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Toyota – Ho fatto quinta-terza su una Lexus UX elettrica!

toyota – ho fatto quinta-terza su una lexus ux elettrica!

Toyota – Ho fatto quinta-terza su una Lexus UX elettrica!

L’ingegnere della Toyota che siede accanto a me sul sedile sinistro – è quello del passeggero, siamo in Giappone – è visibilmente compiaciuto, come chi ti ha fatto un regalo di cui è fiero e aspetta con trepidazione che tu lo apra per vedere la reazione sul tuo volto. Mentre procediamo silenziosi, spinti dal motore elettrico della Lexus UX impiegata per il test sul rettilineo della pista di prova del centro ricerche di Shimoyama – un complesso nuovo di zecca avvolto dall’abbraccio discreto degli alberi delle alture orientali dell’isola principale – il tecnico, di mezza età, stringe ancora di più gli occhi mentre distende la bocca in un sorriso: “Ora ferma la macchina”, mi dice, “metti il cambio automatico in folle, premiamo questo pulsante e puoi premere la frizione, innestare la prima e ripartire”.

Sogno o son desto? Frizione, prima marcia ma di che sta parlando? Non vi ho appena detto che siamo su una UX elettrica? Sì, vero, ma io non sono diventando matto e voi avete letto bene. Perché la UX che sto guidando è una Bev con, tenetevi forte, il cambio manuale, “on demand”. Mentre l’ingegnere sta ancora parlando, alla pressione di un pulsante, un mondo “vecchio” torna nuovo, il suono del motore a combustione prende vita, le marce ti spingono con progressione e tu ti trovi proiettato in una realtà onirica, nella quale la tua auto elettrica si comporta come una termica manuale.

Cilindri e pistoni virtuali. Inanelli le marce una dopo l’altra, la lancetta del contagiri – sì, sulla plancia c’è il contagiri – sale con frenesia, prende un respiro brevissimo – hai innestato il rapporto successivo – e riprende ad arrampicare. In sesta marcia rilascio l’acceleratore, veleggio rallentando e poi affondo di nuovo: l’auto arranca, riprende con lentezza la velocità, con la stessa erogazione di coppia che in quella situazione avresti con un’auto a combustione. Scendo in quinta, poi quinta-terza e giù tutto. Il motore riprende vita, rabbioso, quel motore che sei convinto di avere nel cofano, la spinta vigorosa.

Il “trucco” svelato. Tutto sembra così vero. Ovviamente non lo è. Il pedale della frizione, quando premuto, attiva un sensore che invia un segnale alla centralina dell’unità elettrica la quale taglia l’erogazione di coppia, simulando il distacco della trasmissione dal motore. Ogni innesto di marcia attiva altrettanti sensori, che inviano segnali di differenti e coerenti erogazioni di coppia al motore elettrico, mimando in tal mondo i regimi di rotazione del termico nei diversi rapporti. Altoparlanti che trasmettono nell’abitacolo il suono del motore fanno il resto nel creare un perfetto spettacolo illusionistico.

“Follia” orientale. Insomma, sono davanti a un sistema tanto geniale nella sua semplicità quanto folle e gratuito. Soltanto i giapponesi potevano pensarci. Un ingegnere tedesco non lo avrebbe mai fatto. Semplicemente perché non c’era un motivo tecnico e razionale per farlo. Un’auto elettrica è un’auto elettrica. Punto. Ogni altro giochino è solo una distrazione dai compiti a casa. Un giapponese, se gli chiedi il perché hanno sviluppato questa tecnologia “laterale”, ti risponde candidamente che “era divertente farlo”, perché l’auto è questo, divertimento ed emozione. Lo dico al mio co-driver: “Voi siete fuori di testa”. E aggiungo: “Ma è per questo che ci piacete”. Lui ride, sempre più compiaciuto.

Kit di resurrezione. Ovviamente, essendo l’automotive sì passione, ma anche business, la Toyota evidentemente lo ha fiutato: oltre che fornire un optional per gli irriducibili che alle Bev non vorrebbero rassegnarsi (l’auto rimarrebbe un’elettrica a tutti gli effetti, con la modalità “manuale-finta-termica” attivabile quando se ne ha voglia), la Casa giapponese guarda alla riconversione elettrica di vecchie auto, mantenendone il sapore originario grazie a questa tecnologia. A dimostrazione, sul proving ground di Shimoyama, c’era una vecchia Corolla AE86, così modificata. Ci sono salito, stavolta come passeggero, per un breve sprint. Se non lo avessi saputo, non avrei mai pensato di essere a bordo di un veicolo a batteria.

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