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Arriva una nuova Ferrari a idrogeno? A Maranello si sta brevettando un motore rivoluzionario

Sacrilegio? Se per i puristi una Ferrari è tale solo quando sotto al cofano c’è un 12 cilindri a V, con buona pace di miti come F40 o anche semplici F355 o 458, il passaggio all’elettrico – quando ormai il Cavallino ha sdoganato i propulsori ibridi – potrebbe essere molto indigesto, nonostante i vertici di Maranello abbiano già da tempo iniziato a rassicurare la propria clientela. La scoperta della richiesta di deposito di una serie di brevetti che riguardano un motore alimentato ad idrogeno è una notizia che può essere letta in vari modi: una vera rivoluzione per il marchio, un necessario adattamento alle normative, ma anche l’ennesima sfida tecnologica che le Rosse sono intenzionate a vincere.

Sei cilindri in linea, compressori, generatori, batterie

Il documento in questione, dal titolo «Auto dotata di un motore a combustione interna alimentato a idrogeno», porta la firma di Fabrizio Favaretto, dipendente Ferrari da 24 anni e che attualmente ricopre la carica di «Innovation Manager for Vehicle and Powertrain Architectures». I brevetti, che trattano nel dettaglio l’architettura ed il funzionamento del sistema di propulsione, sono stati depositati sia nell’Unione Europea che negli Stati Uniti e sembrano suggerire una vera e propria rivoluzione per lo storico marchio. Cosa dire infatti di un sei cilindri in linea, soluzione decisamente poco frequentata in casa Ferrari, qui arricchita da diverse tipologie di sovralimentazione, tra cui l’utilizzo di due compressori centrifughi, montati ai lati di un singolo motore elettrico, alimentati da una batteria collegata al sistema di frenata rigenerativa. Ma non è da escludere l’applicazione della stessa tecnologia utilizzata sulle monoposto di Formula 1: il sistema MGU-H (Motor Generator Unit – Heat) prevede un generatore che recupera l’energia cinetica in eccesso derivante dalla rotazione della turbina trasformandola in energia elettrica ed inviandola ad una batteria per poi poterla sfruttare in un secondo momento.

Un motore al contrario

Insomma, tecnologie decisamente complesse e la scelta della configurazione «in linea» sembrerebbe dettata da esigenze di spazio per i serbatoi di idrogeno, posizionati su entrambi i lati del motore, che, a giudicare dai disegni, sarebbe montato «al contrario», ovvero con l’albero motore in alto e la testata in basso, come usava sui caccia della Seconda Guerra Mondiale. Una soluzione del genere consentirebbe l’installazione di un estrattore d’aria più grande nella parte posteriore dell’auto, ma qui si entra nel campo delle congetture e delle speculazioni. I brevetti infatti sono complicati e addirittura contraddittori: in uno dei disegni tecnici compare un diagramma che raffigura due bancate di cilindri, cosa che escluderebbe tutto ciò che è stato detto in precedenza riguardo ad un 6 cilindri in linea.

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