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Transizione digitale, etica by design: condizione necessaria per essere vero motore del cambiamento

Al Raisina Dialogue, il forum geopolitico in corso a New Delhi (India) in occasione del G20, giunto all’ottava edizione, 250 decisori da tutto il mondo si stanno confrontando sulla direzione che l’umanità seguirà nel prossimo futuro, per uscire dalle tempeste perfette del presente. Uno degli strumenti che contribuiscono inequivocabilmente a indirizzare la bussola di questa traiettoria è l’innovazione, con particolare riferimento al digitale e all’intelligenza artificiale, che negli ultimi tempi è arrivata alla portata di tutti con l’ingresso nelle nostre vite di Chat GPT. L’evento, organizzato dal Ministero degli Esteri indiano e dalla Observer Research Foundation, ha fatto emergere l’urgenza di accelerare la transizione digitale in ogni ambito presentando la ricerca “Micro Matters: Utilizzare i dati per lo sviluppo nell’era della quarta rivoluzione industriale” che evidenzia che le tecnologie emergenti come l’IA devono essere ottimizzate per essere implementate su larga scala negli ambiti più essenziali come la salute o l’agricoltura. La riservatezza e la sicurezza dei dati devono essere garantite per costruire fiducia. La scalabilità e la replicabilità sono essenziali e devono essere offerte soluzioni alternative dove la connettività e l’accesso rappresentano una sfida. Emerge che è necessario lavorare in modo collaborativo e adottare un approccio multi-stakeholder. Queste lezioni sottolineano l’importanza di sfruttare la tecnologia, le partnership e le informazioni basate sui dati per guidare la rigenerazione sociale e migliorare la vita dei cittadini. La tecnologia sta cambiando tutto ciò che ci circonda e i leader devono essere pronti ad affrontare le sfide che questo cambiamento implica. Siamo in un nuovo mondo che richiede nuovi modelli di leadership, in grado di prendere decisioni coraggiose e di sostenere una diplomazia efficace per gestire la complessità del mondo e l’India ha un ruolo chiave nel nuovo scenario globale e deve essere pronta a guidare il Global South in modo innovativo. “Il programma indiano di digital ID è uno dei migliori al mondo per portare trasformazioni significative” è quanto ha sottolineato Tony Blair nel suo intervento. Per questo, dice, “stiamo attraversando una nuova era”. E’ il digitale la misura della riduzione delle distanze di sviluppo tra Paesi sviluppati e Paesi in Via di Sviluppo. Tale tendenza è molto chiara anche nelle parole e nei provvedimenti di Narendra Modi, primo Ministro indiano, che ha parlato di D4D, cioè data for development, laddove una data-driven culture (una cultura guidata dai dati) oggi è l’unica davvero capace di guidare le decisioni dei potenti della Terra per il benessere dell’umanità e quindi per il raggiungimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Un concetto che naturalmente include le altre innovazioni del momento: artificial intelligence (AI), big data analytics, Internet of Things. Sono tali strumenti a concorrere a costituire l’economia della conoscenza, che va però integrata con quella della cura e del benessere, superando la miopia dell’adozione di indicatori meramente economico-finanziari per misurare il benessere. I dati sono il nuovo oro? Il digitale è davvero il ponte per lo sviluppo sostenibile e la cooperazione internazionale? La rivoluzione dell’intelligenza artificiale alla portata di tutti è destinata a cambiare i modelli sociali e del mercato del lavoro? La Rome Call for AI Ethics che l’Accademia Pontificia per la Vita ha lanciato il 28 febbraio 2020 e che è stata firmata dal Future Food Institute e da colossi come Microsoft, IBM, FAO, dal Ministero per l’Innovazione Italiano, ci invita a riflettere sul senso di responsabilità nel disegno e nell’utilizzo dell’innovazione digitale per il progresso tecnologico, affinché siano al servizio del genio, della creatività e della mente umana e non viceversa. Tale premessa etica è necessaria per dare corpo agli accordi e agli indirizzi emersi del Raisina Dialogue in materia di digitale e innovazione. Tuttavia, non è sufficiente, poiché ancora una volta al centro del disegno e dell’applicazione di tale strumento, c’è l’uomo. E’ pertanto l’educazione e la formazione ad un nuovo umanesimo, l’elemento che può fare davvero la differenza, insegnando a pensare e valorizzare i talenti e i valori degli umani e della loro interazioni sociali ed ambientali, senza soccombere alle dipendenze digitali tossiche, agli isolamenti forzati che infatti hanno determinato effetti inediti sulla salute mentale a livello mondiale, vera pandemia da debellare ed elemento chiave per parlare di sostenibilità.

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