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MotoGP | Taramasso: "A Phillip Island occhio alla pressione anteriore"

Il trittico asiatico della MotoGP non offre tregua ai protagonisti del Motomondiale. Appena archiviato il weekend di Mandalika, è già il momento di volgere lo sguardo a Phillip Island, dove andrà in scena il Gran Premio d’Australia, quint’ultimo appuntamento del duello iridato tra i ducatisti Pecco Bagnaia e Jorge Martin.

La tappa australiana è una grande classica del calendario della MotoGP ma, anche se tutti conoscono la pista alla perfezione, si tratta di un tracciato dal layout talmente unico e tecnico che non può non essere sempre preso con le molle. Pensiero che condivide anche Piero Taramasso, responsabile della Michelin, che fornisce gli pneumatici a tutti i team della classe regina.

“Phillip Island è un circuito da rispettare, soprattutto da noi produttori di gomme. Ha una configurazione che ti porta a stare davvero tantissimo tempo sulla spalla sinistra. Inoltre ci sono poche staccate e si sta quasi sempre in accelerazione, poi le curve a destra sono davvero poche. Dunque, hai bisogno di una mescola molto morbida a destra e molto dura a sinistra, perché a destra hai bisogno che vada in temperatura rapidamente e che la mantenga, mentre a sinistra hai bisogno di una soluzione resistente”, ha detto Taramasso.

Alla luce di questo, che tipo di scelte avete fatto per il fine settimana?

“Diciamo che questo è il motivo per cui in Australia sono asimmetriche anche le tre gomme anteriori, oltre che le due posteriori. E la differenza tra le mescole presenti sui due lati è la più ampia del Mondiale, quindi si tratta delle gomme più asimmetriche dell’intera gamma. Rispetto al 2022 portiamo le stesse soluzioni e al posteriore abbiamo confermato la soft e la dura, in maniera da riuscire a coprire tutto il range di temperature, dalle più basse alle più alte che si possono trovare in questo periodo a Phillip Island”.

La temperatura è un aspetto a cui bisogna fare molto attenzione di solito in Australia, soprattutto per quanto riguarda la gomma anteriore…

“Tendenzialmente, in questo periodo dell’anno fa freddo. Sull’asfalto puoi trovare delle temperature che variano tra i 12 ed i 25 gradi. Ma è soprattutto il vento a dare fastidio a Phillip Island, perché di solito arriva dal sud ed è molto freddo. Ed è questo che tende a raffreddare le gomme anteriori. Dunque, è uno dei pochi circuiti su cui tu parti con un valore di pressione e quando torni ai box si è abbassato. Quindi bisogna lavorare un po’ all’opposto rispetto a quello che si fa sui circuiti più tradizionali”.

Quindi modificherete anche il valore minimo di riferimento per la verifica delle pressioni?

“No, quello sarà sempre lo stesso. Sono i team che dovranno stare attenti a partire con un valore più alto, perché quando poi le moto tornano ai box questo sarà più basso. Questa è un po’ la particolarità del circuito”.

Pensi che la Sprint si riuscirà a fare utilizzando la posteriore soft?

“Sulla carta può farla, anche perché l’anno scorso mi sembra che Marquez l’avesse utilizzata per la gara e si è anche classificato molto bene, perché ha lottato per la vittoria e ha finito secondo. Per la gara della domenica dipenderà dalle condizioni, ma lo capiremo sabato, perché la cosa buona della Sprint è che offre dei dati molto affidabili per fare la scelta giusta in vista della gara lunga”.

Siamo reduci dal weekend di Mandalika, dove si sono spartiti le vittorie i due contendenti al titolo, Martin e Bagnaia (la sua è stata la 500° per la Michelin nella classe regina), ma dove la gestione delle gomme ha fatto abbastanza da padrona…

“Dopo l’India, anche quello di Mandalika è stato un weekend piuttosto complicato, perché c’era un asfalto nuovo che non avevamo avuto modo di provare in precedenza. Inoltre la configurazione della pista tende a sollecitare sia la gomma posteriore che quella anteriore, e la temperatura della pista è sempre stata elevata: il venerdì era di 55 gradi, mentre sabato e domenica è stata di 60. Era fondamentale quindi gestire bene le temperature, soprattutto per quanto riguarda la gomma posteriore. Questa è stata un po’ la chiave di tutto il weekend, perché erano davvero molto elevate. E la situazione è stata la stessa anche per gli altri produttori di gomme nelle altre classi”.

Francesco Bagnaia, Ducati Team

Photo by: Dorna

Da parte vostra però c’erano state anche delle contromosse in questo senso…

“Rispetto all’anno scorso ci eravamo preparati con una carcassa posteriore nuova. Abbiamo voluto renderla un po’ più friendly e più facile da portare in temperatura, perché quella rinforzata del 2022 non dava il giusto feeling ai piloti. E bisogna dire che gli è piaciuta, perché l’hanno trovata più omogenea e più lineare nel suo comportamento, con un buon livello di grip ed anche una buona costanza”.

Dal punto di vista delle scelte e delle prestazioni che bilancio avete potuto tracciare?

“Per la Sprint, visto che erano solo 13 giri, le soluzioni soft potevano funzionare sia per l’anteriore che per il posteriore, infatti hanno utilizzato quelle quasi tutti. Hanno lavorato bene, perché il passo è stato molto buono. Ma anche in qualifica i tempi sono stati ottimi: Luca Marini ha fatto la pole in 1’29″9, che è un tempone stratosferico. Alla fine della Sprint abbiamo visto che l’anteriore soft non avrebbe avuto problemi a reggere anche la gara lunga, ma che la posteriore era veramente al limite, perché c’era già stato un calo negli ultimi 2-3 giri di quella breve. Per questo abbiamo suggerito fortemente a tutti di utilizzare la media al posteriore, perché con 27 giri era lunga più del doppio”.

L’unico che l’ha rischiata è stato Aleix Espargaro e la sua gara è stata un disastro…

“Quelli che non hanno voluto ascoltare le nostre indicazioni, alla fine l’hanno pagato. Ma si sapeva, dai dati era chiaro che la gomma soft non potesse fare la gara lunga, ma hanno voluto comunque rischiare. Alla fine però quelli dell’Aprilia hanno ammesso di aver fatto la scelta sbagliata. E’ un peccato, perché la loro moto andava molto bene a Mandalika e con una scelta più sensata avrebbero anche potuto piazzare tre moto nei primi sei posti. Comunque è stato bello vedere tre costruttori diversi battagliare per il podio fino alla fine, perché vuol dire che le gomme si adattavano bene a tutte le moto. Però è stato anche un weekend molto faticoso”.

Vi aspettavate che venissero utilizzate tutte e tre le soluzioni disponibili per l’anteriore nella gara lunga?

“Quella è stata un po’ una sorpresa. La soft era la gomma standard, la media era una gomma standard con una mescola più dura, mentre la dura aveva la mescola della soft applicata ad una carcassa più rigida. Quindi erano tre gomme veramente diverse tra loro, sia a livello di filosofia che di caratteristiche. Tutte e tre hanno funzionato bene, perché l’anteriore non è stato un limite per nessuno, sia nella Sprint che nella gara di domenica. Io pensavo che li avremmo visti soprattutto sulla dura e sulla media, invece la soft è stata quella più utilizzata. Il suo vantaggio era che offriva più turning, aiutando le moto a girare meglio. Per questo hanno preferito andare con questa e magari gestirla un pochino. Quartararo, che è salito sul podio, mi ha addirittura detto di non aver neanche avuto bisogno di gestirla”.

A dispetto della temperatura altissima, mi pare di aver capito che però non ci fosse degrado sulle gomme posteriori, ma del blistering…

“Sì, è giusto. L’usura in Indonesia non era un problema, mentre lo era stato in India. A Mandalika la pista offriva un ottimo grip, inoltre l’asfalto è molto chiuso e molto piatto. Diciamo molto simile a quello che c’è a Silverstone. La gomma quindi ha una superficie d’appoggio molto ampia e non c’è molto spinning, quindi non c’è quella sorta di effetto carta vetrata che usura la gomma. In questo modo però la gomma trasmette anche tanta energia al suolo e questo si tramuta in alte temperature: quando arriva a superare i 180-190 gradi poi si genera il blister”.

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Pneumatici Michelin

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

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