Jean-Eric Vergne si divide tra la Formula E con DS e il WEC con Peugeot. Ma come riesce a conciliare due impegni così differenti? Ce lo ha raccontato alla vigilia della 6 Ore di Imola
Jean-Eric Vergne non si ferma. Dopo l’appuntamento della Formula E a Misano con DS, il due volte campione del mondo della categoria 100% elettrica questo fine settimana è impegnato con Peugeot nel WEC a Imola sulla 9X8 “restyling” n. 93, che condivide Mikkel Jensen e Nico Müller. Ma quanto è difficile per un pilota riuscire a conciliare due impegni così diversi, sia in termini di pilotaggio che di strategie e operazioni in pista? “Per me è semplice adattarmi. Quando salgo in macchina, scattano tutti gli automatismi di quella vettura”, ci ha raccontato in una fredda e piovosa Imola alla vigilia del weekend di gara.
“I miei team avevano qualche timore – rivela JEV -. La settimana scorsa abbiamo corso a Misano in Formula E, e io e Stoffel (Vandoorne, suo compagno di squadra in Formula E, ndr.) venivamo da un test per il WEC effettuato mercoledì e giovedì. Siamo atterrati giovedì e venerdì mattina era in programma la prima sessione di libere, in cui io e Stoffel abbiamo colto il primo e il secondo posto. È la dimostrazione del fatto che non ci voglia molto tempo per adattarsi alle due categorie. Più lo si fa, più diventa semplice, perché gli automatismi scattano sempre più velocemente”.
Dopotutto, nel contesto di un equipaggio del mondiale Endurance, i piloti possono affrontare sfide diverse in condizioni differenti. “A volte un pilota può vincere una gara con il team – spiega Vergne – ma quando si vanno a vedere i dati, le medie, magari aveva a disposizione un set di gomme non buono, funzionale alla gara della scuderia. Bisogna accettarlo, e una volta fatto questo, diventa tutto più facile. Anche dal punto di vista della posizione di guida, non vengono assecondate le mie preferenze. A differenza della Formula E, non posso chiedere agli ingegneri di adattare le regolazioni secondo le mie esigenze curva per curva. Ascolto quello di cui hanno bisogno i miei compagni di squadra, perché quello che avvantaggia me potrebbe svantaggiare loro”. È una manifestazione dello spirito di gruppo che è parte del tessuto dell’Endurance.
“Siamo piloti, amiamo gareggiare, e non possiamo farlo per molto tempo. La carriera di un pilota non è così lunga, forse una ventina d’anni. Voi giornalisti – ci dice – potete continuare fino a 70, 80 anni, avete ancora davanti a voi 40, 50 anni di carriera. Non sarà così per noi, e dobbiamo dare il massimo finché siamo all’apice della nostra forma”. “Io adoro correre, è quello che so fare meglio. Se potessi guidare ogni weekend lo farei. Adoro la competizione, l’attesa prima delle qualifiche, della gara. Se posso correre in due campionati competitivi, lo faccio”.