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Incentivi auto 2024, altri ritardi: l’Ecobonus slitta a maggio

Ritardi, incertezze e ora la burocrazia rallentano ancora una volta l’entrata in vigore del contributo statale

incentivi auto 2024, altri ritardi: l’ecobonus slitta a maggio

Annunciati, attesi, ma ancora lontani dall’approvazione finale. Gli incentivi auto 2024, i nuovi rifinanziati con i fondi avanzati nel 2022 e parte di quelli del 2023, si sono trasformati nella trama di “Aspettando Godot”, l’opera teatrale di Samuel Beckett nella quale i due protagonisti aspettano, seduti su una panchina sperduti nel nulla, un tale “signor Godot”, che non solo non arriva, ma si limita a mandare un ragazzo che, ogni giorno, annuncia ai due sventurati che lui “oggi non verr?, ma verr? domani”.

I motivi del ritardo

La rimodulazione degli incentivi, con quasi un miliardo di euro sul piatto e contributo statale fino a 13.750 euro, era stata annunciata a dicembre dal ministro Urso, con il programma definitivo presentato a febbraio. Da lì sembrava che il Governo avesse ben piantato il piede sul pedale dell’acceleratore, per recuperare il tempo perduto e partire con il nuovo schema a marzo. Invece, lungaggini burocratiche hanno fatto rimbalzare il testo tra i vari ministeri coinvolti – Made in Italy, Economia, Infrastrutture e Ambiente – per ricevere le firme definitive di approvazione, oltre i circa 30 giorni di tempo che ha a disposizione la Corte dei Conti per il controllo delle coperture, finanziarie, tengono lontano il DPCM dalla pubblicazione in Gazzetta. E quindi dall’entrata in vigore ufficiale che, altra beffa, rischia di non essere quella effettiva perché l’ecobonus può partire solo a piattaforma di prenotazione aggiornata. Un iter che faceva prevedere l’approvazione tanto attesa da tutto il comparto almeno entro la fine di aprile. E invece no.

Incenviti auto 2024, attivi da maggio?

Auto è venuto a sapere che, a causa di un altro intoppo burocratico, ci sarà ancora da aspettare. Il testo ha subìto una modifica che richiede un ulteriore passaggio di firme dai ministeri per l’approvazione, si spera, definitiva. Non dovrebbe tornare alla Corte dei Conti, perché la sostanza non è cambiata, ma il risultato è altro tempo perso. Nelle ipotesi più ottimistiche il tutto slitterà entro la prima settimana di maggio, ma vista l’attuale cronistoria fare previsioni non ha più senso.

Anche perché nel mercato italiano praticamente fermo, che a marzo ha subito una brusca frenata e continua a far registrare la quota delle elettrificate plafonata ai margini del 4%, non servono le trame del teatro dell’assurdo, ma concretezza per stimolare la produzione e provare finalmente a svecchiare il parco circolante più vecchio d’Europa.

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