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Nel 2024 un'auto elettrica su quattro in Europa sarà Made in China

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Il think-tank Transport & Environment (T&E) ha recentemente pubblicato un’analisi volta a quantificare l’impatto dei veicoli di fabbricazione cinese in Europa, indagando anche sulle conseguenze a breve e medio termine di eventuali dazi imposti dall’UE verso vetture Made in China.

Secondo il report, lo scorso anno i modelli asiatici hanno guadagnato circa il 20% della quota di mercato del Vecchio Continente (precisamente il 19,7%, toccando il 23% in Italia); la previsione di crescita per il 2024 li porterebbe a raggiungere il 25%, a meno di reazioni da parte dell’industria europea.

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DAZI AL 25% SULLE AUTO CINESI

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Negli ultimi mesi del 2023 abbiamo parlato dell’indagine sulle auto cinesi voluta dalla Commissione Europea, al fine di fugare ogni dubbio riguardante una possibile concorrenza sleale, da parti dei produttori orientali, per ottenere incentivi e sussidi messi a disposizione da ciascun Stato membro.

Da qui, secondo T&E, il passo successivo potrebbe essere stabilire tasse di importazione ancora più alte (fino al 25%) stroncando sul nascere la maggiore appetibilità economica delle vetture cinesi e limando il gap di prezzo fra i modelli asiatici e quelli occidentali.

A subire il maggior colpo di una possibile decisione in questo senso sarebbero soprattutto le berline e i SUV di medie dimensioni (i segmenti maggiormente richiesti dal mercato), che diventerebbero più costosi delle controparti europee, mentre vetture più grandi risulterebbe comunque economiche.

Il think tank mette però in guardia l’Unione Europea circa la maggiorazione delle tasse doganali poiché, se nel breve periodo questa soluzione saprebbe indubbiamente dare dei risultati, nel medio e lungo termine potrebbe danneggiare l’industria europea.

SE L’EUROPA NON CREA UN’INDUSTRIA LOCALE, LO FARA’ LA CINA

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Se le importazioni diventano insostenibili, l’industria automobilistica cinese delocalizzerà la produzione, stabilendo in Europa la propria filiera produttiva; questo è lo scenario che T&E ritiene assolutamente probabile quale reazione dei marchi cinesi alla maggiorazione dei dazi.

Julia Poliscanova, direttore senior per i veicoli e le catene di fornitura dell’emobility presso T&E, ha dichiarato a riguardo:

I dazi spingeranno le case automobilistiche a localizzare la produzione di veicoli elettrici in Europa, e questo è potenzialmente un bene per l’occupazione e le competenze che vogliamo far crescere tra i lavoratori. Ma non proteggeranno a lungo l’industria dell’automotive europea. Le aziende cinesi costruiranno fabbriche nel vecchio continente e quando ciò accadrà la nostra industria dovrà essere pronta a raccogliere la sfida

E in effetti questa mossa alcune aziende cinesi la stanno già compiendo, ad esempio nel mercato americano, dove l’Inflacion Reduction Act minaccia di tagliarle fuori; in questo caso, però società del calibro di CATL stanno intrecciando rapporti molto stretti con realtà locali (quali GM e Ford, per esempio).

L’emendamento promulgato da Biden sta ottenendo un doppio vantaggio senza ledere nessuno, perché da una parte le aziende straniere mantengono i loro profitti (proteggendo i rapporti fra USA e Cina) e dall’altra rafforzano l’industria statunitense.

Dulcis in fundo, l’aumento della concorrenza fra case avvantaggia i consumatori, perché mette a loro disposizione prodotti sempre migliori.

L’Europa si trova quindi a un punto di svolta, in cui deve decidere che ruolo vuole giocare verso la propria industria automobilistica, se proteggendola ostacolando la concorrenza estera (tramite dazi) o se spronarla e sostenerla verso un maggiore sviluppo e indipendenza.

LA GRANDE OCCASIONE EUROPEA PER AUTO E BATTERIE

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Secondo T&E l’UE non dovrebbe puntare a proteggere le proprie case automobilistiche da una concorrenza significativa, limitando l’offerta di auto elettriche a prezzi accessibili, ma dovrebbe affiancare ad un’eventuale maggiorazione dei dazi una spinta normativa per aumentare la produzione di veicoli elettrici “Made in EU”, senza tralasciare gli investimenti nel settore delle batterie.

Anche in questo caso i prodotti cinesi sono sensibilmente meno cari di quelli europei (circa il 20% in meno, secondo il rapporto) e in questo caso il discorso non si limita al settore automotive, perché la medesima tecnologia dietro alle celle per le auto elettriche viene utilizzata anche per quelle destinate all’accumulo domestico, come nel caso delle Powerwall di Tesla.

Secondo la Poliscanova le batterie (per auto e per l’accumulo domestico) ricoprono nell’industria europea il medesimo ruolo dei pannelli solari nelle fonti rinnovabili:

Le batterie sono i nuovi pannelli solari. La Cina ГЁ in vantaggio e le sue aziende statali hanno un’enorme sovraccapacitГ  produttiva. Se vogliamo davvero avere una catena di fornitura di batterie diversificata e resiliente in Europa, dobbiamo svilupparla ora o potremmo non avere una seconda possibilitГ

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