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Caro carburanti, stop ai cartelli con il prezzo medio. Ma non era un successo? Ecco cosa cambia

caro carburanti, stop ai cartelli con il prezzo medio. ma non era un successo? ecco cosa cambia

Caro carburanti, stop ai cartelli con il prezzo medio. Ma non era un successo? Ecco cosa cambia

Il meccanismo dell’esposizione dei cartelli con il prezzo medio dei carburanti è in corso di revisione. Sono ormai noti infatti i famosi cartelli che hanno fatto tanto discutere, il loro ruolo è quello di tenere quotidianamente informati i consumatori sui prezzi medi dei carburanti e di conseguenza sui prezzi applicati, tutto ciò per contenere al minimo la speculazione sul caro carburanti, specialmente durante l’anno scorso, quando i prezzi schizzarono alle stelle. Un meccanismo che appunto fece discutere sin da subito dove non mancarono le sanzioni per chi decise di non esporre il cartello con i prezzi medi o per chi, magari, si scordò di aggiornarlo quotidianamente.

Ora però le carte in gioco stanno per cambiare, il 23 febbraio 2024 i giudici amministrativi hanno annullato l’articolo 7 del decreto del Mimit del 31 marzo 2023, ma accogliendo in parte il ricorso presentato dal Mimit dopo il pronunciamento del Tar in seguito all’istanza presentata da Fegica e Figisc, associazioni che riuniscono i gestori delle pompe di benzina.

Cosa cambierà quindi? Ve lo spieghiamo.

Il dispositivo

Nel dispositivo si legge che: “se la pubblicazione giornaliera del prezzo medio da parte del Mimit sul proprio sito istituzionale pare giustificabile nell’ottica della trasparenza e conoscibilità a vantaggio dei consumatori, l’imposizione dell’esposizione del prezzo medio con cadenza giornaliera presso il distributore è una misura inutilmente sproporzionata e afflittiva nei confronti dei gestori”

Secondo il Consiglio di Stato, la direttiva di aggiornare i prezzi medi dei carburanti quotidianamente “si presenta come manifestamente irragionevole e sproporzionata”. Da un lato “si impone di rendere conoscibile nei singoli punti vendita un’informazione che il consumatore può avere, in forma ben più completa visto che è possibile sapere anche quale distributore applica i prezzi più bassi nella zona di riferimento, collegandosi al sito del Ministero, ovvero scaricando delle app”, mentre dall’altra parte “si addossano i relativi costi informativi unicamente in capo ai distributori imponendo loro degli oneri irragionevoli e sproporzionati rispetto alla limitata utilità che l’informazione relativa al prezzo medio, in sé considerata, può avere”. 

Si è andata così a creare una situazione conflittuale dove, secondo i Giudici amministrativi, il ministero deve trovare delle misure più adeguate per mettere in atto le disposizioni del decreto senza imporre ai distributori oneri eccessivi e inappropriati rispetto alla reale utilità di rendere noto il prezzo medio regionale presso ciascun distributore.

Lo scorso dicembre, il Consiglio di Stato ha temporaneamente ripristinato l’obbligo di esporre i prezzi medi di benzina e gasolio, sospendendo l’esecuzione della sentenza del Tar del Lazio che aveva invece annullato il decreto ministeriale sui cartelli dei carburanti. Questa decisione è stata presa per consentire un esame più approfondito del caso.

Dopo la sentenza del 23 febbraio, fonti del Ministero delle Imprese e del Made in Italy segnalano che gli uffici stanno già lavorando alla riformulazione dell’articolo 7 per prevedere una diversa periodicità.

Si rallegrano le associazioni che riuniscono i gestori delle pompe di benzina. Figisc e Fegica criticano la strategia di Adolfo Urso, Senatore, per non aver collaborato nel trovare eventuali soluzioni compatibili con gli interessi: di tutti “È una vittoria della ragione che non si è lasciata piegare ad interessi di parte e non si è prestata ad essere scambiata con acquiescenza o rapporti (più o meno) preferenziali: i diritti sono i diritti della categoria e non sono negoziabili; la collaborazione e la costruttività intorno al tavolo di confronto istituzionale, non è mai stata (e continua a non essere) in discussione, senza per questo rinunciare ad esercitare il ruolo”

Fonte: Il Giornale.it

Immagine: ANSA

In collaborazione con Moto.it

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