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Cosa può fare l'Italia per recuperare il ritardo nella transizione

Lo studio del PoliMi mostra quanto la Penisola sia indietro su auto elettrica e decarbonizzazione e lancia le proposte per rimediare

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All’appuntamento con la fine del decennio, l’Italia si presenterà con un debito pubblico di 110 milioni. Ma non parliamo di denaro, una volta tanto. Parliamo invece di tonnellate di CO2, quelle che mancheranno all’appello rispetto all’obiettivo intermedio di decarbonizzazione al 2030.

A mettere in fila i numeri e lanciare l’allarme è il primo Zero Carbon Policy Agenda, realizzato dall’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano per analizzare lo stato dell’arte nella Penisola e offrire preziosi suggerimenti ai policy maker. Lo studio è disponibile in forma integrale in fondo all’articolo.

Indietro in Europa

Secondo i target, entro i prossimi 8 anni, il Belpaese dovrebbe passare dalle 353 milioni di tonnellate di CO2 (MtCO2) di oggi a 199 MtCO2, con una riduzione di 154 MtCO2. Il percorso si fermerà invece dopo appena 44 MtCO2, a 309 MtCO2. Il deficit sarà appunto di 110 MtCO2.

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Il ritardo dello Stivale è dimostrato anche dal confronto con il resto d’Europa, dove le emissioni sono diminuite in media del 26% negli ultimi 32 anni, cioè dal 1990. Da noi, invece, il calo è stato solo del 20%, che significa un 6% in meno.

E i trasporti? Come sappiamo, sono una componente molto rilevante per la lotta al cambiamento climatico. Tutto il settore contribuisce al 25% della CO2 rilasciata in Italia. Lo sforzo per eliminare il 55% delle emissioni al 2030 è perciò definito “enorme” nelle pagine dello studio. Dovrebbero essere 184 le milioni di tonnellate di CO2 equivalenti da eliminare, ma finora, in più del doppio del tempo, ne sono state cancellate 172 MtCO2eq.

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Visione d’insieme

Ora che abbiamo capito dove siamo, vediamo dove stiamo andando. Nello scenario immaginato dagli esperti, si prevede un “miglioramento delle prestazioni di ciascun settore” a partire da produzione di energia e calore. Merito delle rinnovabili, che però non basteranno.

Eolico e solare raggiungeranno infatti una capacità installata di 28 e 15 GW, contro una necessità di 68 e 23 GW. Un’altra discrepanza, che si traduce in 23 MtCO2 di distanza dall’obiettivo.

Focus anche qui sulla mobilità sostenibile. Le auto elettriche daranno una grossa mano al Paese, ma da sole non riusciranno a fare tutto. La differenza con il target fissato sarà di 38 MtCO2. “Se mettiamo insieme tutte le azioni previste nello scenario”, è scritto nell’analisi, “si arriva a un risparmio di 44,3 MtCO2, decisamente non sufficiente”. Ciò che manca è soprattutto una visione d’insieme.

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“Se siamo così lontani dai target – spiega Davide Chiaroni, vicedirettore dell’Energy & Strategy Group – è anche perché non siamo stato in grado di affrontare il tema con sufficiente trasversalità: sono almeno sei le aree di intervento che ci permetterebbero, e ci hanno finora permesso, di ridurre le emissioni e riguardano la produzione di energia rinnovabile, l’adeguamento delle infrastrutture di rete, l’efficientamento energetico, la mobilità sostenibile, lo sviluppo di configurazioni efficienti (energy communities) e l’adozione del paradigma di economia circolare.

Lungo ciascuno di questi pilastri, in Italia, ci si è già mossi, ma senza una visione sinergica e una sufficiente rapidità, nonostante gli investimenti (circa 17 miliardi nell’ultimo anno, suddivisi come in figura) e gli interventi di natura normativa che però non identificano target chiari per tutti i pilastri. E la crisi ha aumentato la consapevolezza dell’urgenza, ma ponendo l’attenzione sul breve termine a discapito dei temi chiave e di più ampio respiro”.

cosa può fare l'italia per recuperare il ritardo nella transizione Davide Chiaroni, vicedirettore dell’Energy & Strategy

Cosa fare ora

Da qui, tutti i consigli per rimetterci in carreggiata. Sono tre le aree di intervento su cui la politica dovrebbe concentrarsi, con proposte “trasversali”, che considerano la decarbonizzazione in modo olistico; proposte “pillar-specific”, rilevanti per completare le normative, e proposte “ancillari”, che si comportano come un ulteriore acceleratore.

  • predisporre una roadmap a lungo termine, con obiettivi intermedi;
  • realizzare un’etichetta emissiva per prodotti ed edifici;
  • semplificare gli iter per autorizzare impianti rinnovabili;
  • introdurre nuovi incentivi per idrogeno e biocombustibili;
  • fissare obiettivi per decarbonizzare il trasporto merci “off-road”.

“Queste proposte, meglio dettagliate nel Report – conclude Chiaroni –, contribuiranno al raggiungimento dell’obiettivo solo se applicate in modo sinergico e non, come è stato spesso fatto finora, considerando le diverse azioni in maniera mutuamente esclusiva”.

Lo studio del PoliMi  

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