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Tesla, i guai di Musk non fermano il boom di ordini (e il titolo) dopo il taglio ai listini

tesla, i guai di musk non fermano il boom di ordini (e il titolo) dopo il taglio ai listini

Tesla, i guai di Musk non fermano il boom di ordini (e il titolo) dopo il taglio ai listini

La guerra dei prezzi innescata dai poderosi tagli al listino Tesla sembra piacere al mercato. Il titolo ha corso con guadagni superiori anche al 4%. E questo a dispetto di un panorama certamente non roseo, sotto altri aspetti, per il primo costruttore di auto a batteria. Il famoso tweet del ceo Elon Musk, datato 7 agosto 2018, sulla sicurezza di avere a portata di mano chi avrebbe garantito le risorse per il delisting a un valore stabilito ben più alto dei corsi di allora (“Am considering taking Tesla private at $420. Funding secured”) ha fruttato al tycoon una class action che potrebbe costargli miliardi per i danni causati agli azionisti. Le udienze sono partite tre giorni fa a San Francisco. Musk dovrebbe testimoniare lunedì.

Come se non bastasse, a complicare il momento è arrivata la pubblicazione di una deposizione che risale a luglio. Ashok Elluswamy, direttore del software Autopilot di Tesla, ha raccontato, in occasione di una causa contro Tesla per un incidente mortale (di cui fu vittima un giovane ingegnere della Apple), che un video del 2016 in cui si vedeva una Tesla in grado di guidare da sola era falso. E che la richiesta di realizzarlo in quel modo era dello stesso Musk. La polemica sull’Autopilot o Full self-driving è proseguita fino ad oggi, dato che il pacchetto venduto come optional a 15mila dollari negli Stati Uniti, non trasforma come per magia le Tesla in auto a guida autonoma ma in vetture a guida assistita di livello 2 come molte altre automobili in commercio. Che qualche volta sorprendono il pilota con frenate improvvise. Di recente questo difetto ha causato un maxi-tamponamento sul Bay Bridge.

Elementi che, insieme ai noti malumori degli investitori per l’eccessivo impegno di Musk in Twitter, non sembrano distogliere l’attenzione dei potenziali acquirenti dall’oggetto dei desideri. Del resto Model Y e Model 3 sono state le auto più vendute a dicembre in Europa (la prima ha registrato un incremento del 300% sul 2021) e la stessa Model Y ha sovrastato la concorrenza anche in settembre e novembre. La società di Austin, Texas ha tagliato per prima e in modo deciso – tra il 4% e il 12% – i prezzi a livello globale sulla Model 3 e sulla Model Y la scorsa settimana, invertendo la rotta rispetto alla strada imboccata dal settore in seguito alla crisi dei microchip e alle difficoltà logistiche esplose con la pandemia. L’impennata dei prezzi, anche in presenza di volumi più bassi, ha garantito margini molto ricchi alle principali case nel 2021 e, con un leggero calo, nel 2022. Nel 2023 la musica dovrebbe cambiare e i margini ridursi, ma i volumi dovrebbero essere garantiti almeno per i primi sei mesi dagli ordini accumulati.

Il boom di ordini, per Tesla, impatta contro i tempi di produzione e ha costretto la casa Usa a spostare la finestra di consegna per i veicoli Model 3 e Y sul suo sito in Germania. La consegna dei veicoli Model Y Long Range e Performance è rimasta invariata.

I tempi di consegna di Tesla sono comunque molto più rapidi rispetto a concorrenti in Germania, secondo il portale Carwow. Si aspetta fra 4 e 9 mesi per un’elettrica Mercedes-Benz; da 3 a 12 mesi per una Bmw e da 7a 18 mesi per un’Audi. I clienti Volkswagen aspetterebbero 11-13 mesi per una ID.4.

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