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Scopriamo come sono fatte le monoposto più tecnologiche di sempre

Ecco come sono fatte le auto a guida autonoma che corrono nel campionato A2RL

scopriamo come sono fatte le monoposto più tecnologiche di sempre

Italia patria dei motori. Quante volte abbiamo sentito questa frase. Ed ogni volta, da italiani, con un moto di orgoglio, la nostra mente va all’immagine di ruggenti supercar e potenti motori. Ma in realtà, l’Italia dei motori va ben oltre la produzione di auto iconiche. C’è un’Italia dell’automobile dedita alla tecnologia, allo sviluppo di sofisticati componenti in grado anche di far muovere un’auto da sola.

È ciò che ho potuto vedere con i miei occhi ad Abu Dhabi in occasione della prima gara del campionato A2RL, dove quattro auto a guida autonoma si sono sfidate per la prima volta insieme su un circuito. Auto realizzate partendo da un telaio Dallara, dotate di un hardware di guida autonoma messo a punto da Danisi Engineering, di Nichelino, alle porte di Torino e con specifici attuatori messi a punto da Meccanica 42 di Sesto Fiorentino, in provincia di Firenze. Insomma, tanta Italia, in una serie con le potenzialità per rivoluzionare il mondo delle corse e non solo.

A2RL: di cosa si tratta

Ma andiamo con ordine: che cos’è l’A2RL, Abu Dhabi Autonomous Racing League? Si tratta di una serie pensata come una sorta di acceleratore tecnologico per i moderni sistemi di guida autonoma. Di fatto, la pista e le gare vengono utilizzate come banco di prova per questa sempre più importante tecnologia, per mettere a punto soluzioni che domani potrebbero venire applicate alle vetture stradali.

Le auto protagoniste di questa serie sono Dallara Super Formula, le stesse messe a punto per l’omonimo campionato giapponese per intenderci, spinte però da un motore Honda di 2 litri turbo a quattro cilindri con una potenza di 550 CV. E dove sta la particolarità? Beh, nel fatto che a guidarle non è un pilota umano, ma un sistema di guida autonomo in grado di muoversi da solo e di prendere decisioni autonomamente in funzione di ciò che succede intorno alla vettura.

Per farlo tutte le auto sono dotate del sistema di guida autonoma sviluppato da Danisi Engineering e Meccanica 42. Di fatto hardware, sensoristica, attuatori e via dicendo sono standard per tutti i team. A questi viene lasciata la libertà di scrivere il software che poi, all’atto pratico, permetterà alla vettura di affrontare la gara. Vediamo allora come è fatto questo sistema.

Come sono fatte le auto

Dove solitamente trova posto il pilota, sulle vetture dell’A2RL viene montato lo “Skid”. Si tratta di un telaio sul quale vengono montate le unità funzionali alla guida autonoma: tre radar, tre lidar e sette telecamere. Tutti i dati raccolti da queste componenti vengono inviati ad un computer di alto livello ad alta potenza di calcolo, il vero cervello della vettura, che le processa e decide che tipo di azione deve compiere la vettura. L’input viene così mandato alla BSU, una centralina che ha il compito di azionare le diverse componenti della vettura, come sterzo o freni, gestiti attraverso attuatori messi a punto da Meccanica 42.

La centralina BSU e gli attuatori dei freni e dello sterzo

Di fatto, quindi, grazie a questa suite tecnologica, la vettura è in grado di muoversi sulla pista in autonomia, prendendo da sola decisioni in funzione di ciò che accade intorno a lei, sulla base del software sviluppato dai team e da loro caricato sulla vettura. A voler essere precisi, in questa fase l’auto conosce l’ambiente in cui si trova grazie ad un sistema GPS, e nel suo cervello elettronico viene caricata la traiettoria ideale da seguire. Il resto sta a lei. Quindi, si tratta di un sistema di guida autonoma di Livello 4, in cui l’auto prende decisioni in autonomia, ma all’interno di un ambiente controllato.

Ciò che è interessante sottolineare è che il lavoro svolto dal computer centrale – denominato di alto livello – è di tipo non deterministico, poiché deve prendere decisioni non programmate in precedenza: è l’algoritmo che si adatta alla situazione che viene a crearsi in pista e può variare di volta in volta. Il comportamento della BSU (definita computer di secondo livello), invece, è di tipo deterministico, perché tutte le sue funzioni o reazioni ad eventuali guasti, ad esempio, sono tutti frutto di casi di studio.

Dalla pista alla strada

Insomma, sulle auto è oggi montato quello che è lo stato dell’arte della guida autonoma. Il risultato sono vetture in grado di assicurare prestazioni velocistiche molto vicine a quelle di un pilota umano. Nel corso del primo appuntamento del campionato ad Abu Dhabi le auto hanno girato tra i 5 e gli 8 secondi più lente rispetto ad un pilota professionista. Un risultato di tutto rispetto confermato poi nel corso della gara dove, seppur con tempi sul giro più alti, le quattro auto hanno corso senza problemi, interpretando la gara istante dopo istante, senza così incappate in incidenti.

Si tratta quindi di qualcosa di profondamente diverso rispetto a ciò a cui siamo abituati, ma non meno entusiasmante. Questo perché l’A2RL va oltre il classico concetto di motorsport, rappresentando davvero un importante banco di prova per le tecnologie di domani. Dando una nuova accezione al concetto di trasbordo tecnologico dalla pista alla strada. E sapere che in questo c’è tanto della nostra Italia, dovrebbe inorgoglire un po’ tutti noi.

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