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Rolex, ville e Lamborghini grazie al supercomputer quantistico

rolex, ville e lamborghini grazie al supercomputer quantistico

Rolex, ville e Lamborghini grazie al supercomputer quantistico

VENEZIA – Una “guerra” ad altissimo tasso di tecnologia, vinta per fortuna dalla legalità e dagli inquirenti ma che pone una serie di interrogativi (alcuni decisamente inquietanti) sul futuro della lotta al crimine informatico, fiscale e finanziario e sul livello tecnologico che le organizzazioni criminali possono raggiungere per ottenere i loro scopi.

TRUFFATORI TECH

La “banda” sgominata dal Comando provinciale della Guardia di finanza veneziana e accusata di maxi truffa all’Ue sui fondi del Pnrr si avvaleva dell’utilizzo delle più sofisticate tecnologie. Secondo il colonnello Marco Stella, che ha coordinato le indagini sotto il profilo informatico, «L’indagine ha rilevato un’alta sofisticazione dei soggetti coinvolti sotto il profilo tecnologico. L’uso delle più avanzate tecnologie informatiche si ricollega alla specificità e all’aggressività di questo gruppo nel penetrare nei fondi del Pnrr». Per sgominare la banda di “imprenditori tecnologici della truffa” la Guardia di finanza ha risposto con uguale potenza di mezzi. La prima sfida che hanno dovuto affrontare le fiamme gialle è stato orientarsi nella selva oscura di Vpn utilizzata dagli elementi più “tecnologici” della banda. «L’aspetto principale – continua Stella – è stato bypassare le Vpn, le reti virtuali private che proteggono le connessioni e la privacy online. Chi commette frodi informatiche le utilizza comunemente per ostacolare le indagini telematiche, simulando connessioni da un paese distante da quello reale. L’utilizzo di Vpn è piuttosto comune, più raffinata è l’abbinata con wallet di criptovalute o l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale generativa». Anche la Guardia di finanza si è avvalsa dell’intelligenza artificiale, avvalendosi di uno strumento in seno alle fiamme gialle che consente di mettere in connessione decine di banche dati per elaborare e abbinare il materiale informativo utile a dipanare la matassa delle decine di aziende “contenitore” e dei bilanci fasulli in cui era articolata la truffa. «Questo software – spiega Stella – ha consentito alla Guardia di finanza di risalire alla catena di controllo che, dai due soci principali, si articolava prima sulla provincia di Venezia, poi nel Veneto e infine persino all’estero. Ci ha dato una significativa spinta investigativa, permettendoci di isolare chirurgicamente le posizioni a rischio e recuperare il più rapidamente possibile le informazioni sulle quali abbiamo orientato l’attività investigativa.

IL COMPUTER QUANTISTICO

Calcoli superveloci, dunque, abbinamenti e predizioni che non sarebbero possibili per un normale computer: strumenti a disposizione della Guardia di finanza ma anche, come ha dimostrato l’indagine, dei truffatori, che non avevano badato a spese per dotarsi addirittura di un computer quantistico, che figura ora tra i beni sequestrati dalle fiamme gialle (insieme ad altri vezzi meno “cervellotici” ma non per questo meno tecnologici come, ad esempio, ville, gioielli, Rolex e Lamborghini). Non si era mai visto prima in Veneto, ma nemmeno in Italia, il sequestro di un computer quantistico utilizzato per raggiri fiscali. Cosa se ne facevano i componenti più tech della banda, soprattutto il veneto soprannominato dagli investigatori “Mago del computer”? Si tratta di una tecnologia emergente che sfrutta le leggi della meccanica quantistica per risolvere problemi troppo complessi per un super computer ed effettuare calcoli veloci. Il livello di profondità di calcolo quantistico consente di svolgere miliardi di operazioni al secondo; gli ambiti principali di utilizzo del calcolo quantistico sono il cosiddetto machine learning (“addestrare” un dispositivo ad apprendere velocemente attraverso app predittive più veloci), la finanza, l’informatica, l’intelligenza artificiale.

Proprio grazie all’utilizzo di un software di intelligenza artificiale i vertici informatici della banda riuscivano a ridurre sensibilmente i tempi di realizzazione delle pratiche e dei bilanci falsi, ad esempio creando firme fasulle per riscuotere i bonus edilizi. Firme che erano, in apparenza, indistinguibili da una vera perché il livello di sofisticatezza dell’AI arrivava a simulare le discrepanze che si riscontrano comunemente. «Si tratta di soggetti giovani e con una forte preparazione informatica – conclude Stella – in particolare il cosiddetto “Mago del computer”». In futuro basterà dire a ChatGpt «Crea fatture false» per frodare il fisco? Non proprio. «Questa indagine – spiega il procuratore europeo Andrea Venegoni – dimostra che l’Italia dispone dei mezzi investigativi adeguati per sventare queste frodi, grazie al valore aggiunto della procura europea e alla tecnologia che consente di comunicare in tempo reale tra procuratori in ogni parte dell’Ue».

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