavorare per altri brand, tra cui spicca Alfa Romeo che con la Carabo (1968) porta al debutto le cosiddette “Lambo doors”, portiere ad apertura verticale ancora oggi marchio di fabbrica di Sant’Agata. Dopo la Miura la matita del designer firma altri due miti del Toro come Countach e Diablo, entrati di diritto nell’olimpo delle supercar.
Marcello Gandini con Nuccio Bertone
Franco Scaglione
Il suo capolavoro è l’Alfa Romeo 33 Stradale, meraviglia su ruote nata nel 1967. Risale a 4 anni prima il suo primo e unico lavoro per Lamborghini, ma a livello d’importanza non è certo secondo a quello svolto per il Biscione. Dalla matita del designer toscano infatti nasce la Lamborghini 350 GTV, anticipazione della prima auto di serie di Sant’Agata. Una grande coupé con fari a scomparsa e il mitico V12 Bizzarrini sistemato sotto il lungo cofano. Un modello accolto in maniera piuttosto fredda dal pubblico e riveduto e corretto dalla Carrozzeria Touring eliminò i fari a scomparsa e altri elementi, lasciando però intatta l’impostazione generale della carrozzeria.