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Classiche

Cadillac Allantè, cabriolet tutt’altro che scontata

All'inizio degli anni Ottanta GM si cimentò nell'attuazione di un progetto oltremodo complesso, per non dire spericolato

La necessità per la General Motors di rappresentare un nuovo corso strategico, di fronte alla sfida delle case di prestigio europee che stanno conquistando posizioni sul mercato statunitense, porta all’inizio degli anni Ottanta all’attuazione di un progetto oltremodo complesso, per non dire spericolato. La storia della Cadillac Allanté, e di quella che verrà definita la “catena di montaggio più lunga del mondo”, è la storia di un flop dal punto di vista commerciale, di uno sforzo economico e logistico importante che non verrà coronato dal successo sperato. Protagonista anche la Pininfarina, all’epoca in piena fase espansiva, che nell’ambito dell’operazione realizza ex novo un impianto a San Giorgio Canavese, a fianco di quello storico di Grugliasco e al Centro Studi e Ricerche di Cambiano, puntando a consolidare il ruolo di costruttore oltre che di già affermato riferimento internazionale nel campo dello stile e del design.

Cabriolet rivoluzionaria

Per svecchiare un’immagine legata ad auto mastodontiche, dal lusso spesso più ostentato che reale e tecnicamente non sempre all’avanguardia, il marchio di vertice del colosso di Detroit sceglie come simbolo della gamma in via di ridefinizione una cabriolet completamente fuori dai suoi canoni tradizionali. Nel mirino soprattutto la Mercedes SL e la Jaguar XJ-S, sportive del Vecchio Continente che coniugano prestazioni e comfort ben interpretando i desideri della clientela USA più elitaria.

Supporto Pininfarina

La Pininfarina è un partner ideale, fin dal lontano passato cimentatosi su telai Cadillac, dalla gigantesca “bateau” V16 del 1931 alla coupé del 1961 dedicata a Jaqueline Kennedy. E la Allanté deve raggiungere standard qualitativi che l’azienda piemontese è in grado di garantire: uno degli imperativi che motivano la creazione di una straordinaria, costosa filiera produttiva a cavallo dell’Atlantico. Le piattaforme, complete di vari elementi elettronici, vengono trasferite via aerea per il montaggio delle carrozzerie e la cura degli interni in Italia a Grugliasco e San Giorgio, tornando poi Oltreoceano per accogliere la meccanica nella fabbrica di Hamtramck. Il “ponte” tra Detroit e Torino-Caselle utilizza Boeing 747 Cargo appositamente allestiti per ospitare 56 unità ogni volo e si avvale di particolari sistemi di stivaggio e di speciali autocarri per i trasferimenti. E’ il puzzle complicato che vede il lavoro di coordinamento di Andrea Pininfarina e l’emergere con incarichi di primo piano della terza generazione di famiglia. Ma merita tutto questo la Allanté?

cadillac allantè, cabriolet tutt’altro che scontata

Rebus motore

La vettura, lanciata nel 1986, non è scontata pur riprendendo elementi base della Eldorado. Cabriolet a due posti, trasformabile in coupé grazie ad un hard-top in alluminio offerto di serie, ha dimensioni molto compatte per una americana superando di poco i 4 metri e mezzo, mentre i tratti di Leonardo Fioravanti sono di sobria eleganza, lontani dagli eccessi tipici delle Cadillac. Nell’abitacolo prevale ancora il gusto yankee, unito però a finiture di pregio e alla ricchezza di equipaggiamenti che comprendono una modernissima strumentazione a cristalli liquidi. Lo schema meccanico a trazione anteriore non è più un tabù per la categoria e di rilievo la sospensione posteriore con raffinata balestra trasversale in fibra, i freni con ABS e gli airbag. La vocazione a privilegiare la comodità è evidente ma dovendo competere con sportive di rango è il motore a non convincere. Il classico V8 General Motors da 4,1 litri con cambio automatico a quattro rapporti mette a disposizione soltanto 172 CV. Non mancano inoltre problemi di affidabilità e il prezzo, superiore ai 50.000 dollari, è tanto anche per una Cadillac. Non basterà neppure elevare le cilindrate e adottare il Northstar 4,6 da 295 CV: nel 1992 la Allanté chiude la carriera dopo appena 21.500 esemplari, rispetto agli 8.000 annuali previsti. Lo smacco per il gigante è evidente, non così per la Pininfarina che comunque ha capitalizzato l’esperienza e ormai fattura 400 miliardi di lire all’anno.

FP | Massimo Tiberi RIPRODUZIONE RISERVATA

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